L’artista globetrotter. Intervista a Stefano Cagol

Continua la nostra inchiesta su come “campano” gli artisti. Questa volta la parola va a Stefano Cagol, artista viaggiatore.

Come vivono gli artisti? Quali sono le loro fonti di reddito più ricorrenti?
Non ci sono regole. Nel mio caso si tratta di un equilibrio tra il supporto da fondazioni, musei, premi, residenze e da mecenati, collezionisti, galleristi, ma anche sostegno e realizzazioni con la sfera pubblica.

Com’è dal tuo punto di vista l’attuale situazione di mercato?
Come artista non mi occupo del mercato, penso alle mie idee e mi dedico esclusivamente ai miei progetti. Spesso il mercato è alquanto distante dall’arte, per ovvie ragioni, soggetto a speculazioni economiche e mode, entrambe passeggere – l’artista e l’arte restano.

Com’è cambiato rispetto a quando hai cominciato a lavorare?
Sicuramente le fiere e la loro proliferazione stanno influenzando il mercato e la produzione, la fenomenologia di opere realizzate appositamente per le fiere è notevole e alquanto decadente per l’arte e gli artisti. Le gallerie e gli artisti sono obbligati a questo gioco; i collezionisti, a ruota, godono di questa situazione da shopping center. Al momento m’impegno davvero poco sulle fiere. Preferisco indubbiamente il formato delle biennali, che permettono una maggiore libertà di ricerca.

Stefano Cagol, novembre 2018. OFF Biennale Cairo

Stefano Cagol, novembre 2018. OFF Biennale Cairo

Cosa vorresti dal sistema dell’arte? 
Il sistema è in continua evoluzione, ci sono abituato e utilizzo quello che è necessario e che mi serve. Lavorando continuativamente in più nazioni, non sento gravi mancanze, perché quello che riesco a ricevere si completa proprio cogliendo le diverse opportunità da più sistemi diversi. Se il mio sistema di riferimento fosse solo quello italiano, di certo non sarebbe la stessa cosa.

Cosa manca in Italia che altri Paesi hanno (e viceversa)?
L’Italia è unica, speciale e ricchissima. Sopraffatta dalla sua bellezza, non è mai troppo convinta del suo contemporaneo, che invece potrebbe tranquillamente sposarsi alla storia ed evolvere in modo stupefacente. Proprio per questo l’estero spesso è più leggero, libero, sincero. Ma forse anche questo in Italia potrebbe cambiare con le nuove generazioni.

Stefano Cagol, The Ice Monolith, 2013. Riva Ca’ di Dio, Venezia 2013. Maldives Pavilion, 55. Biennale di Venezia

Stefano Cagol, The Ice Monolith, 2013. Riva Ca’ di Dio, Venezia 2013. Maldives Pavilion, 55. Biennale di Venezia

Che ruolo ha la residenza nell’economia sia intellettuale che pratica di un artista?
Sono momenti veramente importanti di confronto e ricerca, oltre al fatto di offrirti un periodo di sostentamento e quindi di tranquillità. Tutte le residenze mi hanno lasciato un segno e ancora contribuiscono al mio lavoro, sono tutti semi che continuano a crescere negli anni.

Come riesce un artista a gestire la vita privata e il rapporto con la famiglia?
Un artista deve modellare la vita privata sulla propria attività, nel mio caso quindi flessibile, senza impegni che ti leghino a un luogo in modo eccessivo. Mia moglie, critica e curatrice, scrivendo è anche lei flessibile e può spesso seguirmi. Vanno evitati, ad esempio, ruoli continuativi d’insegnamento, che compromettono inesorabilmente il tempo e l’energia. A parte qualche breve e speciale occasione.

Santa Nastro

www.stefanocagol.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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