Miti e mitologie dell’arte. La rubrica online di Giacinto Di Pietrantonio
Raccontare ognuna delle regioni italiane attraverso l’arte, ricorrendo anche alle ceramiche di Ugo La Pietra. È questo l’intento dei video di Giacinto Di Pietrantonio, autore e “volto” di una rubrica giornaliera online.
Giacinto Di Pietrantonio (Lettomanopello, 1954) racconta attraverso una serie di video, uno per ogni regione d’Italia, notizie e curiosità del mondo dell’arte. Giacinto è docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Storia e Teoria della Rappresentazione all’Accademia di Belle Arti di Brera: ha un curriculum così fitto che raccontarlo sarebbe noiosissimo. I suoi video al contrario non lo sono per niente: Giacinto carbura piano, ma se lo segui per i primi 2 o 3 minuti non ti stacchi più sino alla fine. Qui si viaggia a ben altre quote rispetto a quelle cui il grande pubblico è stato abituato da più terrestri divulgatori televisivi della storia dell’arte.
Come tutti noi, sprofondati in un divano o seduti davanti a un pc, anche Giacinto è nella sua “casa di reclusione”, a Como, e ha iniziato a postare i video lo scorso 25 marzo. Miti e mitologie dell’arte: si intitola così la rubrica in cui Giacinto chiacchiera in salotto, calza una coppola bicolore, canticchia in apertura “… e vola vola vola vola e vola lu cardillo…”.
A tenere teso il fil rouge tra un post e l’altro è la presenza di venti ceramiche ‒ dedicate ognuna a una regione diversa ‒ realizzate da Ugo La Pietra nel 2011 a Caltagirone. La loro descrizione diviene il mezzo per parlare di tutto e di niente: “L’opera d’arte rappresenta contemporaneamente il mondo intero e niente”, spiega Di Pietrantonio. Sullo stesso tavolo, un po’ discosto, c’è anche un pinocchietto di plastica multicolore.
Cosa c’entra il pinocchietto?
Da sempre il mio riferimento è il pinocchio-ficcanaso, quello che disubbidisce, passa tra le gambe dei gendarmi, da burattino di legno si trasforma in ciuco e poi bambino: un simbolo di libertà
E le teste di ceramica, perché?
La ceramica come mezzo espressivo rappresenta bene il tentativo di fare incontrare diversi livelli di cultura: quella popolare e quella media, quella alta, quella trasversale, quella indisciplinata.
Parecchio indisciplinata…
È lo stesso approccio che uso in Accademia. Intreccio arte antica e contemporanea con discipline diverse. Insegno in una Accademia dove si dovrebbero formare artisti, non storici dell’arte. In più sono convinto che parlare di arte solo attraverso discorsi strettamente legati all’arte stessa sia noiosissimo.
E quindi?
E quindi storia delle religioni, filosofia, testi scientifici, poesia, antropologia: propongo-impongo testi del genere anche ai miei allievi.
Perché hai dato inizio a questa rubrica?
E cosa dovevo fare? L’Accademia è chiusa, le gallerie sono chiuse, i musei manco a dirlo, gli studi dei pittori non si possono frequentare. Continuiamo tutti a lamentarci. A ragione. Ma a che serve? Così spero di compiere un gesto, magari piccolo ma positivo: pensando che c’è un domani…
‒ Aldo Premoli
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