La cultura e l’Europa. Intervista a Silvia Costa
In occasione della Conferenza di Alto Livello “Patrimonio culturale in Europa: unire passato e futuro”, tenutasi al Parlamento Europeo lo scorso 26 giugno, Artribune ha intervistato Silvia Costa, eurodeputata, già Presidente della Commissione Cultura e Istruzione, e oggi relatrice di Europa Creativa per il Parlamento europeo. È lei a seguire il nuovo ciclo programmatico 2021-27 del programma faro per l'Unione che supporta le iniziative nel campo culturale e creativo. Abbiamo fatto il punto sul momento attuale e sulle prospettive future della politica culturale in Europa.
A lei è spettato il compito di presiedere il primo panel tematico della conferenza di Bruxelles, con un focus su Patrimonio culturale e Europeità. Quali le impressioni su questa giornata, dedicata alla promozione del patrimonio culturale dell’UE?
È stata per me una giornata meravigliosa ed emozionante. L’incontro è stato anche un’importante occasione per riesaminare alcuni dei progetti per la cultura fondamentali e già in atto, come l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, Europa Creativa, Horizon, anche alla luce del Summit di Berlino. E poi siamo riusciti a fare entrare per la prima volta la musica nelle aule del Parlamento europeo!
Il 2018 è stato proclamato Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Alla metà di questo percorso, e in un momento che, di recente, ha definito “difficile della vita dell’Europa, in cui vengono messi in discussione non solo il progetto di libertà, democrazia, pace e sviluppo che ha rappresentato in questi 60 anni l’Unione europea, ma anche le radici, l’identità e il comune destino che l’Europa significa per tanti di noi”, possiamo ricordarne le ragioni e il significato?
Dal 2014 – ero allora Presidente della Commissione Cultura – sono tra coloro che qui in Parlamento si sono battuti perché si dedicasse un anno al patrimonio culturale europeo, tangibile e intangibile. Oggi sono molto orgogliosa che, nonostante alcune opposizioni in Commissione Cultura, il progetto sia stato approvato e avviato, grazie all’impegno dell’Italia e del ministro Dario Franceschini. Il nostro impegno si è concentrato sul sostenere la centralità della cultura e della creatività e siamo riusciti a trovare solidi alleati, con i quali ribadire con forza che senza la cultura l’Europa non va da nessuna parte.
Quale funzione attribuisce alla cultura e all’arte rispetto alla difesa del progetto europeo?
Sono fondamentali: o ricomincia dalla cultura o il progetto Europa è destinato a perdersi. Cosa, se non la cultura, l’arte, la musica, la letteratura, il teatro, il cinema, fanno riconoscere l’Europa nel mondo e danno un senso di appartenenza agli europei e possono rifondare un europeismo più consapevole? Cosa più del patrimonio culturale e paesaggistico dimostra meglio il nostro motto “uniti nella diversità”, per il suo significato profondamente umano e universale? Cosa crea libertà più della creazione artistica, uguaglianza più della partecipazione culturale, fraternità più della condivisione della bellezza e dell’armonia?
La conferenza al Parlamento europeo è stata un’occasione per ribadire valori che ispirano – o dovrebbero ispirare – l’Europa e la cittadinanza europea. Grande attenzione è stata riservata alla musica e all’educazione dei più giovani alla musica e attraverso la musica. Quale priorità è data alle arti visive e all’arte contemporanea nell’agenda europea?
Le arti visive contemporanee devono essere e sono nella nostra agenda. La parola artista e le parole degli artisti vanno rivalutate e devono essere più presenti, protagonisti. Sono in primis gli artisti a sapere meglio di chiunque che non c’è contraddizione tra la valorizzazione della diversità culturale e l’affermazione di una comune identità Europea, di valori comuni, che fondano anche la libertà dell’arte e della scienza.
Quali le traiettorie future per la cultura in Europa?
Ad oggi ho già avuto modo di incontrare molti operatori culturali, con i quali stiamo lottando affinché si esca da un certo genericismo della parte culturale, che affligge anche le traiettorie di Europa Creativa. L’offerta corrente è ancora da arricchire e questo è previsto che accada nelle prossime fasi, con maggiore attenzione all’architettura contemporanea, al design, alla moda, alla musica e al cultural heritage come patrimonio materiale e immateriale. Molto più spazio deve essere rivendicato per le visual art e per una rete per l’arte contemporanea. Credo sia necessario investire in piattaforme che aiutino gli operatori a mettere in comune servizi, azioni e learning. Con la diplomazia culturale europea stiamo lavorando a progetti internazionali che favoriscano e sostengano la mobilità degli artisti e dei giovani professionisti.
Potranno beneficiare di queste misure anche i ricercatori? Si intende promuovere la mobilità di chi produce arte e di chi costruisce conoscenza, favorendo professionalizzazione e internazionalizzazione delle carriere? Il Presidente Tajani ha affermato: “La creatività necessita d’investimenti e dedizione e si spegne senza una giusta remunerazione”. Quali le strategie, rispetto a fattibilità, budget e governance, perseguite da Europa Creativa 2021-27, e quali le risorse e i vincoli?
Nel prossimo futuro prevediamo un collegamento tra Europa Creativa e Horizon [il programma europeo di investimenti per la ricerca e l’innovazione, N.d.R.]. Intanto per la prima volta, grazie a Europa Creativa, siamo riusciti a far dialogare 13 direzioni generali europee su ricerca e cultura e su come implementare la dimensione digital come irrinunciabile in questi ambiti. Queste esperienze devono essere rafforzate nel frame di Horizon e dei fondi strutturali europei, cioè le risorse economiche principali. Il nostro supporto a livello istituzionale è indubbio. Si rende necessario dare una base giuridica ai progetti da sostenere attraverso reti, clusters di ricercatori e artisti, partnership capaci di attrarre e gestire finanziamenti e risorse. Se confrontiamo i due sub-programmi che costituiscono Europa Creativa, Media, per l’audiovisivo, e Cultura, appare evidente come il primo sia più strutturato, mentre il settore Cultura – incluso il comparto arti visive – risulta ancora penalizzato e richiede maggiore impegno, networking e progettazione condivisa, perché possa esprimere a pieno la propria peculiare dimensione orizzontale e trasversale, dalla ricerca alla coesione sociale.
E sul fronte delle risorse?
Stiamo lottando per un incremento, perché dato l’elevato numero di domande, fondi inadeguati e esigui ci condannerebbero a un tasso di successo basso, nonostante tante valide candidature, in particolare per il sub-programma Cultura. Alla presentazione in Commissione Cultura del programma Europa Creativa 2021-27, le risorse sono state aumentate, ma non è abbastanza [+27%, da 1,46 a 1,85 miliardi, N.d.R.]. Richiederemo ulteriori incrementi per l’alto valore strategico che attribuiamo alla cultura e al patrimonio culturale.
– Cristina Masturzo
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