Arte, filosofia e didattica. Sono questi i tre “ingredienti” alla base di FilosofArte, la nuova collana di libri promossa dalla casa editrice Artebambini. Un modo per avvicinare i più giovani alla disciplina filosofica, come spiega l’autore Marco Dallari.
Con il volumetto Cos’è l’intenzionalità? prosegue la sua avventura editoriale con Artebambini e si lancia in una nuova sfida, quella di introdurre alla filosofia il pubblico dei più piccoli. Com’è nata la collana FilosofArte?
Il progetto è nato dalla collaborazione con due amici che, insieme a me, sono i responsabili scientifici della collana: Paola Ciarcià, storica dell’arte ed editrice, e Stefano Moriggi, filosofo della scienza presso l’Università di Milano Bicocca. Oltre ad assecondare la vocazione delle edizioni Artebambini, che già nel suo nome contiene l’arte visuale come ingrediente irrinunciabile dei suoi prodotti, l’idea che condividiamo è quella di dimostrare come la collaborazione di immagine e parola, soprattutto quando l’immagine e di qualità, consente di affrontare qualunque argomento e di esplorarlo meglio che se lo si facesse con le sole parole. E questo vale anche per la filosofia che per noi non è storia della filosofia, come invece fa la scuola italiana, ma pratica del filosofare, dell’esercitare il pensiero, del porsi domande e cercare di darsi delle risposte. D’altra parte molti studiosi, penso ad esempio agli americani Gottfried Boehm e William John Thomas Mitchell, ci dicono che stiamo vivendo una fase culturale di svolta iconica, un Iconic turn.
In cosa consiste?
Consiste nell’utilizzare in misura sempre maggiore il linguaggio delle immagini rispetto a quello delle parole, soprattutto da parte dei giovani, per pensare e comunicare in ragione della diffusione che i linguaggi iconici hanno avuto attraverso i media e la rete. Occorre allora non contrastare ma assecondare, da educatori, questa tendenza, sforzandosi però di fornire ai repertori dell’immaginario infantile e giovanile immagini di qualità che consentano di pensare e scambiare pensiero in modo non banale e stereotipato.
In che modo l’arte può tutto questo?
I prodotti degli artisti, a differenza di quanto potrebbe succedere per immagini costruite ad hoc, solo per aggiungere un rinforzo visivo a ciò che viene detto e scritto, contengono sempre un’ulteriorità di senso, uno spazio invisibile oltre al visibile, impongono non la semplice decodifica ma l’interpretazione, e questo stimola e sviluppa pensiero e sensibilità estetica. Se poi ogni volume presenta qualche proposta laboratoriale, grazie alla quale immagini e parole non vengono solo fruite e commentate ma anche prodotte, direi che siamo in piena maieutica socratica portata ai giorni nostri.
L’intenzionalità nella formulazione del fenomenologo Edmund Husserl è un omaggio al mio maestro, Piero Bertolini, al quale devo molto non solo per ciò che mi ha insegnato ma per come mi ha aiutato a trovare “la mia strada”, molto oltre le lezioni universitarie. Bertolini ha introdotto nella pedagogia il paradigma fenomenologico, e la parola intenzionalità ricorreva spesso nelle sue lezioni e nei suoi scritti.
Il pittore prescelto è Osvaldo Licini, che prende le sembianze di un omonimo bambino. Perché la scelta è caduta proprio su questo maestro del Novecento?
La scelta di Licini è dovuta all’amore che ho sempre provato per questo artista dalla cifra poetica intensa e delicata, immeritatamente non molto conosciuto, da quando me lo fece conoscere, qualche decennio fa, un caro amico: il pittore Franco Guerzoni. Poi la bravissima illustratrice Jole Savino ha creato un doppio-bambino dell’artista che dialoga con la luna da lui stesso dipinta, e da quel dialogo si definisce e si svela il concetto di intenzionalità.
Qual è il processo e il metodo per parlare al meglio la lingua dei lettori più piccoli, senza semplificare troppo la realtà, al contrario alimentandone curiosità e stupore?
Siamo convinti che partire da un racconto, anziché da un discorso argomentativo, sia il modo migliore per affrontare qualunque problema filosofico. D’altra parte uno degli intellettuali del Novecento che amo di più, Albert Camus, era convinto che il modo migliore di fare filosofia fosse scrivere un romanzo. E se questo può valere per gli adulti figuriamoci per i bambini. Ciascun libro contiene e conterrà brevi schede esplicative sui filosofi di riferimento, sugli artisti, sui concetti affrontati. Ma questo è apparato di contorno, serve ad attivare quel laboratorio del pensiero e della parola che è il dialogo. Al centro del progetto c’è e ci sarà sempre un racconto corredato di immagini. Non dimentichiamo che se un libro destinato agli adulti nella maggior parte dei casi ha una fruizione di tipo individuale, il libro per bambini necessita sempre di una mediazione. Per questo i nostri libri sono sempre pensati e realizzati come libri interattivi.
Ha già avuto modo di testare la reazione a questo libro o ha in mente di proporre le attività laboratori presenti nel volume anche in occasione di workshop e presentazioni? Cosa consiglia a docenti ed educatori che decideranno di adottarlo?
Ho avuto modo di presentare il libro e animare il laboratorio che contiene alla Collezione Guggenheim di Venezia, dove era allestita una splendida mostra antologica su Osvaldo Licini. È stata un’occasione unica e preziosa e ha funzionato molto bene. Poi ho ripetuto l’esperienza qualche altra volta e ho avuto anche l’opportunità di inventare un laboratorio ulteriore, consistente nel trasformare delle immagini della Luna “intenzionandola” fantasticamente, proprio come ha fatto Licini. Anche in relazione a questa esperienza il consiglio che do a chi vuole utilizzare questo volume e agli altri che seguiranno è non pensare che abbia una precisa destinazione di età. L’ossessione di accompagnare sempre gli albi illustrati con la destinazione a una fascia evolutiva circoscritta è una sciocchezza. Si può dire da che età partire, e nel nostro caso la fascia di partenza è quella della scuola primaria, ma da quell’età in poi l’utilizzazione non ha limiti, tant’è vero che ha avuto successo anche l’uso che ne ho fatto con adulti.
Cosa dobbiamo aspettarci nella prossima uscita della collana?
Sta uscendo il secondo volume della collana, dedicato alla macchina e ai problemi etici e filosofici comportati dall’automazione e dalla tecnica. Il racconto è stato scritto da Mauro Speraggi, e ancora una volta l’illustratrice Jole Savino ha incrociato le sue penne e i suoi pennelli con i ferri e gli ingranaggi delle macchine strampalate costruite dall’artista Jean Tinguely, mentre Stefano Moriggi ha scelto e presentato nelle schede d’accompagnamento, come filosofo di riferimento rispetto a questo tema, lo scienziato-filosofo Alan Touring.
Il prossimo, già quasi pronto, affronterà il tema della libertà utilizzando l’arte di Paul Klee. Poi si vedrà… Le idee non ci mancano.
– Annalisa Trasatti
Marco Dallari ‒ Cos’è l’intenzionalità? Guardando le opere di Osvaldo Licini
Artebambini, Bologna 2019
Pagg. 32, € 13,50
ISBN 8898645619
https://artebambini.it/
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