Voci dalla Serbia #1. Intervista a Jan Eugster, l’artigiano-gallerista

Prosegue il nostro reportage da Belgrado. A prendere la parola è il gallerista Jan Eugster.

Arriva da San Gallo, in Svizzera, ed è il fondatore di un’azienda che dal 2008 produce opere per artisti. Da circa tre anni ha aperto una galleria a Berlino. Figura piuttosto inedita, quella dell’artigiano-gallerista. Ma Jan Eugster ha le idee molto chiare.

Perché hai deciso di aprire la tua attività come gallerista a Belgrado?
Più di dieci anni fa ho aperto una filiale a Belgrado della mia azienda che produce opere per Rudolf Stingel, Piero Golia, John Henderson, Scott Myles e molti altri. Questo mi ha dato l’opportunità di visitare molte mostre, ho incontrato alcuni artisti notevoli e ho constatato che nessuna galleria locale stava sfruttando il loro potenziale. Come precedentemente per le scene di Dresda o della Scozia, i Balcani sono la prossima scoperta e Belgrado ne è la capitale: questo mi ha convinto ad avviare la galleria, i cui artisti hanno il privilegio di utilizzare il supporto della mia azienda e il mio know-how.

Qual è lo statement della tua galleria?
Il nostro obiettivo è seguire e allo stesso tempo contribuire allo sviluppo della scena artistica locale. Ci concentriamo su artisti di generazione intermedia, ma prestiamo grande attenzione anche ai più giovani, tra cui gli studenti, le cui pratiche sono ancora in fase di maturazione. Crediamo nel valore dello scambio culturale, per questo promuoviamo le collaborazioni internazionali, soprattutto in un contesto geopolitico come quello serbo, molto specifico essendo in territorio europeo, ma non facente parte dell’EU.

Quali i criteri delle selezioni curatoriali?
Qualità e urgenza: lavoriamo sulle priorità e ci adoperiamo a coltivare le carriere dei nostri artisti.

Emir Šehanović, The World was to me a secret which I desired to Divine, 2019, installation view at Eugster __ Belgrade, Belgrado 2019

Emir Šehanović, The World was to me a secret which I desired to Divine, 2019, installation view at Eugster __ Belgrade, Belgrado 2019

Cosa manca in Serbia per quanto riguarda l’arte contemporanea?
Il popolo serbo ha attraversato difficili transizioni negli ultimi trent’anni, finanziariamente, esistenzialmente e culturalmente. Di conseguenza, si è attenuato l’interesse per l’arte e le altre attività di élite. Ciò ha disconnesso questa regione dalla scena artistica internazionale e il pubblico locale dall’arte contemporanea. Di contro, ha creato argomenti interessanti per la riflessione. Negli ultimi anni c’è stato un reale interesse da parte del governo per riconnettersi all’arte internazionale. La riapertura del MoCAB, il Salone di Ottobre dell’anno scorso a cura di Danielle & Gunnar Kvaran e quella del prossimo anno di Ilaria Marotta e Andrea Baccin descrivono questa condizione.

Cosa manca ancora?
Mancano collezioni pubbliche e private, e un lavoro istituzionale per supportare artisti e gallerie. Banche, assicurazioni e grandi aziende spesso acquistano opere decorative senza una buona consulenza, mentre gli artisti talentuosi vendono a collezioni internazionali.

I nuovi business internazionali potrebbero promuovere il mercato dell’arte o, in un territorio complesso come i Balcani, potrebbero rovinarne la creatività?
Il denaro o il mercato non possono rovinare la creatività nell’arte. È vero che, nella vita, senza soldi è necessario trovare soluzioni creative per risolvere i problemi legati alla sopravvivenza, ma il valore di un’opera d’arte prende vita dal corpo del suo contesto, non dalle soluzioni creative per risolvere un problema.

Zara Audiello

https://www.eugster-belgrade.com/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #51

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Zara Audiello

Zara Audiello

Laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza nel 2003 e Master in Educazione Interculturale, Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Università degli Studi Roma Tre, nel 2005. Rispettivamente nel 2007 e nel 2009 frequenta il Corso per…

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