Ancora buone notizie per l’alta formazione artistica. Risorse e dirigenti dal Ministero dell’Università

L’obiettivo è quello di equiparare il comparto AFAM a quello accademico, garantendogli autonomia ed efficacia gestionale, con l’introduzione di dirigenti amministrativi di seconda fascia e di un sistema di aggregazioni territoriali. Previste risorse anche per gli studenti con disabilità gravissima

C’è un impegno costante, che sta producendo risultati concreti, verso il mondo dell’Alta Formazione Artistica italiana. È quanto sta dimostrando il Ministero dell’Università e della Ricerca – tra i dicasteri lucidi del Governo Meloni – guidato da Anna Maria Bernini, che all’inizio di febbraio scorso approvava un decreto volto a razionalizzare il comparto AFAM, all’insegna dell’ottimizzazione burocratica, della revisione dei contenuti, dell’aggiornamento dei profili alla luce delle nuove esigenze in materia di offerta formativa, didattica e ricerca delle Accademie di Belle Arti, di Arte drammatica e di Danza. Uno sforzo proteso a equiparare l’alta formazione artistica a quella accademica, come da intenzione più volte manifestata da Bernini, per la quale le istituzioni AFAM rappresentano “il motore della nostra creatività”.

L’alta formazione artistica potrà contare su nuove figure dirigenziali

In questa direzione si muovono anche gli ultimi emendamenti al decreto legge sulla Pubblica Amministrazione (dl 25/25) approvati lo scorso 17 aprile 2025 presso le Commissioni congiunte I (Affari Costituzionali) e XI (lavoro) della Camera dei deputati. Nella discussione concernente Disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni, infatti, diversi dei contenuti al vaglio – che dovranno ora essere approvati dall’aula della Camera e successivamente dal Senato, prima della pubblicazione in Gazzetta che ne sancirà l’effettiva entrata in vigore – riguardano la gestione e gli stanziamenti per l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.
Nello specifico, a decorrere dal 2026, presso le istituzioni AFAM statali, ad eccezione del Conservatorio di musica di Bolzano, sarà istituita la posizione di dirigente amministrativo di seconda fascia, con contratto di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a cinque anni, rinnovabile per una sola volta.
Le posizioni di dirigente amministrativo di seconda fascia, in numero non superiore a trentacinque, sono individuate sulla base di un’aggregazione territoriale delle istituzioni definita con decreto del Ministro dell’università e della ricerca, da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge 25/25”, si legge nell’emendamento, che prosegue: “Il dirigente amministrativo è scelto tra i dirigenti di altre pubbliche amministrazioni o tra soggetti estranei alla pubblica amministrazione aventi comprovata qualificazione professionale, secondo le modalità stabilite con successivo regolamento”.

I benefici dell’aggregazione territoriale per l’alta formazione artistica

L’introduzione di una figura dirigenziale di seconda fascia presso accademie, conservatori e istituti di design è un tassello fondamentale nel percorso verso l’equiparazione della governance delle AFAM a quella degli atenei. Finora, infatti, il comparto dell’Alta Formazione Artistica non ha potuto beneficiare della necessaria distinzione tra organi di governo e organi di gestione, prevista dalla legge, a differenza delle università e delle altre amministrazioni pubbliche. E il fatto di ricorrere ad aggregazioni territoriali dovrebbe migliorare l’efficienza e l’efficacia della gestione amministrativa, soprattutto per le istituzioni di dimensioni ridotte: avere un dirigente unico per ciascuna aggregazione consentirà, nei piani dei Ministero, un coordinamento più qualificato e adeguato alle crescenti funzioni affidate alle AFAM nell’ambito di una riforma che le vuole sempre più allineate al sistema universitario.L’emendamento approvato prevede, inoltre, una copertura finanziaria degli oneri connessi all’istituzione della nuova figura, pari a 4.517.000 euro annui a partire dal 2026, principalmente destinati al pagamento degli stipendi.

Il diritto allo studio degli studenti con disabilità gravissima

Ma la discussione ha prodotto anche un’altra importante novità, prevedendo lo stanziamento di risorse garantite attraverso il Fondo del Ministero dell’Università e della Ricerca (che vale 2 milioni di euro) per promuovere e sostenere il diritto allo studio degli studenti con disabilità gravissima iscritti alle accademie, conservatori e istituti di design. La norma interviene su un vuoto normativo che, fino a oggi, non consentiva alle istituzioni dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica di prevedere nei propri servizi l’assegnazione di personale dedicato all’assistenza individuale di studenti con disabilità particolarmente gravi. Ora si riconosce, invece, “assegno di cura” forfettario che coprirà le spese sostenute per personale qualificato destinato all’assistenza dello studente durante le lezioni e le attività connesse al percorso formativo. “Chi studia, chi crea, chi sogna un futuro nell’arte, nella musica, nel design non può essere lasciato solo” ha commentato il ministro Bernini a riguardo “Estendere il sostegno agli studenti con disabilità gravissima anche ad accademie, conservatori e istituti di design finora esclusi non solo rafforza il diritto allo studio, ma rappresenta una scelta di civiltà. Perché formare significa includere. Studiare deve essere un’opportunità per tutti. Davvero”.
Nel frattempo, il Ministero è al lavoro su un piano per aumentare l’attrattività del sistema accademico e della ricerca italiano, con lo stanziamento di 50 milioni di euro per richiamare giovani ricercatori dall’estero e trattenere al contempo i cosiddetti cervelli in fuga. A fronte, però, di un ddl Valorizzazione (1240) ampiamente contestato – e per ora congelato per decisione della stessa titolare del Mur – perché ritenuto responsabile di un’ulteriore precarizzazione del lavoro nelle università e negli enti di ricerca.

Livia Montagnoli

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