Intervista a Cicciolina. “Divento scacchista per salvare lo spazio culturale Frigolandia”
Gli scacchi, l’amore per l’arte trasmesso anche al figlio, l’artista Ludwig Koons, e una buona causa. Cicciolina scende in campo per salvare il centro culturale Frigolandia, a rischio sgombero, e si racconta ad Artribune
L’onorevole Ilona Staller scende in campo, domenica 25 luglio alle ore 21 presso i Giardini Rosa e Cecilia Caselli Moretti a Perugia, per salvare Frigolandia, centro artistico e culturale – un’immaginaria Repubblica dell’Arte, come la definisce il suo fondatore Vincenzo Sparagna (direttore responsabile di “Frigidaire”) – oggi a rischio sgombero: Frigolandia, a Giano dell’Umbria, oltre ad essere sede delle riviste “Frigidaire” e “Il Nuovo Male”, è laboratorio di grafica e Museo dell’Arte Maivista (MAM) dedicato al fumetto e all’illustrazione, e il suo archivio conserva migliaia di opere di autori fondamentali come Pazienza, Tamburini, Scozzari, Liberatore, Igort, Echaurren e lo stesso Sparagna. Nell’ambito dell’evento promosso da Edicola 518, Cicciolina si confronterà davanti alla scacchiera con quattro sfidanti, e per l’occasione lei e gli organizzatori parleranno dello stato degli eventi che riguarda lo spazio creativo. Abbiamo parlato con lei di questo, e della sua sfolgorante carriera che attraversa cinema, radio, televisione, pornografia, arte e politica.
https://www.youtube.com/watch?v=IhM0FmgBQAI
Signora Staller, che cosa avverrà il 25 luglio?
Cicciolina gioca a scacchi, per puro divertimento e anche per attenzione nei confronti di Frigolandia, perché Vincenzo Sparagna è un mio carissimo amico sin dagli anni Settanta (finii anche su una copertina leggendaria di “Frigidaire” nel 1985). Vorrei aggiungere una cosa: il Comune (di Giano dell’Umbria, N.d.A.) non può sfrattare un pezzo di storia della cultura italiana, sarebbe davvero una cattiveria. Chiedo quindi che si organizzi subito un crowdfunding per salvare Frigolandia e tutto l’archivio storico di “Frigidaire” e del “Male”, che altrimenti sarebbe in serio pericolo.
Come è nata la sua passione per gli scacchi?
Il mio patrigno mi insegnò a giocare a scacchi quando ero adolescente, e fin da allora questo gioco mi è rimasto nel cuore. Mi piace perché mette alla prova la tua intelligenza, e la capacità di usare e muovere i vari pezzi sulla scacchiera.
Come è nato invece il rapporto con Vincenzo Sparagna e con “Frigidaire”, parte di una grande avanguardia artistica italiana?
Lei si ricorda del “Male”? Bellissima e molto divertente: non so fino a che punto le generazioni attuali potrebbero capirla… La mia amicizia con Vincenzo risale a quegli anni. Poi per la famosa copertina scrisse il titolo: “Io troia senza peccato”… Posso dire una cosa? La gente magari pensa che da ex-pornostar io chissà che cosa faccia, ma non è così: sto a casa, vivo con mio figlio Ludwig che ha ventotto anni e fa l’artista, dividendosi tra Roma e New York dove vive suo padre (Jeff Koons, N.d.A.).
Come ha vissuto gli anni Settanta, e in particolare il periodo dello spettacolo tv C’era due volte?
Gli anni Settanta rappresentano un periodo meraviglioso, che non tornerà mai più. C’era due volte, diretto da Enzo Trapani che per me era il padre che non ho mai avuto (il mio papà ci ha abbandonati infatti quando io avevo tre anni), era un programma fantastico e modernissimo, in anticipo sui tempi: oggi manca decisamente qualcosa del genere. C’erano Marco Columbro, Riccardo Cocciante, Peter Tosh… Aggiungo che quello era un periodo di grande benessere, a differenza di quello attuale: oggi molte persone in Italia vivono in povertà e hanno bisogno di tutto. Io cerco di fare, nel mio piccolo, quello che posso. E diciamo anche che allora c’erano politici di prim’ordine: io non sono democristiana, ma uno come Giulio Andreotti, per esempio, era estremamente rispettato anche all’estero, così come Bettino Craxi. Erano politici seri, statisti.
Sempre negli anni Settanta inizia il suo sodalizio con Riccardo Schicchi. Possiamo dire che l’immaginario che avete creato insieme è anche un prodotto di quel periodo culturale?
Sì, assolutamente. Poi negli anni Ottanta inizia la fase del porno. Ricordo che in quel periodo avevo incontrato anche le femministe: alcune ovviamente mi detestavano, mentre altre comprendevano che io vivevo davvero gli slogan ‘io sono mia’ e ‘il corpo è mio e lo gestisco io’. Infatti, ho sempre attraversato il settore della pornografia perché mi divertiva, così come nel momento in cui non mi ha più divertito ho smesso e fatto altro. Anche in questo, sono stata un’apripista: tra l’altro, avrò ricevuto almeno cinquanta denunce per oltraggio al pudore (l’articolo 528 del Codice Penale, me lo ricordo bene). Che cosa avevo fatto di così grave? Avevo mostrato dei peli, e le cosce, durante i mei show, che assomigliavano un po’ a quelli di Lady Gaga – con la differenza che io non avevo quella struttura produttiva alle spalle. Eravamo io e Schicchi che producevamo il mio spettacolo, le mie canzoni, i miei vestiti: ce n’erano uno ricoperto, per esempio, di specchi che riflettevano la luce stroboscopica, oppure una guepiere a forma di farfalla con tanto di ali, o un’altra a forma di albero con i rami… Era qualcosa di magico. Oggi faccio le ospitate, come tanti artisti, e se mi chiedono di cantare io canto.
Da lì poi il passaggio alla politica è immediato e spontaneo, con l’ingresso nel Partito Radicale di Marco Pannella e l’elezione alla Camera dei Deputati nel 1987.
Sì, andai a trovare Pannella per comunicargli il mio desiderio di aiutare i radicali: lui era una persona dolcissima, meravigliosa. Rimpiango che non ci sia più. E vorrei aggiungere che il fatto che allora non gli abbiano mai dato un ministero è la prova del fatto che non hanno mai capito nulla di lui, che era migliore di tanti altri.
In questo mi sembrate molto simili, nel fraintendimento cioè che ha circondato sempre in Italia le vostre figure: Pannella per la sua azione politica, e lei per la complessità del suo personaggio (che non si esaurisce certo nel porno). In entrambi i casi, si è voluto cogliere forse solo l’aspetto più scandalistico.
È probabile. Ma voglio precisare che l’idea che le ventimila preferenze accordatemi al tempo fossero tutti “voti di protesta” è semplicemente assurda. Erano tutti adulti. Bisogna quindi ritornare all’idea che il popolo italiano è sovrano, e che il popolo deve votare i propri rappresentanti in Parlamento.
Poi ci fu l’esperienza del Partito dell’Amore nel 1991…
Sì, fu molto bella. Io però ero incinta di Ludwig all’epoca, e il dottore mi disse che se avessi proseguito la campagna elettorale avrei rischiato di perdere il bambino: dovetti dunque lasciare che Moana Pozzi proseguisse da sola. Non hai idea invece di ciò che facevo, ero scatenata: per la campagna elettorale del 1987, per esempio, me ne andavo in giro per via del Corso a Roma con un ragazzo vestito da Gesù accanto e le tette di fuori, arringando la folla col megafono! Moana invece si sedeva a un tavolino di piazza Navona e offriva il suo autografo ai passanti. Non molto convincente.
– Christian Caliandro
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