Dieci Anni di Piazza Tevere. Storia di Tevereterno raccontata da loro medesimi
È la storia di un fiume che è all’origine mitica, sociale ed economica della più importante città dei secoli passati. Una storia mutata in tempi relativamente recenti, quanto il Tevere ha perso contatto con la realtà urbana circostante, scivolando lentamente nel degrado. Ora gli si vuole restituire la dignità che merita. Riportandolo al centro della Città Eterna.
Il Tevere, che scorre sinuosissimo dalla Romagna al Mar Tirreno, rettifica il suo corso nel centro di Roma, tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto, assumendo le stesse proporzioni del Circo Massimo. Kristin Jones, un’artista statunitense che passa buona parte dell’anno a Roma, ha battezzato quel tratto del fiume Piazza Tevere. È qui che si gioca la scommessa di Tevereterno Onlus, una squadra internazionale di artisti, architetti, urbanisti e professionisti della cultura che vuole far diventare Piazza Tevere il più grande e affascinante spazio urbano pubblico d’Italia, dedicato alle arti contemporanee. Un modo per valorizzare l’area fluviale e restituire a Roma la sua spina dorsale simbolica, sociale e culturale.
Fondata nel 2004, Tevereterno intende realizzare un’incisiva strategia di rinnovamento della città, attraverso la produzione di eventi artistici, in linea con gli obiettivi strategici di Roma Capitale. Nella convinzione che l’arte possa essere un catalizzatore per la rigenerazione urbana. Grazie all’esperienza pluriennale, alle relazioni stabilite negli anni con amministrazioni, associazioni, istituzioni, artisti e musicistidi fama internazionale – come Kiki Smith, Jenny Holzer, Steve Reich, Walter Branchi, David Monacchi, Lisa Bielawa – Tevereterno ha realizzato eventi che hanno portato migliaia di persone sul Tevere. Il sudafricano William Kentridge è già all’opera per la realizzazione del prossimo evento in programma. La mission di Tevereterno è stata recepita nel Piano di Gestione del Sito Unesco di Roma come progetto-pilota di riferimento strategico.
Culla della civiltà romana e simbolo mitologico della fondazione di Roma, il Tevere è stato per millenni il più importante snodo della vita economica e socio-culturale della città, nonché principale via di comunicazione e di commercio con il resto del mondo. La realizzazione dei muraglioni ha sancito il progressivo distacco della fertile vita di Roma dal suo fiume, così che l’invaso del Tevere ha perso la forza produttiva e il valore architettonico che aveva detenuto per millenni. La scarsa accessibilità e la mancanza di attrattività odierne precludono il Tevere ai circuiti cittadini, sia ordinari che turistici. Tuttavia, questa straordinaria opera di ingegneria per la sicurezza idraulica del fiume, che è al contempo singolare architettura lineare, va vista nella peculiare tridimensionalità di una vera e propria “camera urbana”.
La programmazione culturale e artistica di Tevereterno contribuisce, al fianco delle iniziative istituzionali, a rinnovare il valore di questo luogo che non ha bisogno di essere creato: è sotto gli occhi di tutti, ma andrebbe visto con occhi diversi. Piazza Tevere si svela così come occasione per riaccendere i riflettori sul Tevere, restituendone la valenza simbolica innanzitutto alla comunità residente. Uno spazio vivo non solo un mese l’anno o per una serata, ma tutti i giorni, con l’alternanza di eventi dal forte impatto culturale: perché torni a dialogare con i cittadini, il Tevere ha bisogno di essere presidiato, pulito, illuminato e gestito in modo costante.
Piazza Tevere sarà per Roma una sintesi di progetti internazionali esemplari come la High Line di New York, il Rio Manzanares di Madrid o il fiume Cheonggyecheon di Seoul, rafforzando il legame tra Roma e la rete globale di iniziative culturali e di progetti urbani che rendono uniche le città fluviali.
ARTE INTORNO ALL’ACQUA
Dal 2005 a oggi Tevereterno ha dato vita a una serie di macroprogetti di ampio respiro, volti a riqualificare l’area della cosiddetta Piazza Tevere e a farne di nuovo il centro visivo, culturale, urbanistico della città.
Evento inaugurale fu Solstizio d’Estate: illuminando le banchine, 2.758 fiaccole hanno delineato il sito, a rappresentare gli anni trascorsi dalla fondazione di Roma. Dodici imponenti ombre di lupe, rivelate pulendo la patina del tempo dai muraglioni sabaudi, sono state svelate dall’artista Kristin Jones, mentre un coro armonico internazionale di cento membri, diretto da Roberto Laneri, ha suonato nel corso della notte. Migliaia di romani sono scesi sulle banchine del Tevere per una passeggiata serale lungo questo nuovo spazio pubblico, ribattezzato Piazza Tevere. Era il21 giugno del 2005.
Esattamente un anno dopo, Ombre dal Lupercale prevedevauna sequenza di lavori site specific, da distribuire fra il tramonto e l’alba. Una fusione tra il fiume, il suono e la luce, che ha portato il pubblico sulle sponde del Tevere. Tredici artisti e compositori hanno trasformato lo spazio con installazioni ambientali audiovisive sovrapposte alla sequenza delle dodici maestose lupe rivelate sui muraglioni grazie al delicato intervento di Kristin Jones.
Il 22 maggio del 2007 Tevereterno si univa all’Accademia Americana di Roma per ospitare l’artista Jenny Holzer a Piazza Tevere. Per For the Academy, proiezioni sincronizzate di testi di poeti internazionali, in inglese e in italiano, si susseguivano lungo tutta la banchina destra, nel corso della serata. Il pubblico accorreva, spostandosi tra le banchine e i ponti.
Tra il 29 e il 31 maggio 2010, in occasione dell’apertura del Maxxi, Tevereterno produceva in collaborazione con il newyorchese Robert Hammond (creatore della High Line di New York) e la compositrice Lisa Bielawa l’installazione Chance Encounter: cento sedie e una performance musicale, come esperimento urbano di interazione del pubblico con il luogo. L’evento è avvenuto a Piazza Tevere e negli spazi aperti del museo.
Infine, il 21 e 22 settembre 2012, direttamente da Providence, la prima edizione europea di Waterfire vedeva trenta falò galleggianti bruciare dal tramonto a mezzanotte, fluttuando sulle acque di Piazza Tevere, accompagnati da musiche e coreografie. L’evento era ideato e diretto dall’artista americano Barnaby Evans e presentato con la performance di teatro ambientale Moveable Space della coreografa Linda Foster. Una straordinaria cerimonia urbana dedicata alla città d’acqua.
KENTRIDGE E LO SMOG COME MEDIUM
Sarà il Tevere lo scenario della prima opera romana di public art del sudafricano William Kentridge. Autore delle scenografie per Il Flauto Magico, messo in scena al Teatro alla Scala, e ospite della magnifica mostra The Refusal of Time al Maxxi, Kentridge realizzerà un fregio lungo 550 metri sui muraglioni del Tevere compresi tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini, ovvero Piazza Tevere, come l’ha battezzata Tevereterno Onlus, promotrice del progetto.
Attraverso la pulitura selettiva della patina di smog e pellicola biologica che si è accumulata sui muraglioni, Kentridge creerà più di novanta grandi figure (alte fino a nove metri), a rappresentare Triumphs and Laments, il procedere fra trionfi e sconfitte dell’umanità, dall’età dei miti fino al presente. Figure in cammino controcorrente potranno così raccontare la storia di Roma formando una processione che si potrà ammirare dalle banchine lungo il fiume, così come dal livello del Lungotevere.
Perfettamente compatibile con la tutela dei monumenti storici, la tecnica – ideata e utilizzata da Kristin Jones nello stesso luogo già nel 2005 – consente di non alterare le caratteristiche chimico-fisiche del travertino. L’opera sarà così destinata lentamente a scomparire negli anni, quando lo smog e la patina biologica si accumuleranno di nuovo sui muraglioni. L’artista quindi userà l’inquinamento romano come pigmento.
Sono in pieno fermento i lavori di preparazione di quello che sarà il più grande fregio mai ideato da Kentridge. L’inaugurazione è prevista per il 2015 e si concluderà nel 2016 con una serie di performance multidisciplinari realizzate sullo sfondo del fregio. Sarà un progetto interamente sostenuto da contributi di gallerie e sponsor privati, senza alcun supporto finanziario pubblico.
L’attesa per l’opera di Kentridge attraversa già il mondo artistico e culturale internazionale. Anche se, nell’entusiasmo generale, c’è anche chi pensa che certi linguaggi creativi siano più adatti alle periferie, mostrando una diffidenza culturale rispetto a quegli interventi d’arte contemporanea realizzati in contesti storici densi e stratificati come il centro di Roma. Un tema non nuovo, che ci riporta nel cuore di un dibattito da sempre presente in Italia, oggi forse più radicale che in passato: da un lato c’è chi pensa che la salvaguardia dei monumenti storici debba passare per il loro isolamento e il mancato utilizzo, dall’altro c’è chi – come Tevereterno – scommette sulla loro rivitalizzazione e sul coinvolgimento nella vita cittadina. Ferme restando, è chiaro, le istanze della conservazione.
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #18
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