Educare con l’arte. Intervista a Phil Cave

Parola all’ex direttore del dipartimento di Engagement and Audiences all’Arts Council England. Una chiacchierata a tutto tondo sulle strategie educative all’insegna della creatività. In attesa del Festival Dialoghi d'Arte che si terrà a Noli, in Liguria, dall’8 al 10 giugno e al quale parteciperà lo stesso Phil Cave.

Cosa rende l’arte contemporanea efficace e unica in ambito educativo e in fatto di coinvolgimento del pubblico? 
L’arte contemporanea è semplicemente un’espressione della cultura dei nostri tempi ‒ sia degli aspetti buoni che cattivi dell’essere al mondo oggi. L’arte ha la capacità di coinvolgerci in argomenti che possiamo trovare difficili da comprendere o affrontare. Siamo diventati insensibili alle storie che leggiamo sui giornali riguardo a conflitti, povertà o solitudine: gli artisti possono attirare la nostra attenzione in modi che politici e giornalisti non riescono a fare. L’arte più commovente che ho sperimentato di recente è stata nei confronti delle persone anziane. 3,6 milioni di persone anziane nel Regno Unito vivono da sole e aziende come Magic Me e Duckie a Londra stanno lavorando sulla percezione del pubblico su cosa significhi invecchiare, creando esperienze artistiche coinvolgenti. Magic Me sta creando cocktail bar in case di riposo per le persone anziane. Duckie ha reclutato squadre di giovani vestiti in smoking per servire champagne e panini agli anziani mentre assistono al cabaret del “Posh Club”.

E sul fronte giovanile?
L’arte può essere un modo efficace per i giovani di acquisire nuove competenze e sviluppare fiducia. Gli artisti stanno aiutando i giovani a trovare una voce. Un esempio è un progetto durato 18 mesi chiamato MoreColour to the Grey. Gli studenti del Northumberland College (di età compresa tra 18 e 19 anni) e un certo numero di gruppi di giovani hanno avuto l’opportunità di commissionare opere d’arte ad artisti professionisti tra cui Amy Lord. Le loro richieste si sono focalizzate sul voler celebrare la creatività dei giovani, ispirare il cambiamento sociale e offrire esperienze creative per altri giovani della comunità. Inoltre sono particolarmente interessati all’attivismo artistico e alla condivisione attraverso i social media. Riflettendo sul loro coinvolgimento fino ad ora, i giovani coinvolti hanno detto:
Mi piacerebbe pensare che possiamo davvero fare la differenza. Ci sentiamo come se fossimo stati ascoltati davvero ‒ è così incoraggiante”.
Volevamo affrontare i problemi che hanno tutti i ragazzi che vivono qui, per esempio, ottenere un lavoro, come fare esperienze lavorative”.
L’arte è… una buona piattaforma per il cambiamento: non appena una persona dice qualcosa o ha la certezza di provare qualcosa, allora altre persone verranno coinvolte”.

In Inghilterra abbiamo una politica per rafforzare la scena artistica oltre la città di Londra e quindi è fondamentale che le persone di talento siano incoraggiate a lavorare in un’ampia varietà di istituzioni e contesti”.

Quale deve essere, e qual è, secondo lei, il giusto ruolo del dipartimento educativo all’interno di un museo o istituto culturale? 
Il primo punto da evidenziare è che tutti coloro che lavorano in un museo o in una istituzione culturale dovrebbero comunque occuparsi dell’“educazione”. Ovviamente ognuno ha il suo ruolo con competenze e specializzazioni specifiche, ma penso che siano finiti i giorni di un dipartimento di educazione isolato. L’obiettivo non deve essere necessariamente quello di trasformare le persone in pubblico in senso tradizionale, il dipartimento educativo deve essere più di un’ala del dipartimento marketing, focalizzandosi sul sostegno alle comunità locali per far realizzare loro i propri sogni.
È anche importante sottolineare che l’istruzione non riguarda solo i giovani e un approccio “dalla culla alla tomba” è più efficace del semplice concentrarsi su bambini e giovani.

Quanto è importante, per un esperto del suo settore, essere “libero” di lavorare per diverse istituzioni e progetti?
Molto, questo permette agli artisti di lavorare con diverse comunità. Alcune comunità potrebbero non scegliere mai di entrare in un museo o galleria ed è importante che gli artisti entrino in contatto con persone che inizialmente potrebbero pensare “l’arte non è per me”.
In Inghilterra abbiamo una politica per rafforzare la scena artistica oltre la città di Londra e quindi è fondamentale che le persone di talento siano incoraggiate a lavorare in un’ampia varietà di istituzioni e contesti.

Il dipartimento educativo deve essere più di un’ala del dipartimento marketing, focalizzandosi sul sostegno alle comunità locali per far realizzare loro i propri sogni”.

Ha avuto in passato o ha in cantiere collaborazioni con dipartimenti educativi o musei italiani con cui ha trovato particolari affinità o, al contrario, stimolanti differenze metodologiche?
Mi dispiace, ma non conosco ancora abbastanza bene i musei italiani per commentare il loro lavoro educativo! ‒ ma spero di saperne di più al festival questo fine settimana [Dialoghi d’Arte a Noli, dall’8 al 10 giugno, N.d.R.].
Se posso, vorrei citare Nottingham Contemporary (nel Regno Unito) come esempio di come un team educativo può lavorare in una galleria d’arte contemporanea, in particolare interfacciandosi con 22 delle scuole più povere della città. Gli insegnanti valutano molto positivamente questo tipo di partnership perché gli studenti possono utilizzare la galleria come uno spazio sicuro per parlare dei problemi che devono affrontare. Stanno imparando che l’arte può aiutarli a sentirsi orgogliosi del luogo in cui vivono e vedono aumentare la fiducia in se stessi. Il direttore della galleria, Sam Thorne, è orgoglioso di questo progetto ed espone le opere d’arte prodotte da e con le scuole locali all’interno degli spazi della galleria laddove possibile. La galleria ora ha un ruolo attivo nell’amministrazione locale in materia di pianificazione per la salute e il benessere e anche per l’edilizia abitativa e la creazione di posti di lavoro locali. Ha raggiunto questo obiettivo valorizzando i punti di forza e gli interessi delle autorità locali, nonché delle università della città e dei datori di lavoro del posto. La galleria è ora una delle numerose istituzioni creative che guida l’innovazione e la crescita della città.

‒ Annalisa Trasatti

www.creativepeopleplaces.org.uk

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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