Con Alfredo Pirri al Parco Nazionale della Sila
Una residenza per sette artisti negli spazi guadagnati tra i pini larici della Sila. Un seminario a più voci sul tema dell’armonia: “Una questione desueta”, dice Alfredo Pirri. Che senso ha, allora, ricavarsi uno spazio protetto per discuterne, in un frangente in cui solo la frattura, lo shock, la dissonanza sembrano essere deputate a leggere, interpretare, operare? La risposta direttamente agli artisti che hanno partecipato ai lavori, a fine settembre.
La congiuntura del fuori-tempo dell’armonia con il fuori-luogo degli altipiani calabresi si è verificata densa di potenziale operante, innescando accadimenti significativi in grado di ampi riverberi nelle vite e nel lavoro di ognuno dei partecipanti. Può apparire paradossale la ricerca di un approfondimento delle connessioni sociali e cognitive all’interno di una disconnessione provocata. Eppure a posteriori è evidente come una disintossicazione seppur momentanea dal flusso continuo di informazioni e immagini possa favorire una nuova attenzione, una nuova possibilità di lettura e anche una nuova vulnerabilità. Riti sociali, convenzioni urbane, vicende politiche, comunicazioni massmediatiche: tutto si rilegge entro una rinnovata percezione della soglia del ridicolo, del grottesco, dell’inefficace, e con una rigenerata capacità di reazione ed elaborazione. Nella riscrittura e sovrascrittura continua di un presente mai presente a se stesso, rivendicare la propria attualità può comportare il proprio programmatico costituirsi inattuali, sia anche solo per sei giorni, ma nell’utopia di una foresta contrapposta all’u-tòpos del mondo lasciato dietro l’ultimo tornante.
Il Parco Nazionale della Sila è stato eletto a luogo di una sospensione volta alla tessitura di un pensiero corale, individuale e riflessivo. Una reciproca sovraesposizione priva di difese nel confronto tra metodologie e visioni artistiche è stato il nostro atto di presentazione, il nostro unico efficace modo di comunicare l’un l’altro chi siamo. Un nome e una stretta di mano in questo frangente non sarebbero stati sufficienti, e solo la reciproca conoscenza come artisti – oltre che come entità anagrafiche – ci ha consentito di leggerci in modo completo, di interpretare adeguatamente parole, dichiarazioni, azioni, compulsioni e tic nervosi. È stata una convivenza totale in grado di mischiare le personalità di ognuno nel diluente di un paesaggio dalla presenza troppo sfacciata per esser contemplata nella pura solitudine. Così, se l’idea di condividere in quattro un’automobile per centinaia di chilometri, in otto un tavolo da pranzo, in tre una camera da letto, inizialmente poteva atterrire, è bastata qualche ora per riporre tappi per le orecchie e diffidenze automatiche per affidarsi agli eventi, certi che in nessun caso come questo la turbativa dell’ambiente sugli avvenimenti sarebbe stata utile e benefica.
Il merito è forse della condivisione di alcune fondamentali scelte di vita, della condivisione della motivazione ad essere in quel luogo con Alfredo Pirri, ma anche di una fortunata constatazione: pur nell’estrema varietà delle ricerche, dei presupposti e degli esiti dei rispettivi corsi artistici, ognuno di noi ha potuto leggersi in risonanza nell’altrui volontà di operare su immagini affioranti, come covate al di sotto di una superficie opaca. Una pratica artistica che pone come regola e come metodo non la pretesa della rivelazione, della creazione dell’assoluto inedito o dell’eroismo prometeico, ma la volontà di offrirsi come enzima per la visualizzazione di una latenza irrisolta. Come le canne di una surdulina, la zampogna tipica della Sila, abbiamo scoperto di poter articolare con chiarezza la nostra nota specifica sovrapponendo in armonia le rispettive tracce sonore. «Rifondare una comunità artistica. Stare insieme non significa cancellarsi a vicenda, ma – pur alimentando la propria solitudine – avere il coraggio dello scambio, di mettersi a nudo di fronte agli altri» dice Alfredo Pirri nella sua introduzione, cui non seguirà per precisa scelta alcuna presentazione del proprio lavoro, ma piuttosto un discreto e deciso orientamento delle discussioni, tra seminari, presentazioni dei lavori dei partecipanti e non meno pregnanti momenti di vita quotidiana.
Armonia, in questo contesto, non sta per vagheggiamento di dimensioni in cui il conflitto è neutralizzato, ma per chiara intenzione di calarsi nell’ambiente linguistico, culturale, sociale, imponendosi di ricolonizzare artisticamente immaginari ad ampia condivisione coniugando la continuità storica e la sperimentazione. Ogni ricerca armonica, in tal senso, trae dalla profonda motivazione individuale la propria spinta, senza cadere nel solipsismo o nell’autobiografia ma lambendo il collettivo, e contemporaneamente cerca nel collettivo le ragioni esistenziali dell’individuale, rifuggendo all’istanza di contemporaneità nel suo costituirsi puro culto dell’istante.
Un ringraziamento ai promotori del festival di arte contemporanea Art in Progress 2.0, progetto contenitore del cantiere didattico Studi d’Armonia inserito nel quadro del POR FESR Calabria 2007/13: la Provincia di Cosenza, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e il Comune di Marano Principato. Si ringraziano inoltre l’Ente Parco Nazionale della Sila e l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Cosenza del Corpo Forestale dello Stato.
Si ringraziano infine: Soprintendente BSAE della Calabria Fabio De Chirico, Presidente dell’Ente Parco Dott.ssa Sonia Ferrari, Gemma Anais Principe, Dott. Salvatore Rainò, Massimo Celani, Carmen Caruso e tutti i dirigenti e le guardie del Corpo Forestale dello Stato che ci hanno aiutato a conoscere e amare il Parco.
Sebastiano Dammone Sessa
Donato Faruolo
Neal Peruffo
Leonardo Petrucci
Serena Scapagnini
Antonio Schipani
Francesco Vaccaro
http://www.residenzalorica.it/
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