La storia della collezione d’arte della potente Cassa Depositi e Prestiti
La Cassa Depositi e Prestiti, l’istituto finanziario statale che promuove lo sviluppo economico italiano, è custode di una importante raccolta d’arte nella sede centrale romana. Ne abbiamo parlato con la responsabile Arte e Cultura CDP.
La Cassa Depositi e Prestiti ha una collezione d’arte che si trova nella sede storica di via Goito a Roma. Ne racconta la storia e le prospettive future Sabrina Fiorino, responsabile Arte e Cultura CDP.
Come e quando nasce la collezione d’arte di Cassa Depositi e Prestiti?
È difficile raccontare l’evoluzione della collezione di Cassa Depositi e Prestiti senza prendere in considerazione la storia del nostro Paese. Fin dal 1850, CDP è cresciuta insieme all’Italia, accompagnandola nei mutamenti economici e sociali. Negli anni, si sono raccolte le testimonianze di queste evoluzioni in uno straordinario patrimonio costituito da opere d’arte, fotografie, filmati, volumi storici e documenti cartacei, buoni e libretti postali, manufatti.
Anche per promuovere e far evolvere la cultura industriale del Paese, dal 2019 CDP ha avviato un intenso programma di riordino, recupero, digitalizzazione e valorizzazione delle proprie collezioni artistiche e archivistiche.
Nel 2020, in occasione dei 170 anni di attività, questo lavoro trova evidenza pubblica nel Museo CDP “Percorsi d’arte e d’industria” allestito nello scalone monumentale della storica sede di via Goito a Roma.
Secondo quali criteri è stata musealizzata la collezione?
Realizzando il museo, CDP manifesta pubblicamente la missione di elaborare nuovi significati a partire dalla propria identità. L’esposizione attuale presenta le opere realizzate tra gli Anni Cinquanta e Settanta per la rivista Civiltà delle Macchine. Quel periodico fu un’audace compendio di cultura umanistica e scientifica, vi trovarono spazio i pensieri di scienziati, intellettuali e artisti. Sono esposte opere di Afro, Cagli, Capogrossi, Pomodoro, Vedova e molti altri, spesso realizzate nelle fabbriche, nei reparti e nelle fonderie, nel rapporto con gli operai e le maestranze. La relazione tra lavoro, industria e innovazione viene indagato come mai prima da grandi interpreti del tempo, chiamati a interrogarsi sull’impatto di quelle trasformazioni sull’uomo e sulla società. La musealizzazione è molto focalizzata su questi aspetti, anche l’apparato didascalico sottolinea le ragioni delle opere più che la loro interpretazione tecnica o i richiami alla storia dell’arte.
Le copertine originali di Civiltà delle Macchine svelano l’intelligente stagione industriale, in cui l’arte è stata convocata a rispondere al progresso tecnologico con valore e responsabilità.
Su 135 numeri, sono presenti 43 copertine originali, tavole interne, esempi di elaborazione grafica della direzione sinisgalliana, le sculture dei maestri che lavorarono in fabbrica con gli operai e l’extra collezione: le opere che raccontano la ricerca personale dell’arte moderna italiana, da Guttuso a Fontana, le sperimentazioni e i materiali prodotti dalla chimica industriale.
Quali sono la natura e le funzioni del museo aziendale CDP?
Con la sua esposizione permanente e con le mostre temporanee che nel tempo verranno allestite, sia a Roma che nelle sedi territoriali CDP, il museo mette apertamente a confronto l’eredità storica col XXI secolo. Si rivolge a chi in CDP lavora e percorre gli spazi del museo ogni giorno; agli ospiti e ai partner; a chi studia economia, arte, e comunicazione. Soprattutto parla al grande pubblico, di ogni età, che comprende il linguaggio della bellezza, del colore, delle forme che evocano il lavoro, una dimensione sempre più fortemente identitaria per ciascuno.
Ecco dunque che le funzioni più urgenti sono quelle di portare all’oggi la riflessione tra etica e innovazione, attrarre nuovi talenti in CDP, motivare al continuo cambiamento richiesto dal mercato, dare chiavi di lettura per trasformare il passato in materia viva per modellare il presente e costruire una visione coraggiosa del futuro.
INDUSTRIA E ARTE CONTEMPORANEA
In quale maniera è possibile attualizzare la straordinaria esperienza di Civiltà delle Macchine?
Chi le osserva nota subito come le opere esposte siano spesso preveggenti le relazioni odierne tra l’uomo e la tecnologia; come si interroghino sugli effetti dell’automazione e sul controllo di processo; ed esplorino i limiti che l’uomo pone alla macchina e gli spazi che la macchina sottrae all’agire umano.
Le domande che ci facciamo oggi sul senso del lavoro e sull’impatto dell’innovazione vanno però oltre e devono tenere conto di aspetti che nel dopoguerra non erano prioritari. Mi riferisco all’impatto ambientale, ad esempio; agli effetti dell’urbanizzazione e della globalizzazione; alla responsabilità verso le future generazioni; alla rapida obsolescenza delle competenze. Tutte direzioni, queste, verso le quali occorre attualizzare la riflessione.
Negli Anni Sessanta c’era da ricostruire il Paese; oggi c’è da attrezzarsi per un futuro in larga parte ignoto, consapevoli che l’interconnessione e la velocità del cambiamento siano condizioni da gestire e trasformare in opportunità.
Qual è il senso oggi di unire industria e arte contemporanea?
Il senso è profondo e molte imprese lo hanno già colto. Perché l’arte interroga la tecnologia e l’industria con domande reali, con sfide sul piano dell’etica e della sostenibilità. La cultura d’impresa deve dare risposte. Risposte che saranno importanti anche per i mercati ai quali si rivolgono e al loro stesso futuro.
Oggi questi protagonisti verrebbero forse definiti ‘social artist’, non al servizio del mercato o dei collezionisti, ma concentrati sullo svelamento della realtà economica e sociale.
Siamo consapevoli che la velocità delle trasformazioni esplorata nelle collezioni CDP non è confrontabile con l’attuale, dove le performance dei microprocessori crescono esponenzialmente e le applicazioni della tecnologia hanno limiti dettati solo dalla nostra capacità di padroneggiare la complessità e darci un’etica sostenibile.
Quali sono i progetti futuri di CDP in questo particolare settore?
Istituendo l’ufficio Arte e Cultura CDP struttura una strategia di lungo periodo. La valorizzazione del patrimonio artistico e archivistico del Gruppo CDP è appena agli inizi. Si lavorerà sia per la conservazione e il restauro, sia per la sua massima accessibilità. In tal senso, stiamo sperimentando nuove esperienze di visita con progetti di visita ‘a distanza’ in modalità live con tecnologia Hololens, ad esempio, e poi app e navigazione in ambienti virtuali a 360°. Tutti sviluppi che potranno essere messi a disposizione dei territori.
Stiamo lavorando a nuove mostre temporanee per aprire via via il nostro patrimonio, sia a Roma che nelle sedi del Gruppo, così come lavoriamo a rendere omogenei i data base e gli inventari raccolti nei decenni dalle diverse società. Abbiamo la volontà di collaborare con i numerosi Musei di Impresa che stanno interpretando il ruolo con lo stesso spirito, per scambiare prassi, approfondire studi e costruire progetti comuni.
Vogliamo soprattutto trasferire al sistema economico la consapevolezza che investire tempo e risorse in Arte e Cultura crei valore concreto per le aziende. Per alcune vi può essere anche ritorno economico, per tutte vi è crescita di competenze, identità e attrattività verso il talento, reputazione e attenzione dei mercati, tutte componenti che distinguono e rendono unici per il successo dell’Italia e del Made in Italy.
‒ Ludovico Pratesi
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