Essere galleristi in Italia e all’estero. Parola a Davide e Luigi Mazzoleni
Parola a Davide e Luigi Mazzoleni, gestori dell'omonima galleria con sede a Torino e a Londra. Un dialogo a tutto tondo su cosa abbia significato gestire due spazi espositivi, in Italia e in Gran Bretagna, durante la pandemia.
Anche per le gallerie l’emergenza sanitaria tuttora in corso ha rappresentato una sfida senza precedenti. Ma cosa succede se questa sfida va affrontata contemporaneamente in due Paesi diversi? Lo abbiamo chiesto a Davide e Luigi Mazzoleni.
La pandemia ha agito ed è stata gestita in maniera molto diversa fra Italia e UK, e in particolare fra Torino e Londra. Avete messo in campo strategie differenti per gestire la chiusura?
Per quello che riguarda il nostro settore, Londra ha senz’altro subito un colpo maggiore in quanto è venuto meno tutto il collezionismo internazionale. La sospensione dei viaggi ha tenuto lontano dalla metropoli una significativa quantità di persone, come la clientela che veniva a Londra per lavoro e che univa allo scopo lavorativo anche la passione per l’arte. Inoltre, molti hanno deciso di tornare nei loro Paesi di origine per stare vicino ai propri familiari. Per Mazzoleni la galleria londinese è sempre stata una vetrina internazionale: chiudendo le frontiere, è venuta a mancare la consueta frequentazione, cardine della nostra attività.
La galleria italiana ha invece contato su una base di clienti locali che ha continuato a frequentare il nostro spazio espositivo, nel rispetto di tutte le normative vigenti. Essendo limitata la presenza fisica, si è incrementata la presenza online tramite il nostro sito, i canali social e le più importanti piattaforme digitali di vendita.
Naturalmente tutte le decisioni sono sempre state prese in funzione dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria. Siamo dunque lieti di annunciare che, dopo il lungo lockdown inglese, da oggi [lunedì 12 aprile 2021, N.d.R.] è aperta al pubblico Post-War Italian Art Tales, la prima mostra a Londra del 2021. In programma invece per il 22 aprile l’apertura della mostra Paesaggi Universali presso la sede di Torino.
Come sono andate le vendite in questo periodo pandemico? Cosa e soprattutto chi – quale tipologia di acquirente – ha continuato ad acquistare arte?
Le vendite hanno indubbiamente subito un rallentamento, tuttavia il bilancio a fine 2020 non è stato così deludente poiché sono venuti meno gli ingenti costi legati alle fiere internazionali e alle mostre in sede, riducendo di molto i costi fissi dell’azienda.
La galleria londinese inoltre ha potuto contare su alcuni benefici, come la cancellazione della business rate che, nel nostro caso, incide circa il 20% sul costo annuale dell’affitto. Chi invece ha continuato ad acquistare sono stati i nostri collezionisti storici che ci hanno sempre seguito con costanza, dimostrandoci grande fiducia.
FIERE E DIGITALE
Qual è la vostra valutazione a proposito delle fiere in versione digitale? Pensate che una forma blended possa rappresentare il futuro delle fiere?
Su questo punto siamo molto critici in quanto, per come si è dimostrato finora, il digitale non può essere considerato un mero sostituto dell’evento in presenza. Per quanto riguarda nello specifico il collezionismo di arte moderna, la fruizione dell’opera è fondamentale e imprescindibile. Il mondo digitale offre sicuramente delle possibilità anche se temporanee, in attesa di poter ritornare a un approccio diretto con il pubblico e con i nostri collezionisti, con una sensibilità diversa e una nuova consapevolezza.
Nella ragionevole speranza che la pandemia si avvii verso la conclusione, anche grazie alla campagna vaccinale, quali sono gli strumenti che avete attivato durante l’emergenza e che pensate di mantenere anche in futuro? Mi riferisco in particolare ai canali di comunicazione digitale.
Sin dal primo lockdown abbiamo agito sui nostri canali digitali con un doppio filone: le Online Viewing Rooms sul nostro sito, vere e proprie mostre digitali che in parte hanno ricalcato l’offerta espositiva fisica delle nostre sedi, spesso irraggiungibili o chiuse al pubblico; sui nostri canali social invece abbiamo messo in campo alcune operazioni esclusive, come #MAZZOLENIDIARY e #MAZZOLENIBRUNCH, mantenendo costantemente attivo e accessibile il nostro operato verso il pubblico.
GALLERIE, MOSTRE E ARTISTI
Oggi apre a Londra la mostra Post-War Italian Art Tales, mentre a fine giugno ci sarà personale di Melissa McGill. Come avete gestito la lunga chiusura della galleria? Cosa è accaduto da novembre a oggi fra le pareti dello spazio inglese?
La galleria di Londra è rimasta chiusa al pubblico, ma fino a fine 2020 abbiamo avuto una frenetica attività per il disallestimento della mostra che avevamo in corso, Roma – Milano: spazio e colore, ritmo e materia, per comprendere e gestire nel migliore dei modi le delicate questioni dovute alla Brexit e, infine, per preparare la mostra successiva. Infatti, le restrizioni che non ci consentivano di riaprire la galleria sono state annunciate il 26 dicembre, per essere tramutate in terzo lockdown il 6 gennaio e lo spazio era già allestito con la mostra che aprirà a breve. I primi quattro mesi di questo anno sono stati dedicati soprattutto alla parte amministrativa e organizzativa del nostro lavoro.
Quanto è consapevole il mercato britannico della rilevanza dell’arte moderna italiana? Che tipo di feedback vi aspettate sia a livello di collezionismo che di critica?
La galleria londinese ha raggiunto un successo internazionale proprio specializzandosi nel segmento di arte italiana del secondo dopoguerra, che ci ha differenziato dalla proposta artistica delle altre gallerie inglesi o internazionali già presenti sul territorio.
Il mercato britannico e internazionale presente a Londra ha dimostrato una forte attenzione per le nostre proposte. Siamo certi che quest’anno abbia portato diversi cambiamenti nel mondo dell’arte, qualcuno già presente anche prima e non ne escludiamo altri in futuro.
Sul fronte del contemporaneo, avete da poco annunciato la rappresentanza di Marinella Senatore, di cui farete una personale a ottobre nella sede di Torino. Perché la scelta è caduta proprio su di lei? Cosa vi ha portati a questa decisione?
Siamo particolarmente orgogliosi di questa nuova collaborazione. Marinella Senatore rappresenta infatti un valore aggiunto all’interno del percorso della galleria anche alla luce del suo recente ampliamento verso l’arte contemporanea. L’approccio artistico di Senatore è un processo complesso e articolato, fortemente innovativo, che trova il suo collocamento tra arti visive e arti performative. Ci ha colpito molto il suo modo di proporre un dialogo artistico, ampio e polivalente, intrinsecamente collegato al coinvolgimento del suo fruitore e dove l’arte non è che uno strumento privilegiato di dialogo, catalizzatore di emozioni ed energie. Un’artista dall’immensa generosità, oltre che ricchezza umana, che siamo oggi felici e fieri di rappresentare.
‒ Marco Enrico Giacomelli
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