Giuliana Setari Carusi ricorda Germano Celant. Il legame con un curatore instancabile
La collezionista Giuliana Setari Carusi, che insieme al marito Tommaso ha dato vita a una delle raccolte più ricche dagli Anni Settanta a oggi, ricorda il suo legame con Germano Celant.
C’era una frase, che ho sentito più volte proferire da Germano Celant al termine dell’istallazione di una mostra, o alla fine di una serata inaugurale: “Anche questa è fatta!”, una dichiarazione che pronunciava sorridendo, con il sentimento di aver dato e fatto per quella mostra tutto quanto era in suo potere dare e fare. Un’etica del lavoro, la sua, rispettosa della creazione degli artisti, fondata su conoscenza e professionalità, rigorosa ed esigente.
Ascoltarlo presentare un’opera, un artista, o leggerne i testi nei cataloghi delle sue mostre è stato e resta per me come per molti altri esercizio di scoperta e apprendimento continuo, nutrito di quell’insegnamento che Germano Celant trasmetteva con naturale immediatezza. E che ha continuato a trasmettere con la pratica del lavoro impartita ai tanti giovani collaboratori che lo hanno accompagnato per l’organizzazione delle mostre e la stesura dei suoi preziosi cataloghi. Anche per loro è stato e rimane un maestro.
GIULIANA SETARI E GERMANO CELANT E NEW YORK
È difficile individuare il primo momento in cui Tommaso e io abbiamo incontrato Germano. Dev’essere stato quando vivevamo negli Stati Uniti negli Anni Ottanta, fecondi di mostre ‘italiane‘ che non mancavamo di visitare perché collezionisti in nuce dallo sguardo e dall’ascolto attenti: osservavamo e ascoltavamo molto mantenendo il silenzio. Consideravamo un privilegio l’incontro con artisti e personaggi straordinari del mondo dell’arte che ci onoravano della loro presenza nella nostra casa di New York.
La mia memoria risale al 1984, associata alla kermesse de Il modo italiano che Germano portò a Los Angeles e dintorni in prestigiosi musei e gallerie universitarie, sotto l’egida dell’Istituto Italiano di Cultura. L’anno successivo Germano curò al P.S.1 Institute for Contemporary Art diretto da Alanna Heiss a New York The knot Arte Povera, e all’Art Gallery of Ontario di Toronto The European Iceberg, mentre nel 1986 fu la volta di Pistoletto. Division and Multiplication of the Mirror di nuovo al P.S.1. Il fatto che io e Tommaso vivessimo a New York e avessimo l’opportunità di buone conoscenze fra i rappresentanti di importanti compagnie e istituti bancari italiani fu strumentale nell’individuare i sostenitori di alcune di queste mostre che contribuirono a sviluppare la notorietà degli artisti italiani oltreoceano, garanti il livello degli artisti e la fama del curatore.
Nel 1989 raggiunsi ad Acireale Germano e i sette artisti, Marco Bagnoli, Bertrand Lavier, Remo Salvadori, Thomas Schutte, Haim Steinbach, Ettore Spalletti e Jan Vercruysse, che partecipavano alla mostra in allestimento a Palazzo di Città, Periodi di marmo. Arte verso l’inespressionismo. Portai da Roma, per Ettore Spalletti, una acquamarina che installò nel gazebo del Parco delle Terme. La mostra fu molto bella, come belle furono le conversazioni scambiate nell’incantata atmosfera notturna della piazza di città, e da esse nacquero amicali legami che ancor oggi sussistono.
Tutto ciò faceva Germano in Nord America, e non solo, prima di essere chiamato ad affiancare Thomas Krens, neo direttore del Guggenheim Museum, per il quale nel 1993 curò Osmosis, mostra di Ettore Spalletti e Haim Steinbach, e nel 1994 The Italian Metamorphosis. 1943-1968.
“Germano ha fatto conoscere l’arte italiana all’estero, che mai si è fermato percorrendo le scene dell’arte dei Paesi del mondo, instancabile, tenace e fedele ai suoi artisti e ai suoi amici”.
Il nuovo decennio ci portò a vivere a Milano, dove presso l’editore Charta Germano preparava il primo volume del catalogo generale di Carla Accardi. Eravamo amici di Carla, le occasioni di stare insieme erano numerose e non mancarono quelle alle quali Germano partecipò, nella casa di via Fatebenefratelli. Casa Solitaria e le estati capresi offrivano la possibilità del sogno della bellezza offerta dalla natura e dalla storia e le condividemmo. Intanto la scena dell’arte contemporanea in Italia si animava di attori finalmente avveduti, come Marco Rivetti e il GFT a Torino, che, con la guida di Germano, portarono alla ribalta una realtà riservata prima a pochi. Il Castello di Rivoli, sotto la direzione di Ida Gianelli, divenne la prima istituzione a vocazione internazionale, ed ebbe a fare appello a Germano per mostre come quella di Joël Peter Witkin nel 1995.
Ma il nuovo millennio avanza e noi viviamo a Parigi e la Maison Rouge-Fondation Antoine de Galbert nel 2012 vuole presentare la nostra collezione e noi accettiamo, con la clausola, immediatamente accettata, che la mostra sia affiancata da un programma di incontri e conferenze che parlino degli artisti italiani. Germano verrà con Michelangelo Pistoletto al Centre Pompidou per il ciclo de La parole di Jean Pierre Criqui‒ full house, un trionfo ‒ e alla Maison Rouge per la presentazione della versione francese di Autoritratto di Carla Lonzi.
Germano, che ha fatto conoscere l’arte italiana all’estero, che mai si è fermato percorrendo le scene dell’arte dei Paesi del mondo, instancabile, tenace e fedele ai suoi artisti e ai suoi amici, la sua dimora l’ha fissata a Milano, con sua moglie Paris e il figlio Argento, la dimora che ci mostrò con l’orgoglio del giusto che molto ha operato. All’Italia ha dedicato uno dei suoi capolavori di mostre, il suo capolavoro, credo, Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics, alla Fondazione Prada nel 2018. Le parole di affetto che in questi giorni gli artisti gli dedicano dimostrano quanto essi siano stati sodali, quanto forte il loro legame è rimasto nel tempo.
Così, da credente, voglio immaginare che abbia ritrovato, nell’altrove che tutti ci attende, quegli artisti che ha stimato, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Mario Merz, Jan Vercruysse, Carla Accardi ed Ettore Spalletti, fra gli altri, che già da tempo ci hanno lasciato, e che insieme, lieti, concordino una bellissima mostra, un evento straordinario che sollevi l’animo e inneggi alla vita.
‒ Giuliana Setari Carusi
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