Morto lo studioso e storico dell’arte Ferdinando Bologna. Un ricordo
È scomparso lo storico dell’arte Ferdinando Bologna, tra i fondatori di Paragone. Un ricordo
“L’alone di ossequio deferente e vagamente commemorativo che accompagna la consuetudine di rendere omaggio in questa forma a studiosi di chiara fama non si attaglia infatti ai contorni che la figura di Bologna ha nella mente e negli stessi sentimenti di colleghi, amici e collaboratori, anche giovani, che […] restano ancora sorpresi dalle aperture innovative che ne scaturiscono e dai ripensamenti cui costringe”. A distanza di quasi venticinque anni (era il 1995), le parole di apertura agli studi Napoli, l’Europa dedicati a Ferdinando Bologna suonano, oggi, come un accorato elogio funebre. Si è spento qualche giorno fa nella sua casa natale di Ocre (L’Aquila), all’età di 93 anni, il grande storico dell’arte, professore emerito all’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma e docente di metodologia e storia della critica d’arte all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli.
IL PERCORSO DI BOLOGNA
Allievo a Roma di Pietro Toesca, Bologna esordì come giovane funzionario della Soprintendenza di Napoli, accanto a Raffaello Causa, con la storica rassegna “Sculture lignee della Campania” (1950). In quello stesso anno, fonda con Roberto Longhi la rivista “Paragone”, che si apre con i suoi primi importanti studi: quelli su Andrea Delitio e Saturnino Gatti, temi che corrono come filo mai reciso su tutta la sua attività di studio e conoscenza del territorio abruzzese, da anni abbandonato al sonno delle istituzioni. La visione storica, quasi a volo d’uccello, e la coscienza degli eventi politici, delle fonti letterarie e documentarie, costituiscono per lo studioso il fondamento per calare nel proprio tempo e comprendere le opere. “Prima conoscitori, sicuramente, ma per divenire storici”, scriveva lo stesso Bologna. Su questo supporto metodologico si fonda la sua intelligenza figurativa, che abbraccia come un grandangolo la storia dell’arte (e delle arti) dal Duecento al Settecento, fino al Novecento. È l’arte del Regno di Napoli, ne I pittori della corte angioina di Napoli, 1266-1414 (1969) e in Napoli e le rotte mediterranee della pittura, da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico (1977), così come nelle monografie su Francesco Solimena (1958) e Gaspare Traversi nell’Illuminismo europeo (1980), a essere l’oggetto analizzato sotto la lente meticolosa di Bologna.
LA QUESTIONE PARTENOPEA
Una questione, quella napoletana, per comprendere lo sviluppo di una storia che si fa mediterranea ed europea. In questa veduta ampliata, con aperture non comuni, Ferdinando Bologna si muove sui sui temi più disparati, Dalle arti minori all’industrial design. Storia di una ideologia (1972), a La coscienza storica dell’arte d’Italia (1982), il primo volume della collana da lui diretta “Storia dell’Arte in Italia”, edita per i tipi di UTET. Il suo impegno di ricerca, da allora fino agli ultimi anni, ha percorso instancabile ogni strada degna di essere battuta, nel segno di quell’apertura mentale che ha caratterizzato i suoi studi e che rappresenta l’insegnamento e, soprattutto, l’eredità difficile da raccogliere.
–Nicola Ciarlo
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