Incursioni urbane. Parola al collettivo Sbagliato
Il collettivo nato nel 2011 grazie a tre architetti e designer romani descrive le origini di un progetto ideato per interagire con il tessuto della città.
Perché avete scelto questo nome?
Il nome rispecchia in parte l’azione che portiamo avanti: l’errore visivo dato da un elemento ha la proprietà di esistere realmente, anche se non è effettivamente presente in quel momento. Il tutto ha la finalità di creare interrogativi nel fruitore su quanto sia labile e soggettiva la realtà in cui vive.
Qual è stata l’urgenza che vi ha spinto a realizzare questo progetto collettivo?
Fin dall’inizio dei nostri percorsi di studio abbiamo avuto la necessità di interagire con il contesto urbano. In quel momento artisti già affermati lavoravano sulla città applicando le loro visioni e inserendole nello spazio che viviamo. Questo ha fatto diventare la città un nuovo tipo di supporto, noi però non volevamo lavorare “sopra” la città, la nostra volontà era quella di modificare la città stessa, cioè andare ad alterare i pieni e i vuoti del tessuto urbano. Per questo motivo abbiamo scelto l’architettura come macro tema della nostra ricerca, con lo scopo di modificarne i connotati della stessa e poter offrire nuove, possibili prospettive ai componenti di questa società.
Da cosa nasce la vostra idea di arte? Su cosa concentrate maggiormente la vostra ricerca artistica?
Non è facile rispondere a una domanda del genere. Da quando abbiamo iniziato la nostra idea di arte è sicuramente mutata e speriamo che muterà ancora in futuro per i nuovi stimoli a cui saremo sottoposti con il passare del tempo. Al momento possiamo dire che quello che vogliamo ottenere con i nostri lavori è definito da due componenti che devono rimanere in equilibrio tra loro: concetto ed estetica.
L’osservatore deve essere rapito dalle visioni (estetica) che produciamo e, una volta al loro interno, vorremmo che iniziasse a ragionare insieme a noi sull’idea del nostro lavoro (concetto).
Quali difficoltà riscontrate più frequentemente? E quali soluzioni adottate per far quadrare tutto?
Ormai lavoriamo da un po’ di anni, e una delle poche cose che abbiamo capito è che quando si incontrano troppe difficoltà per ottenere un qualsiasi risultato vuol dire che non è stato impostato il lavoro nel modo migliore. Quindi quello che proviamo a fare è ragionare il più possibile prima di iniziare e, nell’evenienza in cui dovessimo incontrare difficoltà durante un processo, mettiamo mano al nostro ingegno.
Come scegliete i soggetti?
La scelta dei soggetti non è mai facile. Nasce sicuramente dall’idea che vogliamo trasmettere, ma allo stesso tempo deve bilanciarsi con tanti altri fattori. Tra i più importanti ci sono il luogo e la sua anima, ma anche più semplicemente la forma che possiede.
Un errore da “non fare mai” in un progetto come il vostro?
Speriamo di non saperlo mai.
L’opera alla quale siete più legati?
Non c’è un’opera alla quale siamo più affezionati.
In che direzione va l’arte urbana in Italia, secondo voi? Non siamo in grado di avere una percezione reale di quale sia la direzione in cui sta andando l’arte urbana in Italia, forse anche perché ne siamo troppo all’interno e non riusciamo ad avere una visione completa. Vediamo continuamente persone esterne al nostro mondo che provano a definire lo stato di fatto dell’arte urbana italiana, ma quasi mai riescono a raccontare la complessità del momento.
Quello che possiamo dire è che, fortunatamente, si può notare una diminuzione di fenomeni legati al gigantismo (muralismo di grandi dimensioni) molte volte presentati come “riqualificazione urbana”, ma che presentano carenze dal punto di vista di ricerca e originalità.
Le istituzioni stanno avviando diverse iniziative: cosa manca ancora e cosa può e deve essere ancora fatto?
In passato abbiamo avuto la fortuna di relazionarci con delle istituzioni, ma abbiamo sempre riscontrato una certa lentezza degli addetti al settore nell’assorbire la molteplicità delle informazioni che si stanno producendo negli ultimi anni senza contare che da come viene presentato tutto questo fenomeno del muralismo a volte si può pensare che sia una novità di questi ultimi decenni, cosa assolutamente falsa.
A nostro parere, se vogliamo trovare delle novità artistiche in questo ultimo periodo, si può far riferimento al lavoro di ricerca che sta svolgendo Altrove a Catanzaro, cui abbiamo preso parte durante l’ultima edizione. Il tema era il Post Graffitismo, parola legata alla spinta creativa generazionale che riguarda questi ultimi vent’anni.
Sulle ultime iniziative che riguardano l’Italia non siamo troppo informati, ci fa piacere però vedere che ragazzi della nostra generazione si mettono insieme per organizzare eventi con contenuti che ci danno la possibilità di esprimerci, permettendo così di creare interazioni tra regioni diverse che amplificano quelle che sono le nostre intenzioni e iniziative. Buoni esempi di questo sono appunto i già citati ragazzi di Altrove, che da cinque anni portano contenuti seri in un teatro difficile come può essere la Calabria.
Progetti per il futuro?
Per il momento non possiamo anticipare nulla, quando sarà avrete sicuramente il modo di sapere a cosa stiamo lavorando.
‒ Alessia Tommasini
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