La Raia, il vino e l’arte. Intervista a Ilaria Bonacossa

Non solo a capo di Artissima, Ilaria Bonacossa è anche direttrice artistica della Fondazione La Raia, nata cinque anni fa all’interno dell’omonima azienda agricola biodinamica di Novi Ligure.

In Italia, sempre più aziende vitivinicole instaurano un rapporto con l’arte contemporanea e sempre più artisti ripensano la natura trovandovi nuove ispirazioni, dopo la stagione utopica della Land Art. La Fondazione La Raia è una di queste realtà. Nata nel giugno 2013 per promuovere una riflessione critica sul paesaggio, opera in seno all’omonima azienda agricola biodinamica fondata dalla famiglia Rossi Cairo. Ilaria Bonacossa è la direttrice artistica del suo “museo” a cielo aperto che ospita opere su commissione: l’ultima, inaugurata di recente, è il Palazzo delle Api di Adrien Missika (Parigi, 1981; vive a Berlino), una piramide rovesciata di pietra di Luserna con 2.300 fori studiati per ospitare le api nomadi, che non fanno miele né alveari ma sono decisive per la biodiversità floreale.

L’ape è un insetto emblematico.
Con il quale però gli esseri umani fanno fatica a simpatizzare, l’istinto è quello di schiacciarle. Adrien Missika ha creato una scultura che le protegga usando una forma precolombiana ma ispirata alle unità abitative di Le Corbusier.

Qual è stata la genesi di questo lavoro?
Come anche gli altri artisti, Missika è venuto a La Raia più volte, passandovi del tempo per creare alcune proposte su cui poi lavorare insieme in termini di fattibilità e di senso.

Tu parli di lavori contest specific, cosa volete fare a La Raia?
Un museo all’aperto in cui gli artisti mettano alla prova i temi della biodiversità, dell’ecologia e della comunità.

Adrien Missika, 2017

Adrien Missika, 2017

Con opere permanenti?
La Raia produce e acquista le opere, come le roto-balle fatte con cannucce colorate da Michael Beutler che denuncia l’uso smodato della plastica. Koo Joeng-A ha creato un dipinto fluorescente che si vede solo nelle notti di luna piena e appare come un fantasma. Remo Salvadori, invece, ha pensato un giardino poetico in stile giapponese, con sculture usate durante una sua performance eseguita qui.

Arte e vino sembrano condividere una certa idea di temporalità, quella della contemplazione opposta a quella del consumo…
In effetti, fare arte qui è un po’ come fare il vino: gli elementi non sono totalmente controllabili, alcuni fattori puoi prevederli, altri no. Nel fare il vino l’annata non dipende da te, anche se sai che una vigna giovane non farà mai un buon vino. Gli artisti, qui, vivono i tempi dell’azienda e colgono queste verità.

Come lavorate sui temi?
L’artista è sollecitato a lavorare su progetti rivolti non soltanto agli addetti ai lavori. Chi visita La Raia si aspetta di conoscere un’azienda biodinamica, di degustare il suo vino; è una bella scommessa presentare opere di qualità sofisticata ma accessibili anche a chi non frequenta il mondo dell’arte.

All’interno di una spazialità non museale.
Certo, qui le opere s’incontrano passeggiando dentro la tenuta.

Adrien Missika, Palazzo delle Api, 2018. Fondazione La Raia, Novi Ligure. Photo Anna Positano

Adrien Missika, Palazzo delle Api, 2018. Fondazione La Raia, Novi Ligure. Photo Anna Positano

La Raia non è l’unica tenuta vitivinicola che ha introdotto l’arte. Il trend è in crescita.
Il fenomeno di questa contaminazione sta accelerando, molti produttori di vino sono anche collezionisti d’arte e il tipo di turismo che apprezza il vino è potenzialmente interessato all’arte contemporanea, quindi ha senso abbinare le due cose.

Potrebbe esserci anche una motivazione più antropologico-filosofica. Quando passi molto tempo immerso nella natura, la sola natura non ti basta più, in qualche modo hai bisogno dell’artefatto, del manufatto.
È un po’ così, chi fa il vino vive in modo forte questo rapporto tra naturale e artificiale. Se sei un produttore di frutta devi pensare solo a coltivarla e raccoglierla, ma se fai il vino ti serve una conoscenza che deriva da un rapporto molto forte tra natura e tecnica; devi plasmare la materia e seguire un’idea, un pensiero.

La Raia è molto diversa da Artissima, la fiera che dirigi.
Se mi avessero chiesto di andare a La Raia quando ero già direttrice di Artissima avrei desistito, ma a quel tempo ero al Museo di Villa Croce di Genova e fare un progetto nel Gavi, che è la meta turistica ideale dei genovesi, significava lavorare sul territorio progettando residenze per artisti: era nato come progetto allargato e comunque mi ha appassionata. Lavorando per una fiera d’arte mi manca un po’ il rapporto diretto con l’artista.

Hai anche curato progetti per Antinori: come vivi tra i due frangenti, il mercato rappresentato dalla fiera e il mecenatismo delle fondazioni culturali?
Oggi il sistema dell’arte è altamente professionalizzato e tutto appare accelerato, però la fortuna di avere una fiera come Artissima consiste nel fatto che essa accoglie una tipologia di gallerie che sostengono la carriera degli artisti e fanno ricerca, facendo lo stesso tipo di lavoro che faccio a La Raia. Non si occupano di puro mercato, di speculazione sugli artisti.

Adrien Missika, Palazzo delle Api, 2018. Fondazione La Raia, Novi Ligure. Photo Anna Positano

Adrien Missika, Palazzo delle Api, 2018. Fondazione La Raia, Novi Ligure. Photo Anna Positano

Secondo te, le aziende che lavorano con gli artisti godono di ricadute sul loro modo di lavorare?
Le aziende coinvolte nella produzione del Palazzo delle Api hanno espresso il desiderio di continuare a lavorare con gli artisti. Ci hanno seguiti, postati, sono venuti all’opening, il loro modo di guardare l’arte contemporanea è cambiato e ciò è importante. Quanto hanno imparato lo mantengono, questa esperienza li ha portati fuori dai loro standard.

L’artista, in queste situazioni, può agire come un agente impollinatore che porta con sé dei semi di novità.
Sì, infatti, Missika portava delle idee di produzione che in loro hanno suscitato un senso di sfida e di curiosità.

Il settore vitivinicolo è particolarmente avanti, ma anche altre aziende si attrezzano per produrre opere con artisti.
Spesso la collaborazione nasce per iniziativa di un responsabile marketing o di un amministratore delegato appassionati d’arte. Noi siamo un Paese fortunato perché abbiamo aziende eccellenti a gestione famigliare, con una dimensione che permette un rapporto diretto, diversamente dalle multinazionali dove la filiera delle decisioni è troppo lunga e risulta difficile immettersi.

Prossimi appuntamenti?
Un grande progetto di fotografia e performance con Francesco Jodice e in autunno Michael Beutler tornerà per creare un lavoro con botti usate, come ringraziamento per il sostegno che Giorgio Rossi Cairo gli ha dato per la partecipazione all’ultima Biennale di Venezia.

Nicola Davide Angerame

www.la-raia.it/

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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