Fiere e pandemia. La reazione di ArtVerona
Dopo Artissima, tocca ad ArtVerona fare il punto sul proprio futuro e su quello dell’ambito fieristico post emergenza.
Le riflessioni di Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, cedono il passo a quelle di Stefano Raimondi, alla guida di ArtVerona, slittata all’11-13 dicembre per effetto della pandemia che ci ha travolti.
Quali cambiamenti immagini in particolare per ArtVerona in vista della prossima edizione spostata a dicembre?
Per prima cosa, dopo aver ascoltato le esigenze delle gallerie, dei collezionisti e degli altri operatori, abbiamo deciso di spostare la fiera da metà ottobre all’11-13 dicembre.
Crediamo infatti che in questo momento bisogna essere molto concreti nelle priorità e nei messaggi da dare. Lo slittamento della data è strettamente legato a tre punti che riteniamo fondamentali. Il primo riguarda il tema della sicurezza e del piacere della visita. ArtVerona ha la fortuna di far parte di Veronafiere, polo fieristico tra i più importanti in Italia, che sta investendo in strumenti integrati capaci di garantire a tutte le sue importanti manifestazioni e alle centinaia di migliaia di visitatori la massima fruibilità e al contempo la più totale sicurezza.
Il secondo punto?
Un secondo aspetto riguarda il supporto alle gallerie; da un lato lo spostamento permette una maggiore distanza da questo picco, anche psicologico, di emergenza, dall’altro permette di concentrare i nostri sforzi per rendere il più agevole possibile la partecipazione, con spazi a prezzi contenuti, e facilitare gli scambi e le relazioni che sono il cuore di una manifestazione come ArtVerona.
E il terzo punto?
Il terzo punto infine riguarda l’attenzione che ArtVerona ha sempre mostrato per un pubblico selezionato e di qualità, ospitando, per esempio, ogni anno, 500 collezionisti, si potrà ampliare con esperienze fatte su misura per il visitatore.
Come evolverà a tuo avviso il sistema fieristico nei prossimi mesi e anni in Italia e all’estero?
Il sistema fieristico, almeno nel breve periodo e in attesa di una “nuova” normalità, sarà messo a dura prova, soprattutto laddove basava il suo successo su una mobilità di pubblico e di partecipazioni internazionali che necessariamente saranno limitate.
Soprattutto in questo caso immagino che una possibilità sia quella di creare una sorta di “fiera permanente”.
Interessante. Spiegaci meglio…
Intendo un evento che lungo tutto l’anno assolva, attraverso servizi digitali ma non solo, la funzione di piattaforma di incontro e dialogo tra i diversi operatori, anticipando a livello commerciale la possibilità di visione, approfondimento e acquisto delle opere. Sicuramente questa situazione è uno stimolo a sondare nuove modalità di relazione con la community, a verificare cosa può essere intrapreso ed efficace in campo digitale, inteso come momento alternativo e integrato a quello fisico.
Come si è organizzata ArtVerona, rispetto a quello che è successo, per rimanere in contatto con la propria community di riferimento?
Prima di tutto sentendo le persone che fanno parte di quel “Sistema Italia” che racchiude la progettualità dei prossimi anni di ArtVerona e che mai come oggi assume un valore fondamentale. Sui social network stiamo presentando il team di lavoro, composto da curatori e collaboratori, sia italiani che internazionali, con cui stiamo costruendo la prossima edizione. Crediamo che la capacità e la passione delle persone facciano sempre la differenza, per questo siamo particolarmente entusiasti della nuova squadra che vede, accanto al nucleo storico, l’aggiunta di numerosi e stimati professionisti.
Progetti nei prossimi giorni in questa direzione?
A breve sarà lanciato su Instagram un progetto di storie, curato da Edoardo Monti, che ha coinvolto numerosi galleristi e in questi giorni stiamo studiando tutte le potenzialità che la piattaforma digitale di Veronafiere può offrire ai suoi clienti in modo da creare un progetto con finalità anche commerciali da lanciare a settembre.
Le gallerie sono il principale “cliente” delle fiere. Che idea ti sei fatto su questi soggetti nel futuro?
Stimo il gallerista perché ha una responsabilità enorme, deve riuscire, a suo rischio, a mantenere una sostenibilità e un equilibrio economico, culturale, relazionale che richiede una quantità di energie e di impegni davvero notevole. Sicuramente il mercato sta cambiando, il tipo di domanda modifica la struttura dell’offerta, immagino che ci saranno gap ancora più ampi tra grandi, medie e piccole gallerie, un potenziamento degli intermediari, l’utilizzo di canali di vendita alternativi e più collaborazione tra diverse realtà.
‒ Massimiliano Tonelli
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