Osservatorio non profit. Il Colorificio

Vengono da Milano, dal Giambellino in particolare, e hanno vinto il concorso i9 alla fiera ArtVerona 2018, ovvero il premio al progetto più interessante proposto da una realtà indipendente. Qui ce lo raccontano loro stessi.

Il Colorificio è un collettivo curatoriale e uno spazio progetto fondato nel 2016 da Michele Bertolino, Bernardo Follini e Giulia Gregnanin, a cui poi si è unito Sebastiano Pala in veste di project manager. Con sede in un ex negozio di vernici situato nella periferia milanese del Giambellino, Il Colorificio nasce da un’esigenza di sperimentazione e di scambio aperto di teorie e pratiche artistiche e curatoriali.
Al momento lo spazio ha coinvolto, attraverso il format di mostre personali, gli artisti IOCOSE, Deniz Eroglu, Vasilis Papageorgiou (a cura di K-Gold Temporary Gallery), Marco Giordano, Michele Rizzo, Daria Blum (a cura di STIMULI) e Tamara MacArthur. A gennaio 2018 Il Colorificio è stato invitato a partecipare a un progetto off-site presso il Modern Institute di Glasgow, dal collettivo artistico TYVM – Thank You Very Much in residenza presso la galleria. Il progetto avanzato, dal titolo Temporary Office for Curatorial Consulting, riguardava l’istituzione di un fittizio ufficio di consulenza curatoriale che ripensasse l’intera proposta di mostra da parte di TYVM, (auto)criticando la visione unilaterale usualmente adoperata dal curatore.
Osservando la selezione di artisti presentati è facile notare come né circoscrizioni di gruppi generazionali né il disegno di una geografia italiana rappresentino bussole di ricerca; a guidare le scelte è piuttosto la costituzione di un universo di senso temporaneo, contestuale a specifiche urgenze. Il discorso scaturito dal continuo dialogo tra curatore e artista è poi sviluppato attraverso il dispositivo testuale. Il Colorificio, per ogni mostra o evento off-site, realizza piccole pubblicazioni che scandagliano la pratica dell’artista, spesso adattando lo stile di scrittura e il formato alle stesse ricerche.

MARCO GIORDANO AD ARTVERONA

L’impellenza emersa all’edizione 2018 di ArtVerona ha riguardato lo spazio pubblico e la conseguente riappropriazione di questo, anche considerati i recenti dibattiti politici che hanno coinvolto la città di Verona – si vedano i movimenti pro-life ed episodi di omofobia con esiti violenti, che manifestano la lenta e progressiva riduzione dell’agorá pubblica in celle di egoismi personali.
All’interno della sezione i9 dedicata agli spazi indipendenti, Il Colorificio ha presentato la performance di Marco Giordano dal titolo I’m Nobody! How are you?, dichiaratamente ispirata alla poesia di Emily Dickinson I’m Nobody! Who are you? (1861). L’azione ha previsto un’automobile che per tutti i giorni della fiera ha attraversato la città trasmettendo, tramite un megafono installato sul tettuccio, una poesia scritta dall’artista. La macchina viaggiava senza un itinerario prestabilito e si fermava a distribuire un’opera grafica riportante il testo della poesia, una risposta di Giordano alla sottrazione dalla sfera pubblica incarnata in Dickinson da una ranocchia che gracchia in uno stagno. A leggere il componimento era Priestess, giovane promessa del rap italiano, la cui voce superava potenzialmente qualsiasi divisione di generi e ruoli.

Marco Giordano, I'm Nobody! How are you, 2018. Performance. Courtesy l'artista e Il Colorificio, Milano. Photo Sebastiano Pala

Marco Giordano, I’m Nobody! How are you, 2018. Performance. Courtesy l’artista e Il Colorificio, Milano. Photo Sebastiano Pala

ANTI-PROPAGANDA

Uscendo dalla fiera, Giordano ha invertito il classico itinerario del pellegrinaggio artistico che vede il visitatore muoversi verso l’evento, offrendo un gesto di apertura e democratizzazione. Inoltre, la ripresa dell’immaginario e dei mezzi legati alla propaganda (la macchina, la voce trasmessa dal megafono, il volantinaggio) è stata evoluta in un movimento contrario: un’“anti-propaganda” dove non vi è nessuno da persuadere e a essere esibita è, paradossalmente, la fragilità che si nasconde dietro l’essere pubblici.
Paul B. Preciado, ne Il coraggio di essere sé (2014), ricorda che è possibile attuare una rivoluzione solamente riconoscendo la nostra fragilità. La proposta de Il Colorificio ha dunque voluto ribadire l’importanza, in questo momento storico, di puntare i piedi contro la demagogia e i turpiloqui. A superficiali soluzioni arrabbiate occorre contrapporre la complessità di indagine e, quindi, di comprensione del mondo. Occorre riallacciare i fili di razionalità singole affinché, attraverso la costruzione di uno spazio per il pensiero critico individuale, si possa ricostituire un pensiero critico collettivo.

Il Colorificio

www.ilcolorificio.org

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più