“La nostra epoca in uno sguardo” è l’espressione-manifesto che annuncia al pubblico l’apertura della Bourse de Commerce-Collection François Pinault. Dopo diversi slittamenti causati dalla pandemia, il 22 maggio ha finalmente inaugurato Ouverture, la mostra concepita negli spazi del terzo sito museale voluto dal magnate francese François Pinault, a capo del gruppo Kering, nel quale confluiscono brand come Gucci, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent, su progetto dall’architetto Tadao Ando. L’edificio, insieme alle due sedi veneziane di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, ha lo scopo di mostrare e valorizzare le opere appartenenti a uno dei più importanti collezionisti d’arte contemporanea al mondo. Si tratta di una raccolta impressionante, che costituisce un insieme di più di 10mila opere realizzate da circa 350 artisti a partire dagli Anni Sessanta. Una collezione eterogenea, che testimonia un particolare interesse verso le correnti emergenti.
LA MOSTRA E GLI ARTISTI
Per l’esposizione inaugurale, François Pinault ha deciso di presentare le opere che chiariscono gli orientamenti della sua attività di collezionista, riunendo una trentina di artisti: da Urs Fischer a Maurizio Cattelan, da Martial Raysse a Cindy Sherman passando per Bertrand Lavier, Philippe Parreno e Ryan Gander, solo per citarne alcuni.
Il titolo Ouverture si riferisce, letteralmente, all’apertura di un nuovo capitolo del progetto della Collezione Pinault, finalizzato ad avvicinare l’arte contemporanea al grande pubblico.
I temi dell’impermanenza, della vanità e del tempo che passa occupano un posto centrale nello spazio della Rotonda e sono incarnati dallo spettacolare Untitled di Urs Fischer. L’opera è composta da nove sculture in cera che riproducono a grandezza naturale il Ratto delle Sabine di Giambologna, ma anche l’effige di un amico dell’artista e nove sedie. Autentico monumento all’impermanenza, Untitled durerà giusto il tempo che servirà alle candele per consumarsi, divenendo il simbolo di una distruzione creatrice.
Immerso nello spazio estatico della Bourse de Commerce, intriso di luce proveniente dall’esterno, lo spettatore è riportato alla realtà dalla curiosa incursione di un topolino che spunta dalla sua tana, opera di Ryan Gander. Volgendo lo sguardo verso l’alto, i piccioni imbalsamati di Maurizio Cattelan, disseminati un po’ ovunque lungo il perimetro della passerella, spiazzano per la loro naturalezza, smorzando l’atmosfera quasi sacrale della scenografia espositiva.
Anche per quanto riguarda l’allestimento, Pinault ha voluto che non fosse definitivo, ma solamente il primo atto delle presentazioni future, che restituiranno un’immagine via via più nitida della collezione.
L’ARCHITETTURA DELLA BOURSE DE COMMERCE
Situato nei recenti giardini delle Halles, a metà strada tra il museo del Louvre e il Centre Pompidou, l’edificio della Bourse de Commerce è uno dei monumenti emblematici della storia di Parigi. Concentra quattro secoli di stratificazioni architettoniche e di innovazioni tecniche, racchiudendo il primo esempio di colonna monumentale di Parigi, voluta alla fine del XVI secolo da Caterina de’ Medici, e le vestigia di un mercato del grano edificato nel 1767, caratterizzato dall’impressionante struttura circolare e coperto nel 1812 da una cupola in vetro e metallo, la prima in ferro e acciaio di così grandi dimensioni. Nel 1889 l’intero complesso fu trasformato nella Borsa di Commercio, mantenendo tale funzione fino alla fine degli Anni Novanta.
Quando Anna Hidalgo, il sindaco di Parigi, ha proposto a François Pinault di interessarsi all’edificio, necessitava di un restauro completo, che fosse in linea con la sua storia secolare e con la nuova funzione museale. Il compito è stato assolto da Tadao Ando, architetto giapponese noto per la sua sensibilità estetica minimalista, che già in precedenza si era occupato dei siti veneziani della collezione. Il cantiere si è svolto tenendo in considerazione gli elementi storici dell’edificio, attraverso un progetto che ha saputo conciliare radicalità e semplicità, basandosi sulla forma geometrica pura di un cerchio. All’interno della rotonda è stato, infatti, inserito un cilindro di 29 metri di diametro, delimitato da un muro in cemento di 9 metri d’altezza, che accoglie uno spazio espositivo al piano terra e un auditorium nel sottosuolo. Le scale assicurano l’accesso alle dieci gallerie espositive, fino al piano più elevato del cilindro, dove si trova una passerella circolare. Gli affreschi della cupola sono il punto culminante di questo susseguirsi di spazi.
Secondo un principio caro all’architettura giapponese tradizionale, la struttura della Bourse de Commerce suggerisce al visitatore un percorso che gli lasci il tempo di “purificarsi”, mediante una scenografia circolare ipnotica che lo allontani dai consueti punti di riferimento per trasportarlo nella dimensione del “qui e ora”.
INTERVISTA AL DIRETTORE MARTIN BETHENOD
Quale ruolo ha l’imponente architettura della Bourse de Commerce e come interagisce con le opere e le diverse esigenze del museo?
Tadao Ando ha utilizzato, parlando del suo intervento a Palazzo Grassi e Punta della Dogana, la bella espressione “trait d’union”. La Bourse de Commerce, quinta tappa della collaborazione iniziata da due decenni tra François Pinault e il grande architetto giapponese, è una nuova versione di questa nozione di “trait d’union”, tra la storia e il presente, tra l’architettura e l’opera d’arte, tra il contesto e gli interni. Il gesto architettonico, in particolare il cilindro di cemento che si inserisce in modo radicale e sottile nella grande sala circolare al centro dell’edificio, permette di disegnare uno spazio espositivo dedicato alla sola contemplazione delle opere, alle quali dà uno sfondo, una scala, una dimensione di astrazione e silenzio, pur lasciando visibile, ma sempre a distanza, il contesto architettonico originale e dunque più antico. Il cilindro di Ando è come uno strumento che organizza lo sguardo su differenti livelli, rendendo possibile il dialogo tra arte e architettura. I numerosi artisti a cui abbiamo fatto visitare questa Rotonda hanno immediatamente colto la dimensione ricca di ispirazione e potenzialità.
Come sarà la programmazione del nuovo museo?
Seguirà la logica della programmazione sviluppata dal 2006 a Venezia a Palazzo Grassi, che ho avuto la grande fortuna di dirigere dal 2010 al 2020 ‒ quando ho deciso di dedicarmi unicamente al progetto parigino, che dirigevo già dal 2016. La Bourse de Commerce è interamente votata all’arte contemporanea, a partire dalla Collection Pinault e dal suo punto di vista allo stesso tempo unico e impegnato. Come a Venezia, dunque, ma secondo un ritmo differente: da una parte si articola in progetti collettivi o tematici, concepiti guardando alle opere della Collezione (spesso integrate da interventi site-specific o da nuove produzioni) e, dall’altra parte, in progetti monografici ideati intorno agli artisti (il più delle volte insieme agli artisti stessi) con cui la Collezione intrattiene un rapporto forte e duraturo. A questo calendario di esposizioni, che comprenderà dalle 10 alle 15 proposte all’anno, sarà affiancato un programma di incontri, conferenze, ma anche performance, concerti e proiezioni. Uno dei tanti successi di Palazzo Grassi, dopo il 2013, è il Teatrino, diventato un luogo culturale tra i più attivi di Venezia. L’auditorium della Bourse de Commerce ci permette di andare in questa direzione, senza la quale un museo contemporaneo non avrebbe senso di esistere a pieno.
Sia Palazzo Grassi a Venezia che la Bourse de Commerce a Parigi sono edifici storici situati nel cuore della città. Come si crea il legame tra la collezione di arte contemporanea e questi edifici secolari?
I musei della Collection Pinault hanno in effetti una identità molto forte di luoghi a dimensione umana, inseriti nel contesto urbano, storico e culturale. Rivendicano questo forte legame con il contesto in cui operano, all’opposto rispetto al “white cube” standardizzato e al dogma dell’autonomia dell’opera d’arte. Gli spazi espositivi riaffermano la loro specificità e il loro carattere eccezionale: a Venezia, le travi, i mattoni, i marmi, le aperture verso il paesaggio lagunare, mentre a Parigi i muri circolari, i decori originali del XIX secolo e le centinaia di aperture verso l’esterno. Questa idea di dialogo con il contesto e di apertura – Ouverture è esattamente il titolo che François Pinault ha voluto dare alla mostra inaugurale del museo parigino – è una grande fonte di ispirazione per gli artisti e di fascino per i visitatori.
Quale dialogo instaurerà la Bourse de Commerce con Palazzo Grassi e Punta della Dogana?
Questi “musei fratelli” hanno molte cose da proporre insieme, dal punto di vista delle esposizioni, ma anche delle iniziative culturali o educative, in ogni caso e sempre nel segno della condivisione delle esperienze, delle riflessioni e dello scambio di idee. Sono in dialogo costante con Bruno Racine, direttore e di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, le formidabili équipe veneziane e parigine lavorano proficuamente insieme e, a titolo personale, ogni occasione che mi permette di tornare a Venezia, a cui sono molto affezionato e dove ho tanti amici, per me è imperdibile!
‒ Arianna Piccolo
Parigi // fino al 31 dicembre 2021
Ouverture
BOURSE DE COMMERCE
2 rue de Viarmes
www.pinaultcollection.com/fr/boursedecommerce
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #24
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