Il MANN di Napoli non si ferma più. Intervista con il direttore
Lo abbiamo eletto Miglior museo in Italia nel nostro best of del 2017. È il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei musei oggetto della Riforma Franceschini. Con il super-direttore Paolo Giulierini abbiamo parlato di quanto è stato fatto finora e soprattutto delle prospettive future – a breve, medio e lungo periodo.
State per riaprire le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Magna Grecia. Perché erano chiuse?
La sezione Magna Grecia, di straordinaria importanza per la bellezza e la qualità delle collezioni che custodiamo, era stata dismessa a partire dagli Anni Settanta e parzialmente riaperta con una mostra collaterale alla grande esposizione I Greci in Occidente allestita a Palazzo Grassi nel 1996. La Preistoria era stata chiusa per problemi legati all’organizzazione del personale di custodia e presentava un apparato didattico ormai superato.
Quali sono i tempi? E quale veste assumeranno ora?
Per la Magna Grecia abbiamo richiesto il progetto al professor Enzo Lippolis, recentemente scomparso, che mi piace qui ricordare per le sue straordinarie doti scientifiche e umane. Sarà aperta entro i primi mesi del 2019. La sezione della Preistoria riaprirà a settembre 2018 con un ripensamento della didattica. Se la Preistoria sarà un’offerta calibrata sulle scuole, la Magna Grecia si proporrà come una chiave di lettura per la fase più antica della Campania, in termini di archeologia classica, e come raccordo con tutto il Meridione. Vorrei anche ricordare che le 2.500 opere della collezione della Preistoria sono state tutte studiate e catalogate da archeologi e si sta procedendo all’informatizzazione.
A maggio tornerà l’iniziativa Alla scoperta dei tesori del MANN, che ha uno dei suoi focus nelle opere conservate nei magazzini del museo. Di che numeri stiamo parlando? E come funziona l’iniziativa?
Ogni tre mesi riesporremo capolavori mai visti o non visti rispetto ad alcuni aspetti tecnologici: partiremo dalle armi dei gladiatori per affrontare gli argenti fino alle notissime coppe in ossidiana di Stabia. Le mostre saranno accompagnate da approfondimenti di archeologia sperimentale, con fonderie e artigiani specializzati.
Quali sono gli interventi che avete fatto e che sono in cantiere per quanto concerne i giardini storici interni al museo?
Due giardini storici – il “Giardino delle Camelie” e il “Giardino delle Fontane” – sono stati riaperti al pubblico dopo un attento studio storico e paesaggistico e sono divenuti uno spazio vitale molto importante per il museo e i visitatori. Nei prossimi mesi saranno riattivate anche le fontane. Un terzo – il “Giardino della Vannella” – è stato parzialmente riaperto e nel 2019 sarà completamente recuperato, ricostruendolo così come si presentava a inizi Novecento, ma naturalmente con panchine, apprestamenti per il wi-fi e molti altri confort.
Entro il 2018 saranno aperti tre cantieri, relativi a: riallestimento e ristrutturazione di alcune aree del museo; funzionalità e accessibilità; efficientamento energetico. Ci racconta più specificamente di cosa si tratta, dei tempi previsti per l’ultimazione dei lavori e cosa si devono aspettare i visitatori quando i cantieri saranno portati a termine?
Entro il 2019 riapriremo il Braccio Nuovo, un settore di circa 4.400 mq di superficie coperta su quattro piani, che ospiterà un ristorante, una caffetteria, un enorme auditorium e l’ala tecnologica pompeiana. Qui trovano sede anche i quattro nuovi laboratori di restauro aperti lo scorso anno, che si sono aggiunti a quelli esistenti, arricchendo dal punto di vista strumentale un settore estremamente importante e qualificante del nostro museo. Partiranno tra il 2018 e il 2019 i cantieri per il riallestimento della Statuaria Campana, il recupero dei tetti e dei sottotetti dove si trovano i Depositi del Museo chiamati “sing sing”, il cantiere per recuperare tutti gli infissi del museo.
La cosa che è andata peggio e quella che è andata meglio in questi suoi primi anni di direzione del museo.
Un esempio bello tra tutti è la realizzazione del percorso archeologico all’Aeroporto di Capodichino con Gesac. Meno bene la risoluzione di alcune criticità a ridosso del museo, che presuppongono una sinergia con altri enti: mi riferisco alla Galleria Principe di Napoli e ai giardini comunali.
Napoli sta rivivendo una fase di netta crescita a livello culturale. È d’accordo con questa valutazione? In caso affermativo, quali sono i fattori che secondo lei stanno contribuendo in maniera significativa?
Napoli sta vivendo un grande rilancio sia per lo straordinario potenziale storico-artistico, sia per una politica dei prezzi molto oculata. La creazione di realtà autonome come il Mann e Capodimonte ha contribuito poi a migliorare il sistema, divenendo punto di riferimento ma anche motore, insieme al lavoro di tanti altri soggetti come il Comune, la Regione, l’Aeroporto e il Porto.
Tutela e valorizzazione: qual è secondo lei il corretto equilibrio?
La valorizzazione è il braccio armato della tutela. Occorre che la conoscenza del patrimonio sia di tutti e a tutti i livelli. Solo così il patrimonio è salvo.
Che sensazioni ha a proposito delle recenti elezioni politiche: la “Riforma Franceschini” proseguirà – magari con altri ministri – o è destinata a regredire?
La riforma non può che andare avanti. Si tratta di un ottimo processo per il quale occorrono solo alcuni correttivi. Ma lo spirito del cambiamento ha portato grandi benefici.
Chiudiamo… giocando: qual è la sua valutazione di Fathers and Sons?
Un’operazione geniale, dovuta a Ludovico Solima e Fabio Viola; una modalità colta e intelligente di diffondere il museo in tutto il mondo con una storia profonda, esplorabile in un videogame. Molto più del principio del diletto dichiarato da Icom nella definizione di museo, un modello che ora stanno seguendo tutti.
– Marco Enrico Giacomelli
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