Il museo come un videogioco. L’esperienza del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma
Intervista a Maurizio Amoroso, fondatore di Entertainment Game Apps, e Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia, sul dialogo virtuoso tra il museo romano e l’universo digitale dei videogiochi.
Martedì 19 gennaio 2021 alle ore 15 l’ETRU Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma sbarca sulla piattaforma di live streaming Twitch, originariamente nata per trasmettere partite di videogiochi ma ormai usata anche per molteplici altri scopi. L’evento, che si terrà sul canale Twitch LaBottegaDellaStrega, è realizzato insieme a Entertainment Game Apps (EGA), studio di videogiochi con cui il Museo Nazionale ha già collaborato per Mi Rasna ‒ Io sono etrusco, videogioco gestionale per smartphone ambientato nell’epoca etrusca. Tra le altre cose, Mi Rasna, che è scaricabile gratuitamente, premia con valuta virtuale da spendere all’interno del gioco l’utenza che si registra presso alcuni dei musei con cui EGA ha collaborato. Abbiamo quindi contattato Maurizio Amoroso, fondatore di EGA, e Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia, e ci siamo fatti raccontare com’è nato il videogioco e come si è evoluta questa collaborazione che ha portato la collezione del museo prima nell’Italia digitale di Mi Rasna e poi su Twitch.
Come è nato Entertainment Game Apps?
Maurizio Amoroso: EGA nasce dalla mia passione come giocatore di videogiochi di strategia: quando ho avuto l’opportunità (anche economica) di realizzare io un videogioco, l’ho fatto. Mi sono licenziato dal lavoro che facevo, ho preso la liquidazione, ho preparato il primo progetto (Prosperity ‒ Italy 1434) e sono andato su Kickstarter. Poi negli anni si sono aggiunte altre persone: ora abbiamo cinque collaboratori fissi e poi a seconda del progetto cerchiamo altre professionalità specifiche.
Come è nato invece Mi Rasna ‒ Io sono etrusco?
Maurizio Amoroso: Vivevo a Firenze, in una regione piena di cultura medievale e cultura etrusca. Volevo qualcosa che costruisse rapporti sul territorio, ma il gioco medievale lo avevo già fatto, quindi stavolta ho lavorato sulla civiltà etrusca, trattando tre regioni diverse: Lazio, Umbria e Toscana. Abbiamo coinvolto più di 70 musei: in tre-cinque mesi li abbiamo contattati, ci siamo fatti dare le foto, abbiamo firmato convenzioni con i poli museali di Toscana e Umbria, con i musei nazionali… E poi abbiamo reinvestito parte dei soldi guadagnati in progetti culturali: nel 2019 per esempio abbiamo organizzato Tyrrhenikà, festival itinerante etrusco.
IL MUSEO ETRUSCO E I VIDEOGIOCHI
Di solito questi videogiochi vengono promossi per essere educativi e per il modo in cui riescono a usare le meccaniche ludiche per insegnare, invece all’inizio di Mi Rasna ci viene detto che “l’obiettivo del gioco […] non è quello di insegnare la storia (devi studiare per quello), ma quello di divertirti”. Perché una dichiarazione così controcorrente?
Maurizio Amoroso: Secondo me Mi Rasna non deve insegnare nulla. Quello che faccio io è realizzare un prodotto commerciale che fa soldi, però ho il piacere di suscitare curiosità. Poi chi gioca dovrà proseguire sui libri e nei musei.
Non abbiamo spesso l’occasione di conoscere (almeno pubblicamente) le cifre guadagnate da simili videogiochi, ci potete dire quanto ha incassato Mi Rasna?
Maurizio Amoroso: A livello di fatturato abbiamo superato i centomila euro, a livello di utili siamo sui quarantamila euro, circa venticinquemila all’anno. I giochi di strategia su cellulare funzionano. Ora EGA ha altri cinque giochi attivi, di cui uno, Sigerico: Il viaggio, è un esperimento che non porta introiti. Poi ci sono Prosperity ‒ Italy 1434, Time Tales ‒ Gli Etruschi che è a pagamento, e The Umbrian Chronicles e Memories che sono nati da bandi e che sono gratuiti e senza pubblicità.
Come avete iniziato a collaborare con i musei e in particolare con l’ETRU Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia?
Maurizio Amoroso: Se voglio garantire l’autenticità di un contenuto del gioco, faccio fare ricerca a qualcuno che se ne occupi di professione, come un’archeologa, ma poi voglio che una persona riconosciuta per la sua competenza nel campo ne certifichi la qualità. E, siccome stiamo parlando di civiltà etrusca, sono andato da Valentino [Nizzo, N.d.R.].
Valentino Nizzo: Io ho detto subito sì perché Maurizio [Amoroso, N.d.R.] sta facendo una cosa meravigliosa ed è meraviglioso come la ha costruita. È un imprenditore: non veniva a chiedermi soldi o a vendermi qualcosa come fanno altri. Gli abbiamo fatto pagare i diritti delle immagini, prevedendo uno sconto basandoci sul fatto che il gioco poi reinvestiva su di noi. Quella minima spesa che lui ha fatto, che comunque segnala la vitalità e la sostenibilità del prodotto, è stata un investimento che gli ha permesso di ricevere suggerimenti che hanno migliorato il gioco. Per esempio, originariamente le monete come le conosciamo noi erano presenti sin dall’inizio del gioco, nel X secolo a.C., mentre la moneta nasce nel VI secolo a.C.. Magari nessuno farà caso a questi dettagli, ma comunque li assorbirà anche senza accorgersene, vedrà che le monete arrivano nel VI secolo e che le anfore avevano inizialmente una forma appuntita perché si usavano esclusivamente sulle navi.
MUSEI E VISITE VIRTUALI
Artribune ha già parlato di come durante la pandemia avete portato con successo il museo su YouTube, come è stato adattarsi alle visite virtuali?
Valentino Nizzo: Trovo noiosissime le visite virtuali statiche in cui passi da una immagine all’altra con qualche didascalia informativa o degli audio, con tutto il rispetto per chi le realizza (ne abbiamo realizzata una anche noi). YouTube, come i video su Facebook e Instagram, sostituisce meglio la visita reale se lavori in diretta e in modo interattivo. Io a marzo-aprile, quasi subito, sono stato a disposizione del pubblico, con il mio cellulare. Mi facevo guidare (le dirette si chiamavano Dirigi il direttore) dai visitatori, inquadrando quello che avevo intorno e invitandoli a farmi domande. A un certo punto ho fatto una diretta dalla mia macchina, nel tragitto che faccio per andare da casa a lavoro e viceversa, per raccontare i luoghi della Storia pre-romana. Abbiamo anche analizzato il nostro pubblico tramite questionario, ed erano queste le cose che apprezzavano di più: le cose dinamiche che rendevano le persone protagoniste.
Come avete organizzato questa nuova iniziativa su Twitch?
Valentino Nizzo: Uno dei limiti del museo era la qualità del segnale. Allora Maurizio ci ha fatto una proposta a novembre, che è finalizzata a quello che faremo con lui nella prossima settimana, e ci ha donato, nell’ambito dell’accordo che abbiamo, una rete mesh Wi-Fi per moltiplicare il segnale internet e arrivare anche nei punti dove solitamente non prende. Nella settimana dell’11 gennaio abbiamo fatto un evento per le scuole: una visita di un’ora con una parte finale di domande. Martedì prossimo, il 19 gennaio, faremo una diretta Twitch con modalità simili. L’intento è parlare con il pubblico, rispondere alle domande.
Maurizio Amoroso: Noi stiamo seguendo Twitch da luglio del 2020 sponsorizzando tre canali diversi, tra cui LaBottegaDellaStrega su cui avverrà questo evento. Non tanto perché pubblicizzino i prodotti di EGA ma per provare a fare nuove forme di comunicazione per il mondo dei videogiochi culturali su queste piattaforme.
Valentino Nizzo: Quello che interessa, o dovrebbe interessare, alle persone che lavorano nel mio settore è ampliare le opportunità di lavoro. Se io ho un imprenditore che investe positivamente su qualcosa che fa divertire e insegna anche qualche contenuto e invita ad andare nei musei, un imprenditore che attraverso il suo lavoro paga archeologi e altri professionisti, io collaborando con lui sto intervenendo nell’economia culturale, come un museo dovrebbe fare in ogni campo. Un museo deve essere di stimolo, non può essere sganciato dalla realtà. Recentemente ho collaborato con la produzione della serie Romulus, come consulente, e ci ho portato dentro anche Villa Giulia come museo, perché so che queste cose servono.
I musei devono essere presenti ovunque ci siano esseri umani, perché sono una parte della nostra vita: vogliamo conservare la memoria e ci siamo inventati, dall’epoca babilonese, il museo come uno strumento possibile per farlo. Il fatto di essere su una piattaforma dove sinora i musei sono stati poco presenti è importante, così come mi sono divertito a esistere come museo anche in un paese che non esiste, quello di Bugliano, dove mi sono auto-proclamato direttore del Museo civico etrusco. I musei devono esistere anche nei luoghi che non esistono.
‒ Matteo Lupetti
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