Ultimo progetto nato in seno ad Alserkal Avenue, Alserkal Residency ha all’interno del suo comitato anche un italiano globetrotter, Luigi Fassi. Con lui abbiamo dialogato a proposito dell’iniziativa e della città che la ospita.
Come hai visto evolvere la scena artistica di Dubai negli ultimi anni?
Negli ultimi sei anni Dubai si è definitivamente affermata come il centro delle gallerie d’arte contemporanea nell’area del Golfo e, forse, di tutto il Medio Oriente. Il distretto delle gallerie di Al Quoz, lontano dai suoi inizi un po’ ruvidi e fuori dalle mappe della città, è cresciuto esponenzialmente e continuerà a farlo con nuovi spazi, fondazioni, musei privati, ma anche grazie a un’infrastruttura di servizi gastronomici e di intrattenimento. Se Dubai ha il ruolo di capitale del mercato e delle gallerie (decisiva la fiera Art Dubai in tal senso), la capitale Abu Dhabi ha a sua volta impresso un’accelerazione alla scena regionale con i progetti di Sayat Island comprendenti il Louvre Abu Dhabi e il futuro Guggenheim. Sharjah, con la Sharjah Art Foundation e la biennale ma anche il Maraya Art Centre e la Barjeel Art Foundation, è invece la città delle fondazioni più attive e culturalmente sofisticate. Il sistema è dunque fluidamente organizzato in questi tre poli urbani con ruoli e finalità precisamente distinti e ripartiti. Una certa competizione fra le tre città è poi un elemento presente e positivo.
A parte gli investimenti nel settore culturale, che sono di natura completamente diversa rispetto alle politiche europee o ancor di più italiane, riscontri un buon successo qualitativo a parità di risorse investite?
Se Abu Dhabi ha imboccato la dispendiosa strada dei grandi musei brand, ed è ancora troppo presto per esprimere un giudizio, penso che da un punto di vista culturale il meglio della scena artistica istituzionale nella regione sia espresso a Sharjah, dove l’omonima biennale e le diverse fondazioni garantiscono una continua produzione di mostre e programmi discorsivi di qualità. Penso ad esempio al format del March Meeting della Sharjah Art Foundation, che ogni anno riunisce a Sharjah artisti, curatori e scrittori per produrre pensiero e riflessioni. Investire risorse in programmi di formazione e condivisione è certamente una strada importante per la cultura negli Emirati, e Sharjah su questo ha avuto un ruolo pioneristico.
Ci sono modelli esistenti di residenza che Alserkal Avenue ha usato come punto di riferimento, poi eventualmente adattandoli al contesto specifico?
Alserkal Avenue ha oggi un ruolo avanguardistico negli Emirati. In primo luogo, non organizza mostre ma commissiona la produzione di opere ad artisti emiratini e mediorientali, contribuendo a dare loro opportunità di crescita, visibilità e consapevolezza professionale. Il nuovo progetto di residenza che sto seguendo con il comitato, e che si è avviato lo scorso ottobre 2017, è ad oggi il primo programma di residenza artistica stanziale degli Emirati. Artisti e curatori (presto anche accademici, registi e altre figure culturali) da noi invitati risiedono per due mesi negli spazi di Alserkal a Dubai e possono produrre idee e ricerche senza obblighi di finalizzazione immediata – se non quello di partecipare a incontri e workshop pubblici. L’obiettivo istituzionale è aumentare il peso specifico del non profit a Dubai e sviluppare la scena cittadina con la presenza costante di ospiti esterni che possano generare momenti di confronti e scambio con chi di arte e nell’arte a Dubai vive.
Nel Golfo, la rapida crescita tecnologica ha implicato significative accelerazioni nel ritmo della vita, in forte contrasto con una società religiosa ancora profondamente radicata. Come può un programma di residenza rispondere a questi aspetti conflittuali? Inoltre, sebbene il Golfo sia noto per aver importato il know-how e le competenze occidentali, sembra che gli Emirati stiano ora vivendo una visibile onda nazionalista. Pensi che il tempo sia maturo per i governi locali per sostenere questa tendenza?
Questa riflessione è stata centrale nei mesi di progettazione della residenza di Alserkal e lo è tuttora. La diversità sociale degli Emirati oggi in termini etnici e linguistici è impressionante, e uno dei fini del progetto dell’Alserkal Residency è creare maggiore consapevolezza su questo scenario per chi vive a Dubai. Il concetto di tolleranza ha oggi un potenziale enorme negli Emirati ed è a mio avviso la più importante chiave di sviluppo sociale e culturale a disposizione della società locale e della sua classe dirigente. La residenza di Alserkal è organizzata mediante una ramificazione complessa che conduce gli ospiti a contatto con tanti elementi della realtà del Paese, ad esempio facendo loro conoscere le realtà urbane più piccole e i contesti meno visibili, dove possono interagire con la popolazione locale coinvolgendola in workshop e progetti sul campo.
‒ Claudio Cravero
http://alserkalavenue.ae/en/residence.php
Gulf Area #2. Dubai e oltre
Art Dubai. Intervista alla direttrice Myrna Ayad
Alserkal Avenue. Una strada per l’arte a Dubai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42
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