La nuova sede milanese di Massimo De Carlo. Parola al gallerista
Massimo De Carlo racconta la nuova sede aperta a Milano, nella magnifica Casa Corbellini-Wassermann. Estendendo il discorso al mercato dell’arte.
Com’è arrivato alla decisione di trasferire la galleria da Lambrate a via Lombardia, nella casa Corbellini-Wassermann, capolavoro dell’architetto Piero Portaluppi?
Erano molti anni che cercavo un luogo che ci consentisse di uscire dallo stereotipo globalizzato della galleria d’arte e che avesse un’identità unica e distintiva. La prima volta che sono entrato a Casa Corbellini-Wassermann, una decina di anni fa, ho capito subito che avrebbe potuto essere di grande ispirazione per gli artisti, che sono molto più stimolati da un ambiente ricco di storia di quanto non lo siano in uno spazio ex-industriale. In effetti sono molti anni che ragiono sul tema degli spazi espositivi e un primo segnale di un cambiamento radicale l’avevo già dato un paio di anni fa con l’apertura della sede milanese di Palazzo Belgioioso, anch’essa fortemente connotata. È arrivato il momento di celebrare la fine della scatola bianca, del white cube, come unico segno architettonico delle gallerie e ritornare a pensare l’arte in un contesto.
Nella mostra MCMXXXIV, curata insieme a Francesco Bonami, ci sono opere d’arte contemporanea che dialogano con sculture e arredi del Ventennio. Come mai?
La mostra MCMXXXIV ha una narrativa trasversale, un gioco di ruolo in cui la casa si presta a essere iconografia e proiezione di impulsi e sentimento di epoche diverse, eppure allo stesso tempo molto simili. La mostra vuole essere un omaggio agli anni d’oro ma anche bui di Casa Corbellini-Wassermann e allo stesso tempo un primo passo importante per tessere gli inevitabili dialoghi che avverranno in questo luogo grazie alla voce degli artisti che rappresentiamo.
Parliamo di mercato. Quali sono i prezzi delle opere in mostra più interessanti?
La mostra presenta opere molto significative del trentennio che hanno quotazioni importanti come la Concezione di Wildt, una straordinaria mappa di Boetti del 1979 con prezzi che superano il milione di euro così come le sculture di Félix González-Torres. Tra gli artisti contemporanei della mostra citerei – soltanto per ragioni di attualità – le due artiste con cui lavoriamo che sono state invitate alla prossima edizione della Biennale di Venezia, Kaari Upson e Andra Ursuta, che hanno opere in mostra con quotazioni dai 35mila ai 65mila euro.
A quale tipologia di collezionisti intendete rivolgervi con questo nuovo spazio?
I nostri collezionisti affezionati sono rimasti molto colpiti dalla nuova sede appena inaugurata e sono felice di poter continuare con loro il percorso di costruzione di importanti collezioni d’arte contemporanea. Il nostro pubblico è globale e ci aspettiamo che il nostro nuovo spazio – con le sue qualità uniche – contribuisca a ribadire che le mostre sono la massima espressione della poetica di un artista e che le opere d’arte vanno viste dal vivo per apprezzarne tutte le loro qualità. Ma questo nuovo spazio è anche un gioiello restituito alla città e, come stanno dimostrando le migliaia di visitatori che varcano ogni giorno la sua soglia, c’è un interesse che va ben oltre i confini del sistema dell’arte. Questa è un’esperienza nuova per una galleria in Italia.
Qual è lo stato del mercato in Italia?
Abbastanza buono in questo momento, ma ovviamente oggi non si può che operare globalmente.
Lei ha due sedi a Milano, una a Londra e una a Hong Kong: una strategia imposta dal mercato globale?
Il mercato è globale da qualche decennio e certo impone regole e ritmo alla nostra attività. Al centro però ci sono sempre gli artisti e sono loro a dettare l’agenda di espansione della galleria; è sempre più presente nel sistema dell’arte l’idea che non ci siano confini e che ogni mercato abbia un suo collezionismo motivato e ambizioso. Per me è importante moltiplicare le possibilità di incontro internazionale ma anche mantenere solida la propria identità, la scelta di Casa Corbellini-Wassermann come quartier generale risponde anche a questa logica.
Qual è oggi la dimensione della sua azienda in termini di risorse umane e fatturato?
Negli ultimi dieci anni le dimensioni della galleria sono aumentate per rispondere all’esigenza di operare su più territori, certo, ma anche per cercare una specializzazione professionale maggiore nello staff, così da diventare più efficienti, più produttivi e più responsabili. La galleria ha uno staff di circa cinquanta persone (oltre il 60% sono donne e la media generale d’età è di 30 anni) suddivise nelle varie sedi.
Prossimi progetti?
Partecipiamo a molte fiere internazionali in questo periodo, tra cui TEFAF a Maastricht, Frieze a New York, Art Basel Hong Kong, miart, Art Cologne. Poi ci sono le mostre nelle gallerie, per citarne solo due: apriamo durante Art Basel Hong Kong una nuova grande installazione di Elmgreen & Dragset nei nostri spazi nel Pedder Building e a Milano, in Piazza Belgioioso, presenteremo le opere di Jennifer Guidi, un’artista di Los Angeles, con inaugurazione durante la settimana della fiera.
‒ Ludovico Pratesi
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