Genovese classe 1957, dall’estate del 2017 Giorgio Guglielmino è ambasciatore d’Italia nelle Filippine, dopo aver svolto il medesimo ruolo in Bangladesh. E colleziona arte contemporanea.
Qual è la tua opinione sul sistema dell’arte contemporanea a Manila?
La scena dell’arte contemporanea a Manila è in rapida espansione. Due dati in particolare mi hanno da subito colpito. In primis il numero di gallerie d’arte attive e la qualità delle loro strutture. Alcuni spazi sono talmente ben concepiti e realizzati – penso a Silverlens, Finale, Drawing Room e Art Informal – che potrebbero tranquillamente essere gallerie di New York o di Berlino. Il secondo dato positivo riguarda l’alta percentuale di vendite che le gallerie regolarmente registrano, segno di un nucleo crescente di collezionisti.
Qual è la posizione delle Filippine nel sistema dell’arte in Estremo Oriente?
L’importanza delle Filippine è in crescita e credo che la vera forza trainante – al di là delle gallerie e degli artisti – sia proprio il crescente numero di collezionisti che, oltre ad acquistare artisti locali, guardano con sempre maggiore attenzione al mercato asiatico e globale. Ho visto in collezioni private di Manila ragguardevoli lavori di importanti artisti asiatici come Takashi Murakami, ma anche di grandi artisti europei come Tracey Emin, Urs Fisher e Albert Oehlen.
In qualità di ambasciatore e collezionista, quali sono gli artisti e le situazioni più stimolanti della città?
Vi sono alcuni giovani che meritano grande attenzione e che potrebbero avere le carte in regola per essere apprezzati anche fuori dai confini nazionali. Penso ad esempio a Brisa Amir, a Jel Suarez (vincitrice dell’Embassy of Italy Award) e a Doktor Karayom, tutti e tre poco più che ventenni. Uno dei momenti di maggiore rilevanza per l’arte contemporanea nelle Filippine è senz’altro la Art Fair Philippines che si svolge a febbraio. Ma forse ancora più importante è la partecipazione delle principali gallerie d’arte di Manila a fiere all’estero. La fiera internazionale alla quale si attribuisce qui maggiore importanza è Art Basel Hong Kong, ma ad esempio la Galleria Silverlens nel 2018 ha partecipato alla nostra Artissima a Torino e alla fiera West Bund di Shanghai.
Nel tuo ruolo diplomatico che azioni intendi intraprendere per potenziare le relazioni culturali e artistiche tra le Filippine e l’Italia?
Ho istituito nel 2018 l’Embassy of Italy Award all’interno degli Ateneo Awards che sono i premi per giovani artisti e critici (sotto i 35 anni) più prestigiosi delle Filippine. Il premio consiste nell’acquisizione di un’opera nell’ottica di costituire negli anni una piccola ma significativa collezione di giovani artisti locali da esporre permanentemente in Ambasciata. Ritengo inoltre importante invitare con regolarità – due volte all’anno – personalità del mondo culturale italiano a svolgere una conferenza e una serie di paralleli incontri per instaurare uno scambio reciproco di conoscenze, idee e riflessioni sul mondo dell’arte contemporanea. Nel 2018 ho invitato Danilo Eccher, oltre a te. A febbraio è stata la volta di Laura Chiari, direttrice della Galleria Lorcan O’Neill di Roma, che ha illustrato il sistema delle gallerie in Italia e l’evolversi del lavoro del gallerista. A fine 2019 mi auguro di poter avere Anna Mattirolo.
Hai sviluppato progetti particolari in questa direzione?
L’intenzione è di ospitare mostre e/o eventi di grande rilievo. Ritengo infatti che non vi sia nulla di altrettanto importante per artisti, critici e per il pubblico in generale che vedere dal vivo le opere d’arte. Tutti siamo in grado di cercare su Google o di vedere su Instagram opere d’arte da tutto il mondo, ma niente eguaglia la sensazione di trovarci di fronte a un capolavoro. Sto quindi lavorando a una grande mostra degli artisti dell’Arte Povera e a un successivo evento di presentazione di artisti di grande talento appartenenti alla generazione successiva. E vorrei che fosse proprio Ludovico Pratesi a curare quest’ultimo progetto!
‒ Ludovico Pratesi
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #38
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