La follia dei 5 giorni di lutto nazionale è stata devastante per il mondo della cultura

Inaugurazioni annullate, biglietti di aerei e voli perduti, viaggi pianificati da mesi saltati, camere d’albergo prenotate e pagate inutilmente. Centinaia di manifestazioni annullate con un danno economico tanto clamoroso quanto incomprensibile

Attorno alla scelta insensata di imporre all’Italia 5 giorni di lutto nazionale per via della morte del papa, si è parlato molto a causa della concomitanza con il 25 Aprile. Quest’anno anche in cifra tonda, visto che si celebrano gli 80 anni della Liberazione. È risaputo che i principali esponenti del Governo non sono granché interessati alla ricorrenza. Meloni addirittura aveva organizzato una fuga in Asia Centrale fissando proprio in quei giorni dei viaggi di stato in Uzbekistan. Ed è quindi probabile che l’Esecutivo abbia dato una guardata al calendario, abbia intravisto un “ponte” ed abbia collegato il giorno successivo alla morte di Bergoglio con i suoi funerali. E dunque ecco i 5 giorni, dal 22 al 26 aprile. Che ci cadesse dentro il 25 Aprile è stato probabilmente gradito da alcuni membri dell’amministrazione, ma allo stesso tempo è stato anche un caso: d’altronde i funerali del Papa sono effettivamente il 26 aprile e questo non lo ha scelto di certo il Governo italiano. 

Il lutto nazionale e le conseguenze atroci sul mondo della cultura

È ipotizzabile dunque che questo fardello controproducente dei 5 giorni di lutto sarebbe stato somministrato anche se il papa fosse passato a miglior vita in un altro periodo dell’anno. Controproducente perché celebrare un defunto con questa enfasi e questa goffaggine non giova al defunto stesso, anzi finisce per metterlo in cattiva luce agli occhi di chi da quella enfasi viene indirettamente danneggia. Una scelta insomma – e sai che novità… – fatta senza rendersi conto delle conseguenze per intere filiere produttive, organizzative e soprattutto culturali. Il lutto nazionale ha infatti mosso praticamente tutti gli enti pubblici (non solo nazionali ma anche locali) ad annullare incontri, manifestazioni, concerti, spettacoli, presentazioni e inaugurazioni. In alcuni casi – magari in particolar modo laddove la sensibilità religiosa era più alta o per altre convenienze – hanno fatto lo stesso anche alcuni privati. Ci sono alcune amministrazioni comunali (è successo perfino a Milano, cosa grave) che hanno revocato le concessioni temporanee di suolo pubblico approvate da tempo per eventi e rappresentazioni. Ovviamente gare di auto da corsa e partite di pallone sono rimaste tutte operative, sia mai. 

I 5 giorni di lutto e il 25 Aprile

Ci sono poi anche i comuni che, in buona o molto più spesso in cattiva fede, hanno annullato le manifestazioni per il 25 Aprile, ma il problema è stato molto più ampio di così. C’erano maestranze che avevano pianificato i viaggi per organizzare un concerto, organizzazioni che avevano comprato camere d’albergo in anticipo, migliaia di biglietti del treno e di aereo diventati perfettamente inutili ma già pagati da tempo, incroci di agende calibrati per mesi e gettati alle ortiche, ospiti internazionali increduli che magari si erano già recati in Italia in anticipo per far precedere all’evento qualche giorno di vacanza. Ma l’evento non si terrà più, perché è morto il capo di uno stato straniero. Una cosa che non succede neppure quando a morire è il nostro di Capo dello Stato. Si tratta di scelte ideologiche. Piccinerie per posizionarsi. Fatte sulla pelle di interi ecosistemi non solo culturali, ma economici. Che il Governo dovrebbe massimamente tutelare e che invece ostacola di continuo a causa della sua sciatteria operativa più che a causa del suo sadismo politico. Sarebbe bello avere la forza di analisi per studiare l’entità – in termini di decine o centiana di milioni di euro – del danno di questa scelta. E magari chiedere ristori. Questo dovrebbe fare un sindacato del comparto culturale che però non esiste.

Un nuovo giorno della Liberazione. Quella dalla politica dei ciarlatani

Opening, meeting, festeggiamenti, rappresentazioni sono state annullate a centinaia. Alcune non si faranno mai. Altre sono state riposizionate nei prossimi giorni generando il caos più assoluto nei calendari della settimana successiva, quella dove tra l’altro c’è anche il ponte del Primo Maggio. Un sacrificio profondamente ingiusto per un intero settore nel suo momento, quello primaverile, di massima operatività. La speranza è che un giorno l’Italia abbia la sua nuova Festa della Liberazione contemporanea. Quella Novecentesca è sacrosanta e celebra la sconfitta del Nazi-Fascismo, quella nuova sarà istitutita quel giorno in cui il Paese riuscirà definitivamente a liberarsi della cialtronaggine di chi lo amministra e lo sgoverna da decenni.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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