Riorganizzazione dell’Accademia di San Luca a Roma. Intervista al presidente Francesco Cellini
Una nuova veste contraddistingue l’Accademia di San Luca a Roma: sale rinnovate e un inedito allestimento dei capolavori custoditi dalla sede capitolina. Ne abbiamo parlato con il presidente Francesco Cellini.
In occasione della mostra Entrare nell’opera di Giovanni Anselmo l’Accademia di San Luca si presenta con una veste del tutto nuova: le rinnovate sale si arricchiscono di nuovi importanti capolavori. Con quale logica è stato eseguito l’allestimento degli spazi?
Abbiamo avviato una ristrutturazione recente degli spazi per rinnovare un po’ l’ordinamento. Il criterio usato è quello dei lasciti: l’Accademia ha ricevuto importanti donazioni da parte di alcuni collezionisti storici tra il Settecento e l’Ottocento, ma anche più antiche. In gran parte questo ha permesso di esporre, con criterio scientifico, numerosi quadri di altissima qualità che erano in deposito, comprendendo alcuni nomi clamorosi come: Anton van Dyck, Pieter Paul Rubens, Giovan Battista Piazzetta, Pierre Subleyras, i due Cortona … e poi un dipinto di Peter Roos, un quadro fiammingo di Michael Sweerts , i tre bozzetti in terracotta di Danti, Bernini e Giambologna ‒ che erano esposti anche precedentemente ma stavano all’interno di spazi visitabili solo dagli studiosi. Abbiamo in qualche modo forzato la mano rimpolpando la Galleria con i nostri capolavori, cercando di salvare i criteri originali ma applicando una dovuta sintesi, poiché in realtà potremmo fare un museo grande dieci volte tanto.
Dunque l’Accademia possiede numerosi altri capolavori in deposito?
Abbiamo millecinquecento quadri in deposito, questo è il dato, oltre a possedere un numero di sculture quasi infinito.
Rispetto al patrimonio che possiede l’Accademia, quante opere hanno potuto ospitare le sale espositive?
Nella prima sala abbiamo voluto riassumere brevemente le attività di concorso raggruppando una serie di ritratti di accademici. Ce ne sono circa cinquanta, noi ne abbiamo settecento.
Poi ci sono numerose terrecotte ‒ che sono risultati dei concorsi di scultura ‒ e altri gruppi scultorei ‒ anche quelli risultati di donazioni o di concorsi. Le otto terrecotte che abbiamo allestito nella prima sala corrispondono a un complessivo numero di terrecotte superiore a settanta. I quadri dei concorsi sono un’infinità, i disegni dei concorsi sono per l’architettura tremila e per la figura più di tremila, ne abbiamo esposti solo due. Dunque la prima sala è già una sintesi estrema, un distillato. La seconda sala, dalle dimensioni ridotte, verrà utilizzata a rotazione e sarà dedicata ai disegni e alle stampe. Ora ci sono dieci stampe di Canova su un patrimonio di circa ventimila pezzi. I quadri che abbiamo esposto all’interno delle sale a seguire sono circa settanta, su millecinquecento. Per quanto riguarda l’ultima sala, al termine della mostra di Giovanni Anselmo raccoglieremo una ristrettissima rappresentanza di opere del Novecento (Balla, Mancini…). La verità è che noi non possiamo far altro che esporre una selezione molto ristretta di quello che abbiamo, però comunque riteniamo che sia giusto esporli.
Vista la quantità di opere che meriterebbero di essere mostrate, avete previsto un riallestimento degli spazi che possa consentire l’esposizione della restante collezione?
Dove possibile sì, molte cose si cambiano anche perché, vista la ricchezza del nostro patrimonio, ci vengono richiesti dei prestiti. Ultimamente abbiamo fatto un prestito di trentasei pezzi per l’allestimento della mostra di Canova: due importanti sculture, disegni, quadri, ritratti e documenti. Abbiamo una galleria piccola, densa, che è un concentrato del patrimonio dell’Accademia. Essendo così grande il patrimonio, è soggetto a continue richieste di prestito da parte di mostre, musei, gallerie e noi cercheremo di farlo circolare. Un’operazione costosa ma giusta.
Si può dire la stessa cosa della vostra biblioteca?
A Roma ci sono biblioteche ben più grandi, abbiamo però un’importante collezione di libri antichi. È una biblioteca aggiornata, nei limiti del possibile, al contemporaneo. Dal punto di vista di uno studioso è preziosa perché comprende una biblioteca storica intatta ‒ la Biblioteca Sarti ‒ ceduta a noi nell’Ottocento.
Un patrimonio simile necessita di una conservazione molto attenta.
È necessario restaurarlo, monitorarlo, ma anche renderlo accessibile agli studiosi.
Ci auguriamo che, nonostante tutto, l’Accademia possa continuare a garantire un ingresso gratuito.
Siamo molto perplessi. L’ingresso, da sempre, storicamente e tuttora, è gratuito, anche alle mostre. Il dubbio di metterci un biglietto, molto modesto, però c’è. Non so se sia giusto o no, è una discussione che stiamo facendo in questi giorni. Sarebbe un grande sostegno.
Cosa dire riguardo ai libri prodotti dall’Accademia di San Luca?
Da qualche anno abbiamo cominciato a fare gli editori e inviamo i nostri libri alle biblioteche di tutto il mondo gratuitamente per promuovere la diffusione della cultura, però abbiamo anche aperto un piccolo negozio all’interno dell’Accademia per poterli vendere a un prezzo ragionevole. Non abbiamo una vastissima produzione editoriale, sono circa cinquanta titoli, però sono proprio nostri.
Archivio, galleria, biblioteca, casa editrice. Un luogo eterogeneo che annualmente, dal 1948, designa per il “Premio Presidente della Repubblica” un pittore, uno scultore o un architetto. Quest’anno l’Accademia di San Luca ha consegnato a Giovanni Anselmo il “Premio Presidente della Repubblica 2016” per la Scultura. Chi sarà il prossimo artista a ricevere il premio?
Il “Premio Presidente della Repubblica” è un premio che viene consegnato a un eminente artista che opera nel campo della pittura, della scultura o dell’architettura. Due anni fa l’Accademia si è riunita e ha deciso, per l’ambito della scultura, l’artista Giovanni Anselmo. Una scelta a ragion veduta che cade su un artista di grandissimo rilievo che ha portato avanti il suo lavoro, dagli Anni Settanta in poi, con grande coerenza. Abbiamo voluto ospitarlo con una mostra cercando di farne una non celebrativa ma critica. Lo faremo anche in autunno per l’architetto che abbiamo nominato l’anno scorso, Renato Rizzi. Le mostre di architettura sono meno clamorose, è un po’ più difficile esporre architettura ma sarà una bella mostra, ne parleremo quando sarà il momento.
È utile anche capire come funziona la presidenza.
L’Accademia di San Luca si regge su tre classi. Anche se adesso è difficile distinguere uno scultore da un pittore, teoricamente l’Accademia è formata da trenta pittori, trenta scultori e trenta architetti. L’intenzione dell’Accademia è sostenere la parità dei diritti, per questo motivo viene eletto un presidente a turno ma, per garantire questo principio di parità tra le arti, c’è anche un vicepresidente entrante eletto e un vicepresidente uscente.
Questo principio di parità viene applicato anche per ciò che riguarda l’elezione di un presidente donna alternativamente?
Non sono per ora state elette presidenti donne, però ce ne sono parecchie all’interno dell’organico, maggiormente sul campo della pittura e della scultura. Ci saranno di nuovo le elezioni e ci sono alcune candidate donne, non è semplice.
C’è da dire inoltre che, mentre nel campo delle arti le donne, dal Novecento in poi, sono entrate prepotentemente, in architettura il numero di donne è abbastanza limitato. A parte Zaha Hadid, che è stato un clamoroso caso recente, in realtà è una professione che ancora ha un maschilismo endemico. C’è molta diffidenza, esiste un radicato pregiudizio, in Italia soprattutto. Un’architetta come Lina Bo Bardi se ne è dovuta andare in Brasile per rivelarsi come un genio dell’architettura. Le donne operanti in Italia in questo settore sono poche rispetto a un panorama di architetti maschi abbastanza numeroso, anche se non brillantissimo ormai.
‒ Donatella Giordano
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