Pittura lingua viva. Parola a Marta Spagnoli
Viva, morta o X? 43esimo appuntamento con la rubrica dedicata alla pittura contemporanea in tutte le sue declinazioni e sfaccettature attraverso le voci di alcuni dei più interessanti artisti italiani: dalla pittura “espansa” alla pittura pittura, dalle contaminazioni e slittamenti disciplinari al dialogo con il fumetto e l’illustrazione fino alla rilettura e stravolgimento di tecniche e iconografie della tradizione.
Marta Spagnoli (Verona, 1994) vive e lavora a Venezia, dove sta ultimando gli studi presso l’Accademia di Belle arti. È Membro di Fondazione Malutta. Nel 2019 è vincitrice del 3° Premio della 102ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Tra le mostre personali e collettive: Art Zagreb, Zagabria, 2019; Immersione Libera, Palazzina dei Bagni Misteriosi, Milano, 2019; 102ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di San Marco, Venezia, 2019; Braintooling, Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore, 2018; Progettoborca, residenza per Dolomiti Contemporanee presso l’ex Villaggio Eni, Borca Di Cadore, 2018; Opera Prima, spazio ASP-ITIS, Trieste, 2018; Collezione Malutta + Black Market, Galleria Monitor, Roma, 2017; PersonaliNI, Finestra Illuminata, Venezia, 2016.
Come ti sei avvicinata alla pittura e che ruolo ha il disegno nella tua pratica e in relazione alle tue opere?
Ho cominciato a studiare pittura a Venezia sei anni fa. Il disegno è cruciale: è una pratica costante da sempre, fin da piccola, quotidianamente, mi sono sdraiata sul pavimento a disegnare.
Quali sono i maestri e gli artisti cui guardi?
Recentemente ho guardato ad artisti come Enzo Cucchi e Nancy Spero.
Astrazione e figurazione: dove finisce una e inizia l’altra?
Penso si parli quasi sempre di una estrazione dalla realtà.
Cosa rappresenta per te la tela?
Un vuoto e uno spazio, come un grande pavimento su cui lavoro. Mi piace iniziare orizzontalmente, quasi sempre e sovente muovere la superficie, gettando e lavando via colore senza avere il totale controllo dei limiti nell’impostare l’immagine.
Come si è trasformato nel tempo il tuo lavoro?
È sempre più esplicito e le intenzioni crescono e si direzionano rispetto a quello che voglio dichiarare, la narrazione in particolare.
Affermi che la tua ricerca è basata sulla pratica del segnare come “prima azione naturale”…
Posso dire che è il mio punto di partenza. Il segnare comprende il segno, appunto, che può diventare rappresentativo di qualcosa oppure no, la macchia, la pennellata. Tutto questo e altro è segnare, un’azione che risulta un naturale “fare” ed è indispensabile alla rielaborazione della realtà secondo una personale riscrittura. Non avere praticamente mai immagini preparatorie per le successive e il non premeditare tecniche o supporti fa sì che ogni intervento vorrebbe essere sempre intenzionale, perentorio e ponderato.
Perché questa insistenza sul segno, sulla traccia?
Un segno è un moto visibile, una traccia è un indizio, un manifesto di intento. Soddisfa la mia necessità di individuare una radice, un filo esauriente.
Da quali immagini/repertori iconografici attingi? Che ruolo svolge la fotografia?
Ho forti interessi per la natura e le forme naturali, ricerco quello che mi circonda, tra l’animale e l’umano. Per il momento il campo di interesse più specifico è l’uomo e la sua dimensione mitica. Mi muovo e attingo piuttosto liberamente tra rappresentazioni dell’antico, molte foto naturalistiche, illustrazioni scientifiche, immagini attuali o meno (non potrei mai dire di avere categorie confinate e precise dalle quali attingo): un personale Bilderatlas, per dirla alla Warburg, dove seleziono e raccolgo una serie di ritagli e frammenti a supporto del mio immaginario. Mi servo della fotografia quando penso a un soggetto e ne ricerco l’immagine che ho la necessità di restituire con unitarietà. La sto introducendo da poco. Spesso, immagini e disegni scaturiscono da una personale ricostruzione. La fotografia è un mezzo che sembra apportare un grande impatto al mio lavoro e mi interrogo su come direzionarlo anche grazie a questo ausilio.
Forme e contenuto: come dialogano nel tuo lavoro? Il frammento cosa rappresenta per te?
Ogni forma ha contenuto ed è portatrice di valori, è parte di un’universalità condivisa: forma e contenuto sono per me inscindibili. Il frammento è una fonte primaria, una sospensione dall’appartenenza a una forma unitaria. Non lo ripropongo con l’accezione originaria ma non ne stravolgo il contenuto, questo si apre a nuovi livelli di lettura e interpretazione. Quando la partenza è il frammento, una particella preziosa dalla carica evocativa, ricostruisco attivamente una tessitura senza gerarchie di segni, figure o macchie, dove le ipotesi che formulo sono in continuo processo di significazione della narrazione; possediamo strumenti molto potenti che hanno a che fare con l’immaginazione. La narrazione in questo modo emerge da sé, nel dialogo fra tutti gli elementi, liberamente.
Parlavi dell’antico. Cosa rappresentano il passato, la Storia e la memoria per te?
L’immagine è il luogo in cui più direttamente precipitano e si condensano l’impressione e la memoria degli eventi. Ecco che allora il mio interesse è per il passato, la Storia e la memoria in termini visivi di temi ed espressioni dell’avvicendarsi umano e del vivente. La memoria personale non è un punto di partenza del mio lavoro.
Quanto conta la tecnica?
Conta per portare il lavoro al risultato auspicato: un’intensificazione della realtà.
Ci sono formati o tecniche che prediligi?
Il grande formato.
La tua è una pittura lenta o veloce?
Veloce forse no, anche se devo dire che ogni lavoro ha una storia a sé, in ogni caso ritengo sia importante darsi dei tempi.
Cosa è per te l’emozione?
Spontaneità ed emotività sono forse elementi di disturbo, o quantomeno non possono restare decisivi nel lavoro. Le emozioni sono un effettivo nucleo di partenza, a differenza dei concetti da cui non parto quasi mai, ma non è mia intenzione restare in una sfera soggettiva.
Spesso le tue opere sembrano delle mappe. Collegandosi al precedente discorso sulle emozioni, si potrebbe in qualche modo applicare il concetto di cartografia emozionale?
Le immagini sono sicuramente manifestazioni di una parte emozionale, un potere formativo utile allo sviluppo della complessità e delle possibilità di lettura di un’opera.
Lavori in studio?
Sì, ma ultimamente alcuni lavori li porto avanti ovunque.
Il cinema, la musica, la letteratura influiscono sui tuoi lavori e sulla tua poetica?
Prevalentemente la letteratura. Roberto Calasso, per la sua capacità di far dialogare in modi sempre sorprendenti culture, storie, epoche e generi letterari, è per me fonte inesauribile di spunti.
Perché fare pittura oggi?
Ieri, oggi, domani, è un “fare” che seguirà passo passo l’uomo, a spasso nel tempo.
Cosa pensi della scena della pittura italiana contemporanea?
Trovo che ci siano molte proposte e ne sto scoprendo sempre di più. Conosco bene il panorama veneziano da cui provengo e lo trovo piuttosto vivo e dinamico.
‒ Damiano Gullì
Pittura lingua viva #1 ‒ Gabriele Picco
Pittura lingua viva #2 ‒ Angelo Mosca
Pittura lingua viva #3 ‒ Gianluca Concialdi
Pittura lingua viva #4 – Michele Tocca
Pittura lingua viva #5 ‒ Lorenza Boisi
Pittura lingua viva#6 ‒ Patrizio Di Massimo
Pittura lingua viva#7 ‒ Fulvia Mendini
Pittura lingua viva#8 ‒ Valentina D’Amaro
Pittura lingua viva#9 ‒ Angelo Sarleti
Pittura lingua viva#10 ‒ Andrea Kvas
Pittura lingua viva#11 ‒ Giuliana Rosso
Pittura lingua viva#12 ‒ Marta Mancini
Pittura lingua viva #13 ‒ Francesco Lauretta
Pittura lingua viva #14 ‒ Gianluca Di Pasquale
Pittura lingua viva #15 ‒ Beatrice Meoni
Pittura lingua viva #16 ‒ Marta Sforni
Pittura lingua viva #17 ‒ Romina Bassu
Pittura lingua viva #18 ‒ Giulio Frigo
Pittura lingua viva #19 ‒ Vera Portatadino
Pittura lingua viva #20 ‒ Guglielmo Castelli
Pittura lingua viva #21 ‒ Riccardo Baruzzi
Pittura lingua viva #22 ‒ Gianni Politi
Pittura lingua viva #23 ‒ Sofia Silva
Pittura lingua viva #24 ‒ Thomas Berra
Pittura lingua viva #25 ‒ Giulio Saverio Rossi
Pittura lingua viva #26 ‒ Alessandro Scarabello
Pittura lingua viva #27 ‒ Marco Bongiorni
Pittura lingua viva #28 ‒ Pesce Kethe
Pittura lingua viva #29 ‒ Manuele Cerutti
Pittura lingua viva #30 ‒ Jacopo Casadei
Pittura lingua viva #31 ‒ Gianluca Capozzi
Pittura lingua viva #32 ‒ Alessandra Mancini
Pittura lingua viva #33 ‒ Rudy Cremonini
Pittura lingua viva #34 ‒ Nazzarena Poli Maramotti
Pittura lingua viva #35 – Vincenzo Ferrara
Pittura lingua viva #36 – Luca Bertolo
Pittura lingua viva #37 – Alice Visentin
Pittura lingua viva #38 – Thomas Braida
Pittura lingua viva #39 – Andrea Carpita
Pittura lingua viva #40 – Valerio Nicolai
Pittura lingua viva #41 – Maurizio Bongiovanni
Pittura lingua viva #42 – Elisa Filomena
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