Le sorprese dell’antico. Alla Galleria Nazionale dell’Umbria
La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, per gli amici GNU, mette in mostra una parte dei propri depositi. Per festeggiare i cent’anni del museo e raccontare i recenti restauri.
Sarà forse colpa dell’immagine finale de I predatori dell’arca perduta, con l’Arca dell’Alleanza stipata in un magazzino colmo di casse con sovrimpressa la scritta “top secret”. Fatto sta che pure i depositi dei grandi musei assumono talora coloriture complottistiche. Cosa sarà celato ai nostri occhi? Quali straordinari tesori sono nascosti? Ultima in ordine di tempo, la GNU – Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, diretta da Marco Pierini, ha deciso di svelare l’arcano. Con serietà filologica, un pizzico di festeggiamenti (per i cent’anni del museo) e una buona dose di orgoglio per i restauri appena terminati. Con il direttore abbiamo parlato della mostra che prosegue fino all’Epifania.
Quali fra le opere in mostra sono state sottoposte a interventi di restauro?
Su un totale di 103 opere, 39 sono state interessate da operazioni di restauro più o meno complesse. Tra queste vorrei ricordare almeno la grande tavola di Dono Doni con l’Immacolata concezione e la Madonna col Bambino del senese Lippo Vanni, che ha messo in luce una qualità pittorica straordinaria e un intervento integrativo della seconda metà dell’Ottocento realizzato con ogni probabilità dal pittore, collezionista ed erudito perugino Luigi Carattoli.
I restauri hanno fatto emergere dettagli importanti?
Un restauro importante è stato anche quello della Sacra Famiglia di Domenico Alfani, grazie al quale sono emerse con maggiore chiarezza le affinità dell’opera, già rilevate dalla critica, con la maniera di Raffaello. Infine una bellissima scultura cinquecentesca in terracotta, raffigurante Santa Caterina d’Alessandria, della quale è stata recuperata parte della policromia originale; nel corso del restauro è pure emersa una preghiera inserita dallo scultore all’altezza del busto della santa, destinata a rimanere nascosta.
In sintesi, cosa si intende per restauro conservativo? Perché capita ancora di vedere restauri che restituiscono opere “com’erano” con gran dibattiti al proposito?
Ormai si dovrebbe parlare solo di restauro conservativo, ovverosia di tutte quelle operazioni che hanno il fine di consolidare e preservare la materia (sia il supporto che la superficie) senza pretendere di ricostruire l’immagine originaria. Chiaramente le integrazioni sono concesse quando interessano piccole porzioni di superficie e sono deducibili dal contesto pittorico (vedi il prolungamento di una piega di una veste) o da precedente documentazione fotografica.
Che tipo di tecniche avete adottato e con quali tempistiche?
I restauratori che abbiamo interpellato hanno adottato tutti tecniche analoghe in principio, anche se leggermente diverse gli uni dagli altri nella pratica. Tutte le integrazioni sono comunque state realizzate ad acquerello ‒ quindi facilmente rimovibili ‒ e per le puliture è stato utilizzato in prevalenza gel. Non è stato impiegato alcun materiale che non possa essere rimosso.
Qual è il ruolo del deposito in un museo? Qualcuno addirittura propone di vendere cosa non possiamo esporre. È una proposta sensata?
I depositi di un museo sono luoghi che nell’immaginario collettivo prendono spesso la forma di polverosi magazzini pieni di opere meravigliose, più o meno colpevolmente sottratte alla vista del pubblico. Ma la realtà è un po’ diversa. Alcune, come le riserve delle squadre di calcio, siedono in panchina, pronte a entrare in campo in sostituzione di altre temporaneamente in prestito o in restauro, altre ancora aspettano la visita di studiosi e conoscitori che possano studiarle e meglio valorizzarle, altre infine – pur pregevoli, talvolta bellissime – portano su di sé troppe offese del tempo perché possano essere esposte al pubblico e debbono accontentarsi di qualche amicale visita degli addetti ai lavori, pronti a intenerirsi di fronte alla sfiorita bellezza che fu. Pertanto ogni opera ha diritto a essere ricoverata in sicurezza nei depositi dei musei, dai quali può essere tolta solo per essere esposta o restaurata. La proposta della vendita mi sembra una boutade di poco senso.
‒ Marco Enrico Giacomelli
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #12
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