Sound art per Hannah Arendt. Il progetto di Roberto Paci Dalò
Chiudete gli occhi, indossate le cuffie e cliccate play: la fruizione dell'arte non passa solo attraverso la vista, e “HA” di Roberto Paci Dalò lo dimostra senza lasciare dubbi. Non una composizione musicale, ma una vera e propria espressione di Sound art che ha molto a che fare con la Storia, quella con la esse maiuscola.
“La banalità del male”: un’espressione sulla bocca di tanti, quasi inflazionata e applicata a qualunque situazione. Ma quanti sanno chi fu davvero Hannah Arendt, autrice del volume che porta proprio quel titolo? Negli ultimi due anni e mezzo Roberto Paci Dalò (Rimini, 1962), pioniere della Sound art internazionale, ha lavorato su un progetto dedicato alla politologa e storica (seguì, ad esempio, il processo al criminale nazista Adolf Eichmann) e il risultato ha di recente visto la luce, o meglio la voce. Un’opera sonora, della durata di quasi un’ora: non, ovviamente, un’opera didascalica, ma una autentica immersione, suggestiva e coinvolgente, scandita dalla voce di Hannah Arendt che “compare” grazie a parole isolate e ripetute, a qualche frase, a frammenti. Tutto in tedesco, naturalmente, ma la lingua non pregiudica la comprensione di ciò che si ascolta. Insieme alla voce originale e intensa, suoni digitali, interventi di strumenti musicali dal clarinetto alla fisarmonica, pause e riprese. Tanta tecnica, tanta elettronica, ma soprattutto tanta esattezza e capacità di evocare la storia, trasmettendone la memoria attraverso la percezione uditiva. Ne abbiamo parlato direttamente con l’artista.
INTERVISTA A ROBERTO PACI DALÒ
Cosa rappresenta per te Hannah Arendt?
Sono cresciuto con Walter Benjamin e da tempo volevo affrontare Arendt. Questo progetto me ne ha dato la possibilità. Il pensiero di Arendt è dialettico, sorprendente, non allineato, talvolta sconcertante. Nello spazio politico di cui parla Arendt non ci sono individui o cittadini, bensì esseri umani. Soprattutto non c’è il “popolo”, bensì la “pluralità”. La vita e la nascita invece della morte. Alla base del progetto c’è il libro The Human Condition – Vita activa nell’edizione italiana – testo capitale di Arendt che, nonostante sia stato pubblicato nel 1958, ci stupisce per la sua capacità di analizzare questo presente disarmante.
Perché hai scelto proprio il linguaggio sonoro per raccontare questa lucida intellettuale?
Ho voluto affrontare il pensiero di Hannah Arendt prima ancora che attraverso il significato delle parole, con la sua voce, la fonetica. A differenza di un ritratto visivo, il ritratto acustico di una persona attraverso la sua voce dice molto, anzi: di più.
E tutto si è concretizzato sotto forma di un podcast…
Podcast è una parola chiave di questi ultimi anni. Con questo lavoro ho voluto contribuire a una discussione generale in corso facendo tesoro – attraverso l’opera stessa invece di una sua teorizzazione – di una pratica che ho iniziato nei primi Anni Ottanta: l’uso del suono in ambito artistico (museale, espositivo, installativo ad esempio) a mio avviso si può nutrire di ciò che è stato creato in questi decenni e che si può intrecciare proficuamente anche con la radiofonia, la radio art e Transmission Art.
ROBERTO PACI DALÒ E HANNAH ARENDT
Come è nato HA?
Dal 2018, su invito di Adriaan Eeckels, ho avviato una collaborazione con laboratori e centri avanzati di ricerca del JRC Joint Research Centre della Commissione europea. Lì ho potuto incontrare la filosofa e ingegnere Nicole Dewandre che mi ha trascinato nel vortice Arendt. Nell’elaborazione dell’opera mi sono stati di grande aiuto i testi e il confronto con la filosofa Adriana Cavarero.
Ci descrivi brevemente la tua opera?
È un podcast di Sound art che crea un ambiente immersivo idealmente diviso in tre sezioni che corrispondono ai concetti di Labor, Work, Action. La parte iniziale più “sperimentale” evolve verso una graduale facilità di ascolto fino a giungere una parte finale lirica e, credo, abbastanza sorprendente. L’inizio è basato su frammenti della voce di Arendt trasformati attraverso la post-produzione e l’elettronica. Ho voluto creare una sorta di percorso “iniziatico” che premia chi impavidamente decide di superare un primo momento più astratto per essere “ricompensato” con una fruibilità dei materiali. Appare nell’opera un paesaggio sonoro al quale tengo molto che ho registrato, a Gerusalemme, al Muro del pianto il 27 gennaio 2019.
Oltre alla fruizione online, hai ulteriori progetti per presentare HA?
HA ha formati diversi: opera radiofonica (prodotta da ORF Kunstradio, radio nazionale austriaca), installazione interattiva audio-video (prodotta da Trieste Contemporanea) e in lavorazione ci sono la performance, il libro, il CD e il multiplo in edizione limitata. E a proposito di radiofonia, ricordo che il 30 gennaio 2021 lanceremo ufficialmente Usmaradio ‒Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Radiofonia dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. La progettazione del centro fa tesoro delle mie pratiche di questi ultimi trent’anni nell’ambito del suono in relazione all’arte.
‒ Marta Santacatterina
http://www.robertopacidalo.com/
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