Incisione contemporanea. Intervista a Jason Scuilla
Artista dell’incisione fra i più noti nel panorama contemporaneo, Jason Scuilla approfondisce peculiarità e possibili sviluppi di un tecnica antica.
Nel sistema dell’arte contemporanea l’incisione è una sorta di pianeta a sé stante, affascinante quanto lontano. Ci sono manifestazioni importanti, tra cui varie biennali dedicate, ma è molto difficile che un incisore si conquisti una visibilità fuori da tale circuito specialistico. Nel passato, perlomeno fino alla metà del Novecento, la situazione era diversa: basti pensare, giusto per fare un paio di nomi universali, al ruolo fondamentale che la grafica ha ricoperto nell’opera complessiva di Pablo Picasso o Giorgio Morandi.
Il passaggio in Italia di Jason Scuilla (West Haven, 1980), uno dei più riconosciuti incisori statunitensi in circolazione, consente di fare il punto sullo stato dell’arte – che, almeno oltreoceano, appare in grande fermento. Ospite a Roma di un’importante conferenza internazionale tenutasi alla Temple University, l’artista ha presentato un’innovativa tecnica d’incisione in cui, impiegando biodiesel come solvente, combina intaglio manuale ed elettrochimico. Lo abbiamo intervistato durante l’inaugurazione della sua mostra personale presso la Libreria Marini, un nuovo spazio romano dedicato alla grafica e ai libri d’artista.
Qual è, secondo te, la posizione attuale dell’incisione nel sistema dell’arte contemporanea, come è cambiata nel tempo e quali sono le sue prospettive?
L’incisione rimane un mezzo democratico. Il multiplo ha sempre reso le stampe artistiche poco costose e accessibili al pubblico, oggi il mezzo è apprezzato più per le sue possibilità creative che come strumento per la riproduzione di massa. L’aumento della connettività attraverso la tecnologia, i social media e i viaggi a prezzi accessibili hanno portato a sviluppi entusiasmanti nel campo. Le comunità artistiche si stanno decentralizzando ed espandendo, portando a un aumento di stamperie e stampatori indipendenti: una nuova generazione di incisori con esperienze di vita uniche, formazione e punti di vista diversi sta trovando la sua voce. Gli incisori e stampatori non hanno più bisogno di risorse finanziarie per vivere nelle maggiori aree metropolitane al fine di condividere il loro lavoro a livello globale, raggiungere il loro pubblico e partecipare al dialogo con l’arte contemporanea. È un momento eccitante.
Oltre a essere un artista, sei anche un accademico affermato: come vedi, dal tuo osservatorio universitario statunitense, le attuali prospettive di studio, ricerca e lavoro intorno alla grafica?
La stampa è un mezzo molto flessibile e adattabile. Rimane una delle aree più popolari dei corsi avanzati di belle arti nelle università americane. Oggi assistiamo a una crescita espansiva sia in termini di padronanza delle tecniche di stampa tradizionali che dell’uso di innovazione e tecnologia per sviluppare ancora il mezzo espressivo. All’interno del mondo accademico c’è un grande interesse per l’intersezione tra arte, scienza e industria. Ti porto a esempio la mia esperienza: presso il dipartimento di stampa della Kansas State University, che è in prima linea in questa ricerca, ho il privilegio di guidare un team di artisti e chimici riconosciuti a livello nazionale che combinano processi di incisione tradizionali con sviluppi all’avanguardia nelle industrie della chimica, placcatura, elettronica, biotecnologia. Questo team di ricercatori sta sviluppando materiali e tecniche di incisione superiore che manterranno il tradizionale processo manuale, riducendo al contempo l’uso di acidi tossici e sostanze chimiche caustiche: a conferma dell’importanza che viene riconosciuta a questo tipo di ricerca, il progetto (Transforming Printmaking through Chemical Innovation) è stato sostenuto dal Fondo Federale Nazionale per le Arti (Federal National Endowment of the Arts). Le mie incisioni recenti sono state sviluppate usando proprio questi processi.
Sei un artista americano che spesso ricorda le influenze di un certo tipo di immaginario italiano, tra il rovinistico e il favoloso, per spiegare le linee di forza del proprio campo di immaginazione, Sei d’accordo?
Da artista americano di discendenza italiana ho sempre sentito uno stretto legame con l’Italia e le opere dei maestri italiani, e la città di Roma è stata molto importante per il mio sviluppo come artista. Ho vissuto a Roma per un anno durante i miei studi universitari e ho avuto la fortuna di tornarvi più volte a esporre le mie incisioni, come artist in residence, per tenere dimostrazioni tecniche presso varie università e accademie. Detto questo, di solito inizio le mie incisioni disegnando direttamente sulla lastra, senza studi preliminari: preferisco lasciare che l’immaginazione e i contenuti si sviluppino in modo naturale. In un certo senso, le mie stampe sono capricci contemporanei. Invenzioni della mia immaginazione, ispirate a frammenti antichi di scultura romana, alle incisioni classiche italiane e alla cultura popolare americana, insieme alle mie scoperte e ai dubbi personali, in quanto artista contemporaneo dotato di curiosità.
Una volta hai pronunciato una dichiarazione che mi ha molto colpito: “Come era un tempo l’Impero Romano, gli Stati Uniti sono ora la nazione più potente sulla terra: entrambe le civiltà condividono i vizi e le conseguenze inerenti ad autorità e potere supremi. Come artista con origini familiari italiane, ho scelto di indagare queste somiglianze attraverso la grafica d’arte, un’espressione famosa per la sua tendenza a mettere in discussione le norme e le convenzioni sociali”. Quale pensi sia, più nello specifico, il ruolo critico che l’incisione può ancora esercitare, anche tenendo conto dell’attuale dispersione mediatica e della visibilità limitata di cui questa forma artistica dispone attualmente?
Questa è una domanda interessante. A mio parere, l’incisione giocherà sempre un ruolo critico nell’indicare e riconoscere i vizi della società contemporanea e aiutarci a capire meglio noi stessi. Anche nei momenti di scarsa visibilità, i suoi praticanti più devoti hanno conquistato un proprio pubblico e sono stati ammirati dalle generazioni successive. Viviamo in un’epoca in cui i social media e i mass media sembrano incoraggiare hybris, divisioni e punti di vista estremi: una grande incisione può andare oltre la propaganda, affrontando le questioni del giorno con sfumature, introspezione ed empatia. Gli incisori hanno eccelso in questo fin dall’invenzione del proprio mezzo. Ci sarà sempre un pubblico mosso dall’intensità, dall’autenticità e dall’umanità di una grande incisione, dalla sua capacità di assecondare l’immaginazione e scoprire una verità. Del resto, ispirare una sola grande mente può essere sufficiente per cambiare il mondo.
‒ Luca Arnaudo
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