Le parolacce dell’ufficio stampa sono il sintomo, la causa è la gestione della cultura a Firenze
La Regione Toscana è il territorio più celebre al mondo e più identitario quando si parla di cultura. Però non ha neppure un assessore alla cultura perché il presidente ha deciso che può fare tutto lui

La recensione tutt’altro che positiva di Artribune sulla mostra di Emanuele Giannelli in Piazza Duomo a Firenze ha avuto già dopo il primo articolo una grande eco. Una eco che poteva sopirsi in maniera ordinaria e invece è stata amplificata esponenzialmente dalla reazione dell’ufficio stampa della mostra, che ha deciso di replicare in maniera pittoresca tra parolacce, minacce e insulti. A quel punto la notizia è circolata ancor di più divenendo virale e inevitabilmente tutta la stampa cittadina ha dovuto occuparsene diffusamente.
Ora però la nostra preoccupazione è che ci sia un effetto capro espiatorio, che tutte le colpe di questa operazione maldestra (non la prima della Regione Toscana, ma speriamo l’ultima) cadano su un ufficio stampa che ha perso la trebisonda. Peccato che il punto non sia questo.

Non trasformare l’ufficio stampa di Emanuele Giannelli in un capro espiatorio di colpe non sue
Il rischio è ingente. Un rischio classico: si indica la luna e tutti guardano il dito. Certo, stavolta il dito ne ha fatte di tutti i colori, ma vogliamo provare a riportare il focus sulla luna?
La luna riguarda le dinamiche di potere. Riguarda un ente potentissimo (altro che un povero ufficio stampa squinternato). Riguarda le scelte sulle politiche culturali fatte non tanto per il bene comune quanto piuttosto per alimentare relazioni, egocentrismi, amicizie, narcisismi, dividendi politici e di consenso. Non è una prerogativa della Regione Toscana, beninteso, ma qui la cosa è emersa platealmente e il gran polverone sollevato dalla mostra “Il Cielo Sopra Firenze” – che la Regione ha annunciato probabilmente di voler chiudere anzitempo – dovrebbe non passare invano senza insegnarci qualcosa.
La regione più importante per la cultura in Italia non ha un assessore alla cultura
Per chiedere conto delle scelte di politica culturale della Regione Toscana è anche difficile andare a bussare alla porta dell’assessore alla cultura. Per il semplice fatto che non c’è. Nel territorio che più di ogni altro in Occidente è connotato per la sua identità culturale, culla indiscussa dell’Europa moderna, non c’è assessore alla cultura. Le deleghe alla cultura se l’è tenute ben strette il presidente Eugenio Giani. Peccato che il ruolo dell’ente nel comparto culturale – per lo meno per quanto riguarda l’arte contemporanea – non appare particolarmente brillante.

Le testimonianze degli operatori culturali toscani
“La situazione è pessima: Giani ha tenuto le deleghe sulla cultura, pratica ormai di moda ma deleteria. La dirigente di riferimento, Elena Pianea, non ha mai convinto. Ma la cosa peggiore è che al presidente non interessa minimamente il contemporaneo. Fosse per lui farebbe solo rievocazioni storiche in costume. Non resta che il misero bando Toscanaincontemporanea da cui arrivano spicci“, ci dice con un po’ di enfasi un primario operatore culturale della città di Firenze, che però ci supplica di garantirgli l’anonimato perché l’atmosfera in Regione non è particolarmente serena per chi ha qualcosa da eccepire o criticare. Al di là delle singole opinioni, che restano tali, circa gli “spicci” sul bando Toscnaincontemporanea non ci sono dubbi: sono spicci. La Regione – che ricordiamolo è un ente con un budget annuale attorno ai 10 miliardi di euro – mette su quel bando (che scadrà a breve) 400mila euro, meno del costo di un bilocale in zona semicentrale a Firenze. È un investimento umiliante ed è l’indizio di quale sia l’impegno dell’amministrazione Giani per l’arte contemporanea: speriamo che il trambusto attorno ai giganti che guardano il cielo possa incoraggiare a un impegno più attento identificando nella cultura contemporanea uno strumento per elevare la cittadinanza e non l’ego di qualche politico.
“Andatevi a guardare quanti soldi ha messo la regione sul Calcio Storico Fiorentino o su altre manifestazioni folkloristiche” ci spiega un altro noto operatore dopo che gli promettiamo di non citarlo “il bilancio della cultura viene investito così. E poi i soldi vanno tutti per la promozione, una regione che soffre di turismo eccessivo non fa che promuovere se stessa e le sue destinazioni da cartolina. il risultato è che non si fa più produzione artistica. Però si producono sagre: controllate quante sono le sagre patrocinate dalla Regione. Ma tanto non si può dire nulla, non si può criticare nulla e non ci sono filtri interni perché il presidente è circondato di yesmen. E come se non bastasse la stampa locale non critica mai la Regione: dipendono dalle inserzioni dell’ente senza le quali i quotidiani non sopravviverebbero“.

Le improbabili mostre promosse dalla Presidenza della Regione nella sua sede
Le mostre organizzate direttamente dalla presidenza regionale nel Palazzo Strozzi Sacrati (lo stesso palazzo di fronte al quale è ancora allestito il minestrone di arte pubblica di cui abbiamo parlato nel nostro primo articolo) sono un altro indizio. Basta guardare la programmazione delle esposizioni tenutesi nel palazzo per trovare tutto e il contrario di tutto senza una linea artistica specifica, senza una curatela organica, senza una programmazione e una visione. Gli artisti ci guadagnano di certo in pubblicità e, chissà, in crescita delle quotazioni. Ma la Regione e i suoi residenti contribuenti cosa ci guadagnano?
Le risposte ufficiali della Regione Toscana alla querelle di questi giorni la dicono lunga su come l’ente interpreta queste mostre. Nel primo comunicato la Regione dice di non entrare “nel merito delle valutazioni di natura artistica e accademica” (ma perché no?) e si affretta a segnalare che l’ufficio stampa autore del turpiloquio non è quello interno. Annunciando (unica notizia positiva) di valutare la chiusura anticipata della mostra. Nel secondo comunicato invece l’ente presieduto da Eugenio Giani punta a rassicurare sulle procedure facendo delle rivelazioni che senz’altro si mostreranno altamente controproducenti, la classica toppa peggiore del buco: “l‘operazione è stata pienamente coerente con le norme e lo statuto della Regione che punta a perseguire l’accesso alla cultura come bisogno individuale e valore collettivo. Nello specifico” continua la nota ufficiale “in data 17 gennaio 2025 è pervenuta al Settore Comunicazione la comunicazione di cessione gratuita di diritti di utilizzo delle due statue di Emanuele Giannelli da posizionare davanti la sede istituzionale. il 31 gennaio è stata avviata la pratica di richiesta di suolo pubblico. Il 18 febbraio è arrivato il parere positivo“. E a quel punto il 19 febbraio 2025 si è svolta l’inaugurazione. Dunque avete capito come si fa ad esporre in uno dei luoghi più straordinari del pianeta? Basta chiamare l’Ufficio Comunicazione, offrire delle mega sculture a gratis e parte l’iter veloce veloce: nel tempo record di un mese tutto fatto e si inaugura. Un miracolo della burocrazia in un paese dove servono quattro anni per farsi autorizzare la posa di uno zerbino in aree tutelate. Un’autostrada autorizzativa che forse qualcuno dovrà spiegare…

Arte pubblica in Piazza Duomo a Firenze. Gli autogol della Regione Toscana
Provate a farlo e vedete se funziona. Sfidiamo qualsiasi giovane curatore fiorentino in gamba a tentare: preparate un progetto per la Regione, metteteci dentro un importante artista dal curriculum inattaccabile (anche se è superfluo, visto che tanto la Regione ripete che non entra nel merito “artistico e accademico”) e fateci sapere se riuscite ad inaugurare una grande mostra con tanto di occupazione del suolo pubblico nel giro di 30 giorni… A quanto pare però, dice il comunicato della Regione, le procedure sono proprio queste!
In realtà fa cascare le braccia che la Regione, dopo giorni e giorni di dibattito sui contenuti e sulla capacità di selezione degli artisti, la butti sul procedurale. Fa cascare le braccia che perfino si vanti di aver ottenuto la mostra in modalità gratuita, quando proprio quello è uno dei problemi, una delle cose da evitare.
Di questo si dovrebbe parlare in città nei prossimi giorni, non del turpiloquio di un ufficio stampa. Giani si appresta ad entrare in campagna elettorale per chiedere ai residenti toscani un secondo mandato, non gli auguriamo di perdere perché difficilmente una classe dirigente espressa dalla destra potrà essere migliore di lui e del suo sistema di potere, ma legittimamente gli chiediamo: vuoi per i prossimi 5 anni amministrare la cultura come l’hai amministrata nei 5 precedenti?
Massimiliano Tonelli
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