La galerie 127 apre nel 2006, al civico 127 di Avenue Mohammed V a Gueliz, quartiere che sta vivendo un vero e proprio boom grazie alla presenza di galleristi, stilisti, designer e architetti. Abbiamo fatto alcune domande alla direttrice Nathalie Locatelli.
Cosa ti ha spinto ad aprire una galleria a Marrakech?
Il prezzo della rarità, che era il mio obiettivo: offrire a Marrakech, città in cui desideravo vivere, un progetto che per me fosse ‘evidente’. Il Marocco è, dall’avvento del medium, uno dei Paesi più fotografati dai maggiori fotografi internazionali.
Com’è la comunità artistica di Marrakech?
Se parliamo di fotografia, pochi vivono a Marrakech. Sono disseminati in tutto il Marocco e all’estero.
Come sta andando il mercato dell’arte in Marocco? Esiste un circuito di collezionisti? A quali artisti e opere sono principalmente orientati?
Il mercato dell’arte è piuttosto opaco. Ci sono pochi collezionisti marocchini e spesso comprano all’estero. Da alcuni anni sono principalmente collezionisti stranieri a comprare, ma questa informazione è da prendere con cautela, perché la fotografia è un mezzo non ancora completamente ‘considerato’. La scena marocchina suscita un po’ più di interesse, dal momento che il mercato ha deciso che gli artisti africani fossero quelli da acquisire, anche se per molti il Marocco non è del tutto ‘africano’.
Come hai visto evolvere la scena artistica nel corso degli anni?
Nel caso della fotografia, si è evoluta molto con l’arrivo del digitale e di Internet. La struttura tecnica della produzione dell’immagine e della sua diffusione consente a molti di esistere. La mobilità, anche, la possibilità di ottenere residenze all’estero. La creazione di un centro d’arte in Marocco, le biennali e altri eventi sono stati coinvolti per dieci anni nella promozione di una produzione che prima era quasi ignorata.
Marrakech è considerata da alcuni anni un centro di arte contemporanea grazie alla presenza della Biennale, la cui ultima edizione è stata cancellata, la presenza della fiera 1:54. Come vedi il futuro culturale della città?
Ci rammarichiamo, ovviamente, della scomparsa della Biennale, le cui ultime due edizioni hanno raggiunto un notevole livello qualitativo e rinnovato lo sguardo dei visitatori stranieri sulla città. La fiera 1:54 ha preso una specie di staffetta per colmare questa lacuna e illuminare la città per alcuni giorni. Noi attori locali siamo contenti, tuttavia questo rimane un evento riservato a un’élite. Sarebbe necessario avere entrambe. Una biennale ambiziosa richiede risorse significative. Ciò richiede che le istituzioni marocchine partecipino finanziariamente ai progetti ma ciò non sembra essere una priorità.
E le altre realtà culturali?
Molti dei luoghi d’arte – qualunque sia la loro forma – sono aziende private e spesso straniere. È questione di tempo e consapevolezza delle priorità per il futuro del Paese. Siamo all’inizio di una nuova era e le cose verranno messe in atto poco a poco. Il turismo culturale si sta sviluppando, la creazione artistica è qui. La questione dell’educazione artistica rimane uno dei principali progetti per il Paese. Molto resta da fare.
‒ Giorgia Losio
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #52
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