Grafica pisana. La voce di Palazzo Lanfranchi
Alice Tavoni è la referente delle collezioni per il Museo della Grafica, istituzione pisana ospitata a Palazzo Lanfranchi. Con lei abbiamo ragionato di storia, promozione e collaborazione nell’ambito dell’incisione.
Qual è il suo ruolo nella gestione del patrimonio documentario del museo?
Curo il patrimonio artistico e documentario e collaboro con il professor Alessandro Tosi (direttore scientifico del museo) alla realizzazione delle mostre, alcune delle quali ho curato in prima persona: ad esempio Dantesca. Motivi e suggestioni nella grafica contemporanea, che ha proposto un viaggio nell’immaginario dantesco attraverso l’esposizione di ottanta opere di grafica contemporanea e la proiezione di un video sul tema della memoria collettiva di Dante.
Come si colloca il museo nel panorama dei musei della città? Perché a Pisa sono così importanti l’incisione e la grafica?
Il Museo della Grafica, che fa parte del Sistema Museale di Ateneo, ha un ruolo particolarmente significativo non solo a livello cittadino, ma certamente nazionale e internazionale. Il museo, la cui attività è profondamente radicata nel territorio, conserva attualmente circa 13mila opere su carta di pregio straordinario. L’avventura ebbe inizio con l’istituzione nel 1958, per volontà di Carlo Ludovico Ragghianti, del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa. Alla Collezione Timpanaro (primo nucleo delle collezioni, che comprende anche le grafiche di Giovanni Fattori, Giorgio Morandi e Luigi Bartolini) si sono aggiunti, nei decenni successivi, doni di artisti del calibro di Giuseppe Capogrossi, Bruno Munari, Arnaldo e Giò Pomodoro, Pablo Picasso, Aligi Sassu, Emilio Vedova, per citare solo i nomi più noti al grande pubblico. Nel 2007 l’inaugurazione del Museo della Grafica ha dato inizio a una rinnovata scommessa che ha reso pubblicamente fruibili le collezioni. La figlia di Giulio Carlo Argan ha battezzato l’inaugurazione del museo donando un eccezionale nucleo di opere grafiche appartenute al padre.
Valuti il museo: quali sono i punti di forza e quelli su cui lavorare maggiormente?
A partire dal 2007 – anno di fondazione del Museo della Grafica – la nostra scommessa è stata quella di valorizzare e diffondere la cultura artistica, dalla grafica pura alla fotografia, attraverso la promozione di mostre di qualità, la collaborazione con le principali istituzioni che operano nel settore, l’organizzazione di incontri pubblici e di attività didattiche che prendono vita sia durante l’anno scolastico sia, con i campi estivi e invernali, nei periodi di vacanza. Il nostro desiderio è stato e tuttora è quello di rafforzare il rapporto con il pubblico, promuovendo la cultura attraverso iniziative di coinvolgimento su ampia scala. La sempre maggiore partecipazione dei visitatori ci incoraggia in questa avventura, portata avanti con molta passione da tutto lo staff museale.
Pisa offriva corsi di incisione tenuti da Furio de Denaro, all’Istituto d’arte Russoli, sostenuti anche dall’Università. Cosa è rimasto oggi di quell’attività formativa? Esistono ancora corsi, incontri, convegni sull’incisione?
Il nostro rapporto con Furio de Denaro ha costituito una fase di arricchimento eccezionale. L’esperienza dei corsi del Segno Inciso, che abbiamo in programma di riavviare a breve, ha permesso agli studenti di avvicinarsi all’arte dell’incisione sotto la guida e la supervisione di professionisti d’eccellenza. Poco dopo la scomparsa di Furio de Denaro [nel 2012, N.d.R.], il Museo della Grafica gli ha dedicato una grossa mostra dal titolo Furio de Denaro. Arte e scienza dell’incisione. Proprio il tema dell’incisione è naturalmente oggetto di frequenti incontri, tavole rotonde, presentazioni e convegni organizzati nella sede del Museo della Grafica.
Che rapporto avete con realtà storiche dell’incisione in Italia?
Con il Bisonte di Firenze – una tra le più prestigiose realtà a livello internazionale nel campo dell’incisione e della grafica – abbiamo un rapporto di strettissima collaborazione e di continuo scambio di idee e condivisione di progetti. Così come ci lega un rapporto storico con l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma.
‒ Silvia Scaravaggi
www.museodellagrafica.unipi.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46
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