Dipingere sui muri. Parola allo street artist Millo
Intervista a uno degli street artist italiani che ha saputo conquistarsi un ruolo di primo piano anche all’estero.
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Per Francesco Camillo Giorgino, in arte Millo (Mesagne, 1979), un muro è una “grande tela bianca su cui esprimersi”. Abbiamo intervistato uno street artist straordinario che dipinge i suoi lavori in larga scala, sui muri dei palazzi sparsi ovunque. Le sue opere sono disseminate tra Roma, Milano, Bologna, Firenze, Parigi, Londra, Lussemburgo e Rio de Janeiro. Utilizza quasi esclusivamente il bianco e nero. I murales, pieni di dettagli, inglobano, il più possibile, gli elementi dell’architettura circostante.
Che cosa significa per te “Street Art”?
Una forma d’arte che si sta appropriando legalmente e illegalmente dei luoghi invisibili delle nostre città.
Perché hai iniziato la tua attività di street artist?
L’arte è sempre stata la mia grande passione sin da quando ero bambino, ma nella mia vita ho avuto un percorso anomalo. Ho frequentato il liceo scientifico a Mesagne, in provincia di Brindisi, la mia città natale, e in seguito mi sono laureato in Architettura a Pescara, che adesso considero la mia seconda casa. Nel mentre, non ho mai smesso di dipingere e probabilmente la crisi che noi architetti abbiamo attraversato (e continuiamo ad attraversare) è stata per me come un trampolino di lancio per concentrarmi maggiormente su questa mia passione. Ho sempre sentito l’urgenza di esprimermi attraverso l’arte e un po’ alla volta ho iniziato a dedicarle sempre più tempo. Ho iniziato con supporti ben diversi dai muri, e il passaggio alle facciate dei palazzi è stato del tutto inaspettato. Da quel momento ho lavorato molto all’estero e sono stato protagonista di alcuni validissimi eventi italiani.
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Millo, Kremenchuk, Ucraina, 2017. Photocredits Millo (Francesco Camillo Giorgino) e Eleonora Avino
Che cos’è, per te, un muro?
È una grande tela bianca su cui poter esprimermi.
Che cos’è la creatività?
La capacità di trovare una realtà per le proprie fantasie.
E il talento?
Un dono innato.
Ci puoi spiegare nel dettaglio come lavori alle tue opere? Che tipo di tecniche utilizzi?
Sono solito realizzare le mie opere con l’aiuto di piattaforme aeree. Una volta a bordo, mi posiziono a metà della parete e, con una lunga asta alla cui estremità è attaccato un pennello, abbozzo con un grigio quasi impercettibile le figure dei miei personaggi, così da averli disposti nello spazio come immagino. Successivamente, a colori pieni, realizzo le ombre, i colori e il nero tutto rigorosamente a mano libera.
Come nasce un’idea? Che cos’è per te l’ispirazione?
Solitamente sono produttivo appena sveglio, giusto il tempo di metter sul fuoco il caffè e iniziare d’istinto a imprimere su un foglio le idee. La mia ispirazione è invece del tutto anomala, o forse normalissima, nasce dal mondo in cui vivo, dalle cose che vedo, che ascolto o leggo.
Qual è la prova del nove per capire se per te un’idea è buona o no?
Non ho prove del nove, ma ho una buona compagna di vita e alcune volte ne discutiamo; tendenzialmente mi chiedo se vorrei vedere a lungo l’immagine che creerò.
Quale messaggio vorresti arrivasse attraverso le tue opere? A cosa è dovuta la tua scelta prevalente del bianco e nero?
Non ho un messaggio unitario nelle mie opere, ogni opera porta con sé un messaggio diverso e creato appositamente per il luogo in cui si troverà. La scelta del nero è perché, nella sua pulizia e semplicità, ha sempre soddisfatto completamente la mia volontà espressiva.
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Millo, Helsinborg, Svezia, 2018. Photocredits Millo (Francesco Camillo Giorgino) e Eleonora Avino
Qual è, fra i tuoi lavori, quello a cui sei più legato?
Non ne ho uno in particolare. Ognuno di loro è per me unico e irripetibile e conservo, per ciascuno di essi, ricordi indelebili.
Collezioni qualche oggetto?
Posate e prevalentemente cucchiaini da caffè!
Quali altre passioni possiedi, oltre a quella artistica?
Sono molto appassionato di musica! Quindi amo moltissimo essere sempre aggiornato sulle nuove uscite musicali e viaggio con uno speaker da portare in quota mentre dipingo.
Parlando di Street Art, meglio l’Italia o l’estero?
L’Italia sta vivendo un periodo d’oro per la Street Art, leggermente in ritardo rispetto al resto del mondo. Personalmente ho lavorato moltissimo all’estero, ma ho partecipato a molti progetti anche in Italia e sono soddisfatto in ugual misura.
Ci puoi raccontare un aneddoto relativo alla realizzazione di una tua opera?
Prima di arrivare penso sempre che impiegherò più tempo del previsto e invece, molto spesso, porto a termine l’opera ancor prima di quanto deciso!
Che sensazione provi a essere “sotto gli occhi di tutti” mentre lavori?
Quando sono sospeso a dipingere è come se fossi in meditazione, non mi accorgo di essere in uno spazio pubblico con gli spettatori ed è un bene perché in realtà sono abbastanza timido!
Domanda finale: progetti per il futuro…
Prenderò parte ad alcuni progetti di Street Art in Europa durante l’estate
– Alessia Tommasini
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