Gli artisti e la ceramica. Intervista ad Aurora Avvantaggiato
La ceramica come linguaggio e come faro che illumina la ricerca degli artisti. È questo il fil rouge che attraversa questa rubrica, giunta a una nuova puntata.
Il dialogo con la terra e il suo legame con la Puglia sono al centro delle riflessioni di Aurora Avvantaggiato (Taranto, 1994), nuova protagonista della rubrica dedicata agli artisti e la ceramica.
La terra è arrivata recentemente nella tua ricerca dopo un costante interesse nei confronti del marmo. Dove e come è avvenuto questo incontro?
In verità con la terra ho avuto sempre a che fare, ma attraverso l’argilla. I marmi, la terra, l’argilla sono tutti materiali che vengono dalla natura che però (forse) non vengono estratti in maniera proprio “ecologica”. L’utilizzo della terra in chiave artistica è nata da un’esigenza concettuale, più precisamente nel 2019 con gli “archiflop”. Gli archiflop sono sostanzialmente gli errori architettonici, tra cui si annoverano gli Incompiuti e gli ecomostri. Queste due classi specifiche di edifici non sono solo frutto di errori edili di percorso (materiali scadenti, progetti e luoghi sbagliati), ma sono veri e propri fallimenti sociali. Lo spreco di spazio e materiali, la rottura dell’armonia della bellezza che designa soprattutto i nostri paesaggi pugliesi ha dato vita a un’opera che realizzai proprio in terra, in collaborazione con un mio caro collega e amico artista, Raffaele Vitto. Per la residenza artistica organizzata a Palagiano (TA) da Z.N.S ART PROJECT di Cristiano Pallara e Margherita Capodiferro, nella piccola ma caratteristica provincia di Taranto, abbiamo lavorato in duo sul territorio, interagendo direttamente con la cittadinanza, scoprendone le problematiche.
Con quali risultati?
In residenza Raffaele e io abbiamo raccolto la terra del posto, l’abbiamo letteralmente impastata e abbiamo creato l’opera Feeable Solidity, abbiamo sporcato tutto il laboratorio in Via Murat di Cristiano e Margherita e ci siamo divertiti tantissimo. In fondo, se l’arte non ti facesse anche sorridere come un gioco, non servirebbe a niente.
Feeable Solidity, Mostro che prende il sole, Friabili testimoni di Perverse Fantasie per S-colpire la natura: sono tutti lavori che riflettono sulla speculazione edilizia ma in una scala miniaturizzata, spesso con materiali poveri e di recupero. Come descriveresti questa serie? La consideri conclusa?
Questa serie è nata inizialmente come progetto di tesi e poi si è sviluppata come vera e propria ricerca artistica in cui ho riscontrato molte delle mie passioni, come l’architettura. Essendo cittadina tarantina, e avendo vissuto la maggior parte della mia vita a Taranto, mi sono semplicemente guardata attorno con più attenzione. Di solito, siamo abituati a coprirci gli occhi quando siamo di fronte a qualcosa che non ci piace, qualcosa che consideriamo “brutto” o semplicemente ci giriamo dall’altra parte e facciamo finta che questa cosa, che ci potrebbe disturbare, non esista. Beh, io faccio tutto il contrario e quando vedo il complesso siderurgico ex Ilva mentre viaggio in macchina per entrare a Taranto e tutta la strada e gli alberi attorno coperti di rosso, divento ancora più curiosa. Vorrei tanto essere un operaio per guardarla dentro, per vedere come funziona quel mondo, che genera tanti soldi e acciaio quanto scompiglio. E, guarda caso, proprio nelle vicinanze del complesso siderurgico, vedo un edificio incompiuto e mi viene una gran voglia di visitarlo. E senza farmelo ripetere due volte mi fermo e ci entro.
E poi?
Lo esploro, scatto qualche foto e scappo via. Mi sento una bambina. Ma sono troppo felice di essere così curiosa del mondo che mi circonda. Ed è proprio questa curiosità famelica che mi ha portato a scovare un villaggio abusivo a Pino di Lenne per il progetto di residenza artistica a Palagiano e a costruire un grosso ecomostro scheletrico di terra con Raffaele (Feeable Solidity, appunto), dando la possibilità al pubblico di distruggerlo il giorno inaugurale, nella mostra l’Assenza dei presenti. La stessa curiosità mi ha portata a capire che queste strutture abusive lasciate incompiute in riva al mare sono fragili come grissini e cracker, poiché l‘erosione degli agenti esterni le consuma lentamente, rendendole pericolanti e ancor di più instabili. E la curiosità da detective viene esplicata ancora di più nella videoinstallazione Friabili testimoni di Perverse Fantasie per S-colpire la natura, dove un turista curioso si imbatte in un complesso edile incompiuto che somiglia tanto a quello di Punta Perotti di Bari, e a cui viene una gran voglia di distruggerlo! Ecco, io considererei questa serie come “la serie della curiosità famelica”, che, per ironia, non finisce mai.
n°15 sembra fondere le diverse ricerche sul filone urbano, eppure con un’apertura personale e autobiografica. Come è nato questo progetto?
Realizzai l’opera n°15 in occasione della residenza artistica di Ceramica Contemporanea che vinsi attraverso il progetto Interregg Craft LAB Italia-Grecia, con il Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e con il comune di Grottaglie. Diciamo che “covavo” questa scultura già da un po’ e appena si verificarono le condizioni giuste per realizzarla, lo feci senza esitare. Avendo la necessità di fare un lavoro ispirato al mio territorio e alla mia città, posi l’attenzione sempre sulla realtà urbana che mi circondava e più esattamente sulla palazzina in cui risiedo a Taranto. La storia del mio palazzo, e degli abitanti che vi risiedono, è un po’ bizzarra: essendo un palazzo in prossimità del centro nuovo della città sarebbe dovuto essere ristrutturato (è un palazzo del 1915). A tutt’oggi questo non è avvenuto e il palazzo è in uno stato avanzato di degrado! Inoltre a ciò si aggiunge il fatto che tutta la città è vittima delle polveri sottili che non solo avvelenano la popolazione causandole malattie incurabili e terribili, ma che conferiscono alla città (soprattutto nelle zone più prossime all’industria) un aspetto particolarmente spettrale, attraverso una coltre rossa e polverosa che la ricopre. Molte sono state le denunce dei cittadini verso i proprietari dell’industria e gli appelli all’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma, nonostante ciò, la gente si ammala ed è ancora costretta a scegliere se morire di fame o morire per problemi di salute. Purtroppo è tutto un effetto domino che però si ripercuote sempre sul cittadino ridotto alla miseria. E la miseria colpisce tutta Taranto, in un modo o nell’altro. Però non è la miseria che toglie il sorriso agli stessi miserabili cittadini e non cancella le nobili radici magnogreche della città.
In Cras 2008 il laterizio su cui hai realizzato la decalcomania ha una storia fondamentale per comprendere anche il soggetto ritratto…
Andando in giro qua e là per ecomostri e palazzi abbandonati, continuando a coltivare una particolare passione per le incompiute architettoniche, raccolgo molto spesso il materiale di scarto di carattere edile che vi è all’interno, pensando di poterci ricavare una potenziale opera d’arte. In realtà credo che il semplice fatto di ridare vita a qualcosa che è stato gettato da qualcuno e quindi considerato inutile e recuperarlo per dargli una nuova vita, sia l’opera-azione più importante. In più, se riesci a conferire una nuova vita all’oggetto che raccogli ed elevarlo a opera d’arte, vuol dire che sei riuscito a far riflettere qualcuno. Questo basta. Nel caso di Cras 2008 il desiderio di realizzare un’opera con dei materiali edili di recupero si realizzò quando vidi, all’interno dell’edificio abbandonato dell’ex Ipercoop di Taranto, dei mattoni forati rotti sicuramente da chi voleva entrare nello stabile abbandonato per farci baldoria. Quei mattoni rotti, caduti al suolo, servivano per murare le numerose entrate dell’edificio che era in stato di abbandono e degrado da più di dieci anni. L’edificio sorge a 200 metri di distanza del nuovo centro commerciale e a quella vicinanza non si può non notare il contrasto visivo che si veniva a creare tra la “bellezza” del nuovo e la “bruttezza calamitosa” del vecchio e sporco edificio. Mi ricordo ancora quando ero piccola, forse avevo 5 o 6 anni, quando i miei genitori mi ci portavano. In quel centro commerciale pieno di vita non facevi solo la spesa ma c’erano le giostrine, potevi fare un giro su un pony vero e c’era addirittura un artista di strada pronto a farti un ritratto o una caricatura. Ecco ciò che mi ha spinto a realizzare l’opera Cras 2008… il bel ricordo che avevo di quell’edificio che oggi si riduce solo a tre laterizi rovinati, sui quali rimane impressa, e in procinto di svanire, l’immagine del suo stato attuale, augurandoci che non lo sia per sempre.
Ci sono artisti della tua generazione che guardi con un certo interesse e vicinanza?
Certamente per la mia crescita personale, come individuo e come artista, cerco di rimanere il più possibile in contatto con i miei coetanei che continuano a portare avanti il discorso artistico in maniera seria e professionale come proprio stile di vita. Per quanto sia difficile far diventare l’arte il tuo lavoro al giorno d’oggi vivendo in Italia, c’è chi come me ci crede davvero, e, tralasciando il ritorno economico, io credo che sia il lavoro (se proprio così lo vogliamo definire) più bello e gratificante del mondo. E chi la pensa come me sono gli amici un po’ delusi dalle poche se non nulle possibilità che offre il territorio, e che, dandosi pacche di incoraggiamento sulle spalle, hanno segnato il loro percorso con le loro forze. Purtroppo, c’è chi riceve di più nella vita e c’è chi riceve di meno. Ma ciò non toglie che chi riceve di meno sia meno determinato. A darmi la pacca sulla spalla ogni giorno c’è Raffaele Vitto, reduce di una vita contadina nelle sue terre del fertile Tavoliere delle Puglie, che fa della sua vita arte. C’è il mio collega della Valla d’Itria Damiano Azzizia che, con l’aiuto del cartone da imballaggio, dipinge le sue intime ma più che collettive realtà, che siano semplici sedie, appendiabiti o stanze di casa intere. C’è Marco Carrieri con i suoi grandi Figurativi enigmatici, Paolo Notaristefano con i suoi paesaggi reali “metafisicizzati”, Nataljia Dimitrievic con le sue pitture e i suoi disegni da bambina ma pieni di significato, Cleonice di Muro con i suoi intimi diari installativi, Fabrizio Riccardi e i suoi disegni neri come il carbone, Valentina De Florio con le sue ceramiche intimamente primitive, Arianna Tucci e le sue maioliche artistiche decorate come da un maestro, Lorenzo Galuppo e i suoi paesaggi fluidi e sfocati, Angela Campobasso e i suoi lavori installativi viscerali e raffinati, Maria Cortese e la sua pittura in una contemporanea penombra, Christian Lenti e le sue incisioni meditative, Giorgio di Palma e le sue ceramiche tratte dalla realtà e infine il più avanti con l’età ma il più bambino dentro, l’amico Cristiano Pallara, più che solo pittore, artista che fa cose indescrivibili.
Non ho speso queste parole affinché tutti potessero leggere e conoscere il lavoro di questi colleghi e cari amici, ma sono loro che guardo e frequento. E con loro, qui in questa stretta e lunga Puglia, cresco.
‒ Irene Biolchini
LE PUNTATE PRECEDENTI
Gli artisti e la ceramica #1 ‒ Salvatore Arancio
Gli artisti e la ceramica #2 ‒ Alessandro Pessoli
Gli artisti e la ceramica #3 ‒ Francesco Simeti
Gli artisti e la ceramica #4 ‒ Ornaghi e Prestinari
Gli artisti e la ceramica #5 ‒ Marcella Vanzo
Gli artisti e la ceramica #6 – Lorenza Boisi
Gli artisti e la ceramica #7 – Gianluca Brando
Gli artisti e la ceramica #8 – Alessandro Roma
Gli artisti e la ceramica #9 – Vincenzo Cabiati
Gli artisti e la ceramica #10 – Claudia Losi
Gli artisti e la ceramica #11 – Loredana Longo
Gli artisti e la ceramica #12 – Emiliano Maggi
Gli artisti e la ceramica #13 – Benedetto Pietromarchi
Gli artisti e la ceramica #14 – Francesca Ferreri
Gli artisti e la ceramica #15 – Concetta Modica
Gli artisti e la ceramica #16 – Paolo Gonzato
Gli artisti e la ceramica #17 – Nero/Alessandro Neretti
Gli artisti e la ceramica #18 – Bertozzi & Casoni
Gli artisti e la ceramica #19 – Alberto Gianfreda
Gli artisti e la ceramica # 20 – Sissi
Gli artisti e la ceramica #21 – Chiara Camoni
Gli artisti e la ceramica #22 – Andrea Anastasio
Gli artisti e la ceramica #23 – Michele Ciacciofera
Gli artisti e la ceramica #24 – Matteo Nasini
Gli artisti e la ceramica #25 – Luisa Gardini
Gli artisti e la ceramica #26 – Silvia Celeste Calcagno
Gli artisti e la ceramica #27 – Michelangelo Consani
Gli artisti e la ceramica #28 – Andrea Salvatori
Gli artisti e la ceramica #29 – Serena Fineschi
Gli artisti e la ceramica #30 – Antonio Violetta
Gli artisti e la ceramica #31 – Ugo La Pietra
Gli artisti e la ceramica #32 – Tommaso Corvi-Mora
Gli artisti e la ceramica #33 – Paolo Polloniato
Gli artisti e la ceramica #34 – Amedeo Martegani
Gli artisti e la ceramica #35 – Emanuele Becheri
Gli artisti e la ceramica #36 – Gianni Asdrubali
Gli artisti e la ceramica #37 – Arcangelo
Gli artisti e la ceramica #38 – Francesco Carone
Gli artisti e la ceramica #39 – Federico Branchetti
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