Arte e impresa. L’esempio della piattaforma Copernico
Intervista a Giorgia Sarti, art specialist alla guida di Copernico, la piattaforma che punta a rinsaldare il dialogo fra arte e impresa. Offrendo spazi e luoghi di lavori ai professionisti del settore.
Nata per l’appunto a Via Copernico a Milano (non lontano dalla Stazione Centrale), la società Copernico fa parte di quel gruppo di realtà italiane che stanno innovando i format dei posti di lavoro. Non semplicemente un coworking, ma un modo nuovo, agile, smart di ospitare aziende piccole e medie. Copernico poi, assegnando la responsabilità del progetto alla ex gallerista Giorgia Sarti, ha deciso di muoversi anche sull’arte. Sfruttando alcune aree della propria sede come spazi espositivi. Il progetto si chiama Art Journey e in questa intervista Giorgia Sarti ce lo spiega.
Primo doveroso chiarimento per i lettori che non lo sapessero: in breve, cosa è Copernico?
Copernico è una rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi che favoriscono lo smart working e la crescita professionale e di business di freelance, professionisti, start-up e aziende, grazie alla condivisione di risorse, conoscenza, alla contaminazione di idee e networking. Sono oltre 6000 i professionisti che utilizzano quotidianamente gli spazi di Copernico come sede di lavoro e luogo preferenziale per meeting e organizzazione di eventi. Da quando è nato, il nostro Gruppo ha contribuito a creare un nuovo orizzonte lavorativo più dinamico, più flessibile e più connesso.
Come è nato il progetto Art Journey di Copernico?
Il progetto Art Journey nasce nel 2019 ed è un percorso che ho concepito e sviluppato per Copernico, per le sue caratteristiche e peculiarità e rientra all’interno di una ricerca sulle connessioni tra arte e impresa di più ampio respiro, che ho intrapreso nel 2011 a Bologna e proseguito dal 2015 a Milano.
Art Journey è un’iniziativa che consolida un percorso di esplorazione delle interconnessioni tra l’arte e il mondo del lavoro avviato con Copernico nel 2016 con Marta Menegon e Silvia Rosini all’interno del progetto Whitelight Art Gallery, nata proprio tra le mura di Copernico Milano Centrale, e terminato nel 2018. Dal 2019 il progetto cambia sostanzialmente modello e da attività di galleria si trasforma in percorso culturale in cui gallerie, operatori e imprese diventano partner e parte attiva nella realizzazione e svolgimento delle mostre.
Con Art Journey Copernico ha aperto la porta a una nuova forma di sinergia arte-business. Non solo arte per l’impresa ma impresa che si offre all’arte, in una forma di apertura straordinaria senza fini di lucro, dove il fine rientra in una logica di un vivere migliore all’interno del luogo di lavoro.
Come sono andati i primi mesi di Art Journey? Quali feedback ne avete ricavato?
I primi mesi sono stati all’altezza delle aspettative. I feedback al momento sono positivi. Sono piaciute molto le proposte artistiche, ma anche l’organizzazione e la modalità di inserimento di percorsi legati all’arte all’interno di spazi di lavoro. Sono stati molto apprezzati i talk come momento di approfondimento e arricchimento personale.
Ambite a stare al confine tra arte, cultura, business e lavoro. Quale mostra possiamo citare tra quelle già svolte che ha centrato in maniera più piena il tema e l’identità del progetto?
Più che citare una mostra preferirei citare il percorso. Non vi è una mostra più significativa di altre, ma è l’insieme delle proposte che determina l’identità del progetto. Le sedi sono varie e diverse tra loro e le esposizioni vengono studiate per dialogare con lo spazio e il pubblico che lo frequenta. Abbiamo spazi a Milano, Torino, Roma e a breve anche a Bologna, Varese, Cagliari e Trieste. Per citare qualche esempio, la mostra di Marco Gallotta e Claudio Napoli, Sidewalk Diaries, è stata una proposta originale e insolita in cui due artisti, un maestro del paper-cutting e un fotografo, entrambi italiani residenti a New York, hanno realizzato opere a quattro mani dialogando perfettamente con l’ambiente di tipo industriale dello spazio milanese attraverso un linguaggio inedito, innovativo, immediato e aperto alle diversità e contaminazioni. In piena linea con l’identità di Copernico.
Ci sono altri esempi che vorresti fare?
A questa mostra aggiungerei il talk organizzato all’interno di Clubhouse Brera con l’artista Alfredo Rapetti Mogol. Un momento di incontro molto interessante in cui si è parlato di arte, poesia e di come l’azione dello scrivere possa confluire nell’azione del dipingere e nella creazione di opere, il tutto in un ambiente raccolto e in un clima rilassato e piacevole. Citerei anche la mostra di Lorenzo Puglisi, Popolo e Memoria, all’interno dello spazio di Torino curata da Luca Beatrice. Qui l’artista ha rotto gli schemi classici, esponendo una pittura non facile, dai toni scuri e contenuti profondi ricomponendo grandi capolavori del passato attraverso la propria cifra e dialogando perfettamente con un ambiente che sa di storia e tradizione, in una cornice barocca già sede di un quotidiano molto amato dai piemontesi, La Gazzetta del Popolo.
Ogni esposizione e progetto è parte integrante di un più ampio percorso volto a mettere in dialogo due linguaggi, arte e impresa, nel rispetto delle molteplici voci e dei differenti ambienti. È l’insieme delle diversità che crea l’unicità.
Come vi rapportate alle controparti nella organizzazione delle mostre? Parlate direttamente con gli artisti? Con le gallerie? O con entrambi?
Il mio dialogo è aperto a tutti. I progetti espositivi possono essere realizzati in collaborazione con gallerie, imprese e operatori di settore così come con artisti direttamente.
Come avviene la scelta delle mostre da realizzare?
La scelta avviene sulla base di varie considerazioni che devono tenere conto della natura del progetto e del pubblico al quale ci rivolgiamo. Art Journey è un progetto che mette in dialogo mondo arte con mondo impresa, la capacità comunicativa e il campo di ricerca dell’artista sono elementi di particolare importanza nella scelta.
Il programma che viene elaborato è condiviso con diverse funzioni aziendali – dal marketing alla customer experience, proprio perché il progetto coinvolge il modo allargato diverse dimensioni professionali già all’interno della nostra azienda. La mostra viene poi comunicata, raccontata e aperta a tutta la community di Copernico e al pubblico esterno su appuntamento.
Come vi regolate con la vendita delle opere d’arte che esponete? In questo operate come una classica galleria o siete organizzati in maniera differente?
Il progetto non ha fini commerciali, non trattiamo la vendita di opere. Se nasce un interesse verso opere/artisti, questo viene seguito direttamente dalle gallerie o dagli artisti. Il ruolo di Copernico è mettere a disposizione spazi, organizzazione e sostenere l’attività di comunicazione della mostra. Siamo più una piattaforma che aiuta i nostri partner a dialogare con il nostro pubblico, fatto di imprese e professionisti.
Parliamo ora del 2020. Quali saranno i progetti per l’anno appena iniziato e come evolverà il progetto nel medio periodo?
Il prossimo progetto nella città di Milano vedrà esposto il lavoro del catalano Nei Albertì, in partnership con EFG Art di Londra che lo rappresenta. L’artista è poco conosciuto, quasi inedito, in Italia e questa sarà la sua prima mostra a Milano. Nei Albertì ha già all’attivo alcune partecipazioni internazionali e le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private. Il suo lavoro parte da una riflessione sulla scultura contemporanea, sul movimento, sulle capacità comunicative della materia e della trama, per arrivare all’interazione con lo spazio, modulato sia con installazioni di grandi dimensioni che con interventi oggettuali. Per Copernico Art Journey realizzerà un progetto site specific, basato sull’antinomia tra equilibrio e caso. Le sue opere verranno esposte da marzo a maggio nelle sedi di Copernico Centrale e Clubhouse Brera, dando ampia visibilità all’artista e alla sua ricerca.
‒ Massimiliano Tonelli
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