Giovani artisti e quarantena. Parola a Gianni D’Urso
Su cosa stanno lavorando da casa i giovani artisti in questi giorni di quarantena? Stavolta a rispondere è Gianni D’Urso.
Di questi tempi instaurare un dialogo incentrato sui temi dell’arte, proporre dei progetti futuri e ragionare su varie idee sembrano essere argomenti molto scivolosi, poiché oggi più che mai ci ritroviamo a fare i conti con il presente e con la nostra quotidianità, quella più vera e solenne. Dobbiamo ripensare il lavoro, le abitudini e perfino i pensieri, anche quelli più ingombranti. Molte sono le iniziative di artisti, musei, fondazioni e gallerie che provano a riconvertirsi sul piano della didattica e dello storytelling, ma una volta superata questa fase l’arte contemporanea riuscirà a trasformarsi in qualcosa di più accessibile in termini culturali, economici ed estetici?
Cerchiamo un modo comodo per ricreare una realtà seppur palliativa e lo facciamo con ogni mezzo a nostra disposizione. Questa rubrica in qualche modo ha una sua funzione catartica, anche se in questo caso il momento diviene ancora più estraniante, quando si pensa al fatto che ora siamo obbligati a interagire con gli altri in maniera sintetica solo per scambiare qualche chiacchiera, un’opinione o un semplice “come stai?”. Il periodo non è dei migliori, lo sappiamo, e giornalmente ognuno di noi conduce una battaglia silente reagendo a modo proprio. Tra i tanti artisti che hanno aderito all’iniziativa c’è anche chi ha deciso di raccontare il proprio vissuto descrivendo, in modo del tutto confidenziale e introspettivo, quel vuoto desolante che aliena e ultimamente abita le città d’Italia.
Questa settimana andiamo in Puglia per incontrare Gianni D’Urso (Cisternino, 1988) che, a un anno e mezzo dal rientro dopo l’esperienza bolognese, ci parla del suo presente ambientato in uno studio immerso nelle campagne di Latiano, tra gli ulivi e le infinite distese di terra coltivata.
LO STUDIO DI GIANNI D’URSO NELLE CAMPAGNE DI LATIANO
Riguardo ai suoi progetti e al momento che stiamo vivendo, Gianni D’Urso ha risposto: “Recentemente ho fondato un nuovo project space a Lecce, insieme a Grazia Amelia Bellitta. Eravamo prossimi all’inaugurazione con tutti gli impegni che quest’ultima comporta: lavori strutturali, comunicazione, organizzazione della mostra, ecc., ma per ora siamo in stand-by”.
E se ti chiedessi qual è oggi il senso di inaugurare un project space?
Faccio fatica a rispondere a questa domanda, semplicemente perché oggi, marzo 2020, un project space non può funzionare. Contemporaneamente ho lavorato su due mie personali in programma per giugno, ovviamente rimandate anche queste. Passo le mie giornate in studio, in piena campagna. L’isolamento non è quindi una novità, anche se lo è per tutto il resto. Avendo sospeso i vari impegni, ho rallentato il lavoro quotidiano, ho più tempo per oziare e dedicarmi ad altro. Spesso il tempo impiegato in questo modo diventa, anche se in maniera indiretta, parte del processo creativo.
Qual è la lezione più grande che il sistema dell’arte potrebbe apprendere da questo momento?
Non lo so, ora mi preoccupa soprattutto la lezione più grande che possa apprendere il sistema economico-politico: forse è arrivato il momento che rimettano la persona al centro dei loro interessi.
‒ Giuseppe Amedeo Arnesano
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Caterina Morigi
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