Dal dolore all’arte. In ricordo di Alba Mazzei Di Sarro
La perdita di un figlio non ancora quarantenne, ucciso inspiegabilmente a un posto di blocco. La reazione pubblica e laica, con l’apertura di un centro per l’arte. Ultracentenaria, è ora scomparsa Alba Mazzei Di Sarro. La ricorda per noi Angela Madesani.
È scomparsa pochi giorni fa Alba Mazzei Di Sarro. Il suo nome era legato al centro artistico da lei fondato, insieme alla figlia Iole, nel 1981 a Roma. Un’associazione, ubicata in un appartamento al piano terreno del quartiere Prati, dalla quale erano passati molti fra artisti, in particolare giovani, critici, studiosi del calibro di Enrico Crispolti e Marina Miraglia. Alba Di Sarro è stata una grande donna, una madre che è riuscita a trasformare il suo dolore in un atto di speranza.
La storia inizia nel 1979 quando il figlio, Luigi Di Sarro, medico, artista umanista, studioso di molti ambiti, viene ucciso a Roma a un posto di blocco da due agenti in borghese. Ha trentasette anni e una gran voglia di fare, sperimentare, che trasmette giorno dopo giorno alla sua famiglia. Sin da ragazzo aveva trovato in essa un importante referente, con il quale confrontarsi. Luigi affianca agli studi regolari corsi di arte e di disegno che la famiglia stimola e sostiene.
La sua morte, inspiegabile, lascia Alba nello sconforto, nella disperazione. Una disperazione che, sin da subito, questa donna intelligente, curiosa, combattiva vuol fare convogliare in qualcosa di positivo. Decide così di aprire il Centro non solo per tenere in vita il lavoro e la memoria di suo figlio, ma anche per offrire una possibilità espositiva e di confronto agli altri. Sino a qualche anno fa Alba andava al Centro tutti i giorni, si confrontava con gli artisti, con i curatori delle mostre promosse, con il pubblico che vi affluiva numeroso. Oggi il Centro è tenuto aperto dalla figlia.
Nel corso degli anni questa donna, nata nel 1912 in Calabria, in una famiglia dell’alta borghesia per la quale i valori etici sono sempre stati fondamentali, ha dato vita a un’intensa pubblicistica del lavoro del figlio, ne ha promosso mostre in Italia ma anche all’estero. Alcune opere di Luigi sono conservate al Beauborg.
Ho conosciuto Alba Di Sarro, qualche anno fa, era un’elegante e composta signora, alla soglia dei cento anni, che non solo parlava con intelligenza del lavoro di suo figlio, ma era informata sul mondo dell’arte, sull’attualità politica. Abbiamo lavorato al progetto di un libro su un particolare aspetto del lavoro di Luigi. Lei era presente, lucida, attenta ai dettagli. La sua grande personalità di guerriera laica e priva di cedimenti di comodo era evidente. Esemplare è stata la sua capacità di custodire il suo grande dolore nell’intimo, per trasformarlo pubblicamente in una dimensione di crescita personale e collettiva in nome dell’arte e della cultura.
Angela Madesani
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