Via Margutta in lutto contro il degrado di Roma. Il gallerista Fabrizio Russo racconta la sua proposta shock
Nessuna paternità politica: solo lo sfogo di un cittadino che cerca di fare onestamente il suo lavoro, il suo dovere, pagando tante tasse e sostenendo i giovani
“Ero certo che sulle mie parole ci sarebbero stati tentativi di strumentalizzazione politica, ma io li respingo senza esitazioni. Non c’è destra, sinistra, centro, nessuna paternità politica: c’è solo lo sfogo di un cittadino che cerca di fare onestamente il suo lavoro, il suo dovere, pagando tante tasse, dando lavoro a tanti ragazzi, facendo cultura, mostre, pubblicazioni d’arte, e assiste al degrado della città dove la sua attività ha sede da ben oltre un secolo”. All’indomani della lettera aperta inviata al Corriere della Sera, con la quale invitava a listare a lutto le vetrine di Via Margutta – la storica strada dell’arte romana, dove ha sede anche la sua galleria – per protestare contro il degrado sociale, politico e culturale ormai raggiunto dalla città, il gallerista Fabrizio Russo commenta con Artribune le reazioni al suo gesto. “Sono invece molto soddisfatto del riscontro che ho avuto presso amici e colleghi, che hanno capito la portata etica delle mie parole: so di adesioni alla mia provocazione che ci sono state ai Parioli, a Sant’Andrea delle Fratte, a Via Frattina, oltre che nella stessa Via Margutta”.
SERVO VOSTRO
Una Via Margutta spesso simbolo di degrado e trascuratezza: basti ricordare il caso del progetto Via Margutta scolpisce il contemporaneo, curata nell’autunno scorso da Gabriele Simongini, fin da subito resa pressoché infruibile a causa delle macchine che abusivamente parcheggiavano tra una scultura e l’altra. Ma cosa aveva scritto il gallerista, che nel frattempo ha trovato modo di aprire una sede anche a Istanbul? “È sotto gli occhi di tutti noi il progressivo degrado morale etico intellettuale prima, molto prima che strutturale, che lentamente ma inesorabilmente, erode le nostre immense radici culturali”, si legge nella sua lettera. “Non voglio soffermarmi sulle responsabilità politiche. Non servirebbe a nulla, né ci porterebbe oggi da nessuna parte. Non è colpa di nessuno ma è certamente colpa di tutti: lo sfascio è sotto gli occhi della borghesia più influente e delle classi meno abbienti ma così importanti per la nostra città”. Una realtà che emerge nella sua gravità anche dal confronto: “Nei paesi anglosassoni i dipendenti statali terminano le missive destinate ai cittadini con la frase ‘servo vostro’. Non abbiamo questa cultura e siamo vittime sacrificali di un sistema sempre più lontano, annoiato dalle nostre legittime richieste e dalle nostre naturali aspettative”.
UNA PICCOLA GOCCIA
E poi la parte attiva: “I cinesi dicono: i grandi viaggi iniziano da piccoli passi, ed allora da domani le vetrine della galleria che dirigo da tanti anni ed ove lavoro dieci ore al giorno compreso il sabato, saranno listate a lutto come segno di profondissimo dolore, chiedo a tutti coloro che lo potranno o lo vorranno fare di dare un segnale di adesione a questa mia. So bene che è una piccola goccia nel mare ma forse, ed è il mio augurio più grande, se qualcuno vorrà accompagnarmi, riusciremo a far sì che ammirando le tante vetrine di Roma oltre alle belle cose esposte, la nostre coscienze verranno indotte ad un momento di preziosa riflessione”. E ora che farà?, domandiamo in chiusura della telefonata. “Ora scusi ma vado a lavorare: con la galleria aiutiamo tanti artisti giovani agli esordi, ma in questi giorni abbiamo una mostra di Fausto Pirandello che tanti vedrebbero bene in un museo. Questa è la mia prima risposta alle mie stesse domande…”.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati