La fiera Fiac e la situazione a Parigi. Il parere del collezionista Mauro De Iorio

Mauro De Iorio è medito e imprenditore sanitario. Ma nel mondo dell’arte è celebre come collezionista. Gli abbiamo chiesto di darci il suo parere sulla fiera Fiac, ancora in svolgimento a Parigi, e sulla capitale francese in generale.

Nel pieno della fiera FIAC, che si sta svolgendo a Parigi, abbiamo chiesto al collezionista Mauro De Iorio di portarci con sé nella Ville Lumière come attraverso le pagine di un diario, spiegandoci le sue impressioni e considerazioni anche proprio sulla stessa capitale francese in seguito alla pandemia. Radiologo e titolare di una società sanitaria, De Iorio è collezionista per sangue e passione: a differenza del padre, collezionista d’arte antica, ha scelto l’arte contemporanea e da quel primo Orfeo di Giulio Paolini, acquisito quasi vent’anni fa, ha creato una raccolta che raggiunge i 600 lavori, da Carla Accardi a Ettore Spalletti, da Sol LeWitt a Korakrit Arunanondchai e Tony Cragg, mettendo a disposizione del pubblico le sue grandi opere attraverso il suo centro espositivo veronese.

MAURO DE IORIO RACCONTA LA FIAC

Dopo un’assenza di due anni ritorniamo a Parigi. Il taxi ci porta in Place de la Madeleine, dove abbiamo un piccolo appartamento. La prima impressione è sconcertante. I due negozi di Fauchon ed il negozio di Hédiard non ci sono più e al posto loro pare subentreranno Chanel e Dior; altri tre grandi spazi commerciali sono chiusi. Nelle strade limitrofe molti piccoli negozi hanno chiuso i battenti. Sono le conseguenze tangibili della crisi economica post pandemia. La sensazione è che Parigi abbia sofferto più di città come Milano e che stenti a ripartire. Questa sensazione si rafforza quando prenotiamo qualche ristorante per i prossimi giorni: Châteaubriand, Frenchie, Helen, Septime, ristoranti prima inaccessibili se non con prenotazioni di decine di giorni di anticipo, ci riservano il tavolo senza problemi. Il giorno successivo, Paris Internationale ci accoglie in un bel palazzo haussmaniano con molte nuove gallerie e la solita proposta interessante, anche se un po’ sottotono rispetto alle precedenti edizioni. La stessa sensazione la proviamo anche quando entriamo a FIAC: il ricordo del Grand Palais farebbe impallidire qualsiasi altro palazzo e a maggior ragione questa struttura “effimera”. Anche qui la proposta è un po’ sottotono sia tra le gallerie giovani che tra quelle più affermate; non mancano, però, pezzi eccezionali di artisti affermati con relativi prezzi elevati. Qui incontriamo alcuni amici collezionisti italiani, ma in numero minore rispetto al passato. Poi giriamo per la città e troviamo belle installazioni artistiche, una tra tutte la splendida scultura rossa di Calder che dialoga con la colonna verde di Place Vendome. Visitiamo la Samaritaine con i suoi splendidi interni liberty da poco ristrutturati e, davanti ad un caffè nella vicina pasticceria Cova, ora francese, consideriamo che, comunque, Paris est toujours Paris. Alle cene da Clearing e Balice Hertling ritroviamo alcuni amici e la solita atmosfera di grande entusiasmo per l’arte contemporanea. Nei bistrò stellati ritroviamo le atmosfere decontractee e la stessa ricerca che ha reso grande la nouvelle vague della gastronomia francese. Visitiamo alcune galleri, tra cui ci colpiscono High Art con l’interessante mostra di Max Hooper Schneider e Balice Hertling con le belle e inaspettate installazioni di Ser Serpas. Oggi la giornata è cominciata con la visita alla Borsa Commerciale di Pinault con artisti della sua collezione. Il palazzo ristrutturato da Tadao Ando è splendido; troviamo opere di artisti che abbiamo anche noi in collezione e la cosa ci fa, naturalmente, piacere. Le visite continuano a Palais de Tokio, con la performance di Anne Imhof, e al Museo di Arte Moderna e Contemporanea con la mostra di ceramiche Les Flammes dovesi trova la scultura di Simone Leigh che abbiamo dato in prestito. Domani sarà la volta della Fondazione Vuitton con la mostra, a detta di tutti imperdibile, della collezione di Morozov. Rientreremo in Italia con la sensazione che, in poco tempo, Parigi, sanate le sue ferite, ritornerà a splendere come e più di prima.
A bientot!

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