La sapienza delle immagini. Intervista ad Alessandro Bulgarini e Luca Siniscalco

In occasione della mostra personale andata in scena allo SpazioAref di Brescia, abbiamo intervistato l’artista Alessandro Bulgarini e il curatore Luca Siniscalco.

Alessandro Bulgarini è un pittore bresciano classe 1983. La sua arte è fortemente simbolica, filosofale e ricca di richiami: da Ernst Fuchs a Carl Gustav Jung, da Hieronymus Bosch a Jorge Luis Borges, giusto per citarne alcuni. In occasione della sua ultima personale, IconoSophia, presso lo SpazioAref di Brescia, abbiamo rivolto qualche domanda a lui e al curatore della mostra, Luca Siniscalco.

Alessandro, raccontaci la genesi di IconoSophia. Credi che questa mostra sia in continuità con il tuo percorso?
Il progetto IconoSophia è nato già nel 2018, a pochi mesi dalla conclusione della precedente mostra Alta Fantasia, ma sono stati necessari due anni per pervenire a una sede adeguata per poterla proporre. IconoSophia si pone certamente in continuità con le mostre precedenti e propone anzi una definizione complessiva della mia scelta estetica, tracciandone i canoni ed esplicandone i riferimenti filosofici.

Luca, in che senso la pittura di Alessandro può dirsi filosofale?
La pittura esposta in IconoSophia, nonostante il suo stile figurativo e “godibile”, non è decorazione seduttiva, raccolta di “belle forme” che lusinghino i palati conformisti dei moderni, né un placido esercizio di retorica estetica fin de siècle: è piuttosto un richiamo, vigile e perentorio, alla sapienza che si cela nelle immagini – e che dà il titolo alla mostra.
La pittura è “filosofale” nella misura in cui richiama il potenziale filosofico ed esoterico – conoscitivo, in ultima istanza – riposto nell’arte, che è, come asserivano i romantici tedeschi, gnoseologia superior, forma suprema di esperienza della realtà, in tutti i suoi gradi. L’arte autentica – del cui “grande stile” Nietzsche fu profetico cantore – è allora un gesto di superamento degli opposti, una pratica di trasformazione interiore che coinvolge tanto l’artista quanto lo spettatore, un’estetica fatta di eccessi e dissipazione creativa.

Alessandro Bulgarini, 3rD eye

Alessandro Bulgarini, 3rD eye

LE OPERE DI ALESSANDRO BULGARINI

Alessandro, parliamo un po’ delle opere. Quali reputi le più iconiche del tuo lavoro?
Innanzitutto, penserei a 3rD eye, la raffigurazione del “terzo occhio” in un ritratto 3D dove la figura cerca di fuoriuscire dalla tavola, e l’innesto oculare verticale rimanda all’iconografia della vesica piscis o mandorla. È un simbolo che rappresenta la comunicazione fra due mondi, due dimensioni diverse, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l’umano e il divino, l’accesso al mondo immaginale. Poi all’Androgynus (contraria sunt complementa), con l’unione del maschile e del femminile, simbolismo alchemico ben presente in epoca rinascimentale ripreso da Jung con riferimento ad alcuni aspetti della psiche e relative problematiche. È il concetto della complementarietà degli opposti, l’Omnes concordant in Uno quale superamento della dualità dell’esistente percepito dai sensi.
Infine, mi viene in mente L’uccello dell’auto-conoscenza. Di fatto, il processo che porta allo sviluppo della consapevolezza ‒ ci insegnano gli antichi ‒ passa necessariamente attraverso la pratica dell’auto-osservazione. Il “ricordo di Sé”, il rimanere presenti a se stessi crea uno shock (il morso dell’uccello) che riporta la mente nell’Hic et Nunc: il “qui e ora” connesso anche alla meditazione, e presente in tutte le tradizioni sapienziali.

In che direzione guarda la tua arte?
Ho da sempre percepito una certa distanza con l’elemento nichilista ‒ prodotto del materialismo ‒ che permea e uniforma una parte della “cultura” contemporanea e sono andato alla ricerca di tutto ciò che fosse in antitesi a quel “vuoto”, in opposizione alla perdita del Sacro che ci ha reso la società psicotica di oggi. “L’arte dovrebbe mostrarci ciò che ancora dobbiamo conoscere” ‒ afferma il grande pittore visionario e raffinato indagatore dell’inconscio Austin Osman Spare. Ciò che la società di oggi dovrebbe voler conoscere, è ciò che ha dimenticato, a partire dalle proprie radici e tradizioni spirituali. Una volta ritrovata una certa identità storica e antropologica, sarebbe poi il caso che le venisse mostrato tutto ciò che può condurre l’individuo al proprio risveglio interiore, o quantomeno a una qualche presa di consapevolezza.

‒ Lorenzo Pennacchi

www.alessandrobulgarini.it

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Lorenzo Pennacchi

Lorenzo Pennacchi

Lorenzo M. Pennacchi (Roma, 1993). Laureato magistrale in Scienze filosofiche e in Scienze storiche a La Sapienza di Roma, collabora da anni con varie riviste culturali (Axis Mundi, Zhistorica, Hyperborea). Ha curato il volume Oltre il Reale (GOG edizioni, 2020)…

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