A Cape Town inaugura lo Zeitz Museum. Intervista al fondatore
A Cape Town è cominciata la settimana di inaugurazione del più grande museo d’arte contemporanea mai realizzato in Africa. A nove anni dal lancio del progetto, dopo investimenti privati per 32 milioni di euro, 80 gallerie ripartite su nove piani e 24.000 biglietti già venduti per l’opening, il pubblico entrerà il 22 settembre.
Lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (MOCAA) si mostra. Il silos del grano riconvertito sul lungomare dell’Oceano Atlantico, tra Cape Town e Table Mountain ospita e custodisce la collezione d’arte contemporanea dell’uomo d’affari tedesco più brillante degli ultimi quindici anni: Jochen Zeitz. Un manager di successo, di origini nobiliari, del quale il museo porta con sé cognome e imprinting. All’interno delle decine di migliaia di metri quadri reticolari, sono stati concepiti anche ristoranti stellati, caffè, boutique e un hotel di lusso da ventotto suite, le cui vetrate poligonali si affacciano sull’ingresso principale.
Lo Zeitz MOCAA rappresenta un investimento privato che rischia di essere considerato come una roccaforte a sé stante, una colonia imposta, in uno Stato dell’Africa densissimo di contraddizioni, più che un omaggio alla collettività, al territorio, alla storia.
Da Athi-Patra Ruga a Kudnazai Chiurai a Nicolas Hlobo, Cyrus Kabiru, Joël Andrianomearisoa, Daniella Mooney, Isaac Julien, Frohawk, Ghada Amer fino alla magica Liza Lou, la presenza artistica globale che caratterizza la ricerca del patron tedesco è focalizzata su artisti africani appartenenti alla diaspora. Eppure resta una raccolta che dovrà, nel tempo, aprirsi non solo a un pubblico locale, ma anche, contemporaneamente, evolvere per raggiungere un’identità istituzionale, per emancipare sensibilità culturali sommerse e compenetrare il presente storico del Sud Africa, spesso sulla via dell’oblio. Lo Zeitz MOCAA deve mostrare il suo presente in cerca di un futuro che non dipenderà solamente dal suo fondatore né tanto meno dal solido staff del suo Executive Director, Mark Coetzee. Proprio come conferma Jochen Zeitz.
L’INTERVISTA
Da dove deriva o da dove nasce la tua passione per l’arte contemporanea? Esiste un artista, o un gruppo di creatori, che ti ha fatto definitivamente mettere sulle tracce della diaspora africana contemporanea?
Amo l’Africa e ho sempre avuto una casa in Kenya, negli scorsi 14 anni. La mia passione per il continente è cominciata alcuni decenni fa. Ho comprato alcune opere d’arte africana ovunque nel mondo, ma ho deciso di costruire una collezione dopo che ho conosciuto Mark (Coetzee, N.d.R.) durante la preconizzatrice 30 Americans, una mostra fra le più importanti dedicate agli artisti afroamericani. In quegli anni ero CEO di Puma e, grazie a Marie Claude Beaux che era Advisor, sono riuscito a sponsorizzare la mostra curata da Mark. Ero proprio rapito, sopraffatto dall’arte. La mostra fu un successo, tanto che è ancora oggi in tour. Quel percorso ha proprio incendiato la mia passione per l’arte contemporanea africana e della diaspora. Quando, all’inizio, ho cominciato a collezionarne, propendevo per artisti che avevano uno sguardo sull’Africa esterno. Ma questa mia posizione si è modificata rapidamente. Dopo aver incontrato Mark, abbiamo cercato di ricreare una collezione rappresentativa di arte contemporanea africana e della sua diaspora che un giorno potesse trovare casa.
Potresti elencare tre caratteristiche che un ottimo collezionista dovrebbe valorizzare o assimilare ogni giorno? Qual è il reale significato del collezionare?
Non amo dare consigli, perché ritengo che ognuno debba sempre cercare con intensità la propria strada. Ma probabilmente devo dire che bisogna prima di tutto definire uno scopo, prefiggersi un obiettivo, quando si colleziona. A seguire, e solo a seguire, si può scegliere di dare retta al proprio cuore, alla propria mente, oppure a entrambi!
Come hai trovato la sede perfetta per il museo che avresti volute costituire?
In termini di ubicazione, Cape Town è una città incredibilmente creativa, unica, diversa; una sorta di portale verso l’Africa. Una città che è spesso raggiunta da visitatori locali e stranieri da tutto il mondo. Il V&A Waterfront è una delle destinazioni più visitate in Africa, attraendo un grande pubblico in cerca di programmazioni culturali. Dopo molti anni di ricerche per trovare un luogo in grado di ospitare la mia collezione in crescita, fortunatamente abbiamo avuto un incontro con lo staff del V&A Waterfront e abbiamo compreso che avremmo potuto lavorare in parallelo. Loro stavano cercando di comprendere come ridestinare al meglio lo storico Grain Silo, mentre io e Mark stavamo costituendo una collezione d’arte africana che volevamo trovasse collocazione in Africa e che potesse essere vista il più possibile.
Cosa successe, quindi?
Dall’incontro di queste due visioni è risultato lo Zeitz MOCAA. Si crea una collaborazione perfetta quando tutti gli elementi si uniscono: da una parte V&A Waterfront, che ha una prospettiva di condivisione, di supporto della cultura africana e delle arti, secondo una partnership non profit; dall’altra il silos che è un edificio storico e iconico; senza dimenticare un architetto acclamato come Thomas Heatherwick, che ha trasformato questo edificio con il suo innovativo design, assieme a diversi architetti di Cape Town; in ultimo Mark Coetzee, curatore sudafricano visionario con una sensibilità forte sul continente. Questi sono gli elementi della ricetta per creare un’eredità ai talenti artistici africani.
Quale significato ha Cape Town per te, come persona e come collezionista? La storia del distretto nel quale sorge il museo può rappresentare un nuovo rinascimento dell’Africa contemporanea?
Non c’è dubbio che il mondo si stia definitivamente svegliando riguardo alla qualità e al talento degli artisti contemporanei africani. Un fenomeno che si può osservare in musei, gallerie e case d’aste attorno al globo. Lo Zeitz MOCAA vuole continuamente evolvere, per mantenere rilievo e per essere il più rappresentativo possibile per il continente africano. Troppo a lungo abbiamo percepito di non avere abbastanza opportunità per presentare l’incredibile creatività e il talento artistico dell’Africa. Crediamo che la creazione di una piattaforma così importante permetta alle voci creative del continente africano di costituire un nuovo racconto, nuove narrative appartenenti a un linguaggio proprio. Inoltre Zeitz MOCAA intende porre particolare enfasi sull’arricchimento educativo e su programmi didattici, con la speranza di ispirare le giovani generazioni, pur garantendo l’accesso a tutti.
Qual è il primo lavoro che, entrando nel MOCAA, dà il benvenuto ai visitatori e quale dichiarazione di poetica rappresenta?
Si tratta di Dragon, di Nicholas Hlobo. È un esempio perfetto di come un artista ci permetta di avere accesso, di attraversare il mondo immaginativo delle sue radici, della sua gente di appartenenza, un universo del quale normalmente non potremmo fare esperienza.
Parlando di numeri, di investimenti e budget che hanno supportato la tua idea iniziale, come potranno trasformare il museo in una istituzione efficiente, in grado di provvedere a se stessa nel tempo?
Ho dato vita alla mia collezione specificatamente avendo in mente un museo, un luogo che ho sempre saputo sarebbe stato in Africa, proprio mentre V&A Waterfront stava cercando un partner. Il museo dunque è emerso dando significato a una partnership, l’intero progetto di sviluppo ha rilevato costi per 500 milioni di Rand (all’incirca 32 milioni di euro, N.d.R.) e abbiamo suddiviso equamente in due parti questa cifra relativa ai costi durante lo sviluppo del progetto, fino all’opening. Ovviamente stiamo cercando di diventare il più efficienti possibile, per non essere obbligati a chiedere fondi a supporto del recupero dell’edificio e del mantenimento della collezione. Ora ci auguriamo che molti visitatori rendano l’istituzione importante e che altri partner ci supportino in questo viaggio. Noi abbiamo semplicemente creato una piattaforma.
Come potrebbe Zeitz MOCAA assumere il ruolo di faro per gli artisti contemporanei africani nel mondo e quale tipo di programmi accademici/educativi verranno attivati?
Per troppo tempo si è ritenuto che non ci fossero occasioni o momenti per presentare la stessa arte africana che visitavamo nei musei di tutto il mondo, in Africa, alla sua gente. Il libero accesso a tutti (formula ‘Access for All’) assicura che il pubblico locale sarà sempre in grado di visitare il museo e fruire dell’esperienza dell’arte. Come parte di questa volontà il museo fornirà accesso libero a chiunque sotto i diciotto anni, inoltre ci sarà la possibilità di entrare gratis ogni mercoledì mattina e ottenere diversi sconti durante gli altri giorni della settimana. L’accessibilità per i giovani rappresenta una parte importante del nostro programma didattico. Come parte integrante di questo aspetto educativo, il lavoro del museo includerà anche programmi di formazione per curatori, progetti di estensione alla comunità e un coinvolgimento locale più esteso. Avremo anche programmi dedicati alle scuole, di modo che una giovane generazione di bambini possa cominciare a leggere, magari per la prima volta, alcune tematiche sollevate dall’arte contemporanea, con l’augurio che possano essere d’ispirazione per loro.
Potresti esprimere un pensiero o formulare un messaggio rivolto a proteggere le nuove energie che lo Zeitz MOCAA sta facendo crescere in Sud Africa?
Il mio desiderio è che più persone possibili, di qualsiasi età, possano trovare conforto visitando il museo, dal quale si dovrebbe uscire ispirati ed eccitati. Come dopo aver seguito un grande insegnamento sulla molteplicità delle voci e dei messaggi dall’Africa che sono rappresentati dai lavori degli artisti. Io stesso mi auguro che il museo agisca come una piattaforma, per educare molte future generazioni di nuovi talenti. Che questo diventi una risorsa di supporto, un viatico per i loro futuri viaggi nel mondo.
‒ Ginevra Bria
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