Un gorilla a Milano. È opera dell’artista e collezionista Didier Guillon

Con “Tintswalo” l’artista e collezionista Didier Guillon, già presidente di Valmont, nome di riferimento nella cosmesi di lusso, porta alla Casa degli Artisti di Milano le linee ormai celebri del gorilla Ivo, che da anni accompagna la sua storia personale e creativa. E per il futuro tanta Venezia e più di un passaggio di testimone.

Riconoscenza, misericordia, gratitudine: questo il significato della parola Tintswalo, in lingua Xitsonga, e questo il cuore dell’opera di Didier Guillon (Neuilly-sur-Seine, 1953), presidente e direttore artistico del gigante della cosmesi di lusso Valmont, in Italia in partnership con Rinascente, nonché artista lui stesso. Questa riconoscenza è alla base dell’omonima esposizione alla Casa degli Artisti di Milano, nel cuore di Brera, dove lo spazio si riempie di venti lavori gioiosamente colorati e sempre diversi, con un solo protagonista: Ivo, il gorilla dello zoo di Berlino. Il loro primo incontro, momento fondamentale al punto che Guillon oggi mostra orgogliosamente la silhouette del gorilla tatuata sull’avambraccio sinistro, risale al 2017, quando la figlia più giovane Valentine lo vide in gabbia e gli chiese di liberarlo.

DIDIER GUILLON E IL GORILLA IVO

Rimasto impresso nella sua immaginazione, Ivo è comparso prima nella mostra itinerante The Elegant Symmetry of the Gorilla e poi in Tintswalo, sorta di spin off di un’esposizione collettiva a Palazzo Bonvicini (sede della Fondazione a Venezia) per cui Guillon ha creato e realizzato con artigiani di primissimo ordine venti artwork in cartone a vista e metallo raffiguranti il profilo dell’animale, liberato dalla sua prigionia, con le trame vibranti dei tessuti africani e il passo aperto del suo ormai iconico profilo. Alcuni esemplari recuperano la lezione dei maestri del passato – da Andy Warhol ad Alexander Calder – altri interpretano i materiali sostenibili e i colori che caratterizzano i prodotti beauty della casa Valmont, primo tra tutti l’Elixir des Glaciers, giunto al suo ventesimo anniversario, altri ancora fanno del profilo una trama essa stessa, replicandola all’infinito in alcuni pezzi di arredo e in una delle sue cage.

La famiglia Guillon

La famiglia Guillon

INTERVISTA A DIDIER GUILLON

Come è nato questo legame con Ivo?
Ormai conoscerà la piccola storia familiare che mi lega a lui attraverso Valentine, come un sogno. Ci sono così legato che lo porto sulla pelle, e sarò così felice se un giorno Valentine decidesse di fare lo stesso. Io traggo ispirazione dalle linee della sua figura, vuote, attraverso cui sento proprio fisicamente l’urgenza artistica. Quando io e la mia musa romantica viaggiamo insieme, cerchiamo sempre elementi da riportare all’interno del mio processo di “riempimento” delle linee di Ivo. È così che lo abbiamo portato in Tanzania, siamo andati lì per Natale perché era l’unico Paese aperto durante la pandemia, e in un negozio di Zanzibar abbiamo incontrato le stoffe africane usate per i vestiti dalle donne locali e li abbiamo portati con noi. Qui, nelle trame delle opere, continuano a viaggiare.

La sua connessione con la famiglia è fortissima. Riesce a creare questo feeling anche con gli artigiani che coinvolge?
È come una bolla virtuosa e familiare. Cerchiamo di rimanere ancorati a dei valori, come la generosità – per questo invitiamo a comprare il merchandise della mostra, gli introiti vanno alla Make-A-Wish-Foundation. È come un eterno ritorno, un loop: questo è un tema a me molto caro, che porterò alla prossima mostra a Venezia connesso con la storia di Peter Pan e la necessità di sognare. Peter Pan ha un forte legame con il concetto di circolarità del tempo e la ripetizione di ogni cosa: i quattro gruppi che abitano l’isola non si incrociano mai perché si muovono sempre alla stessa velocità. Certo, poi tornano anche gli errori: ci crede che la Cina e l’Australia stanno di nuovo investendo nelle miniere di carbone? Una follia: non stiamo imparando, che messaggio lasciamo alle nuove generazioni?

Didier Guillon Tintswalo 2018 legno e mdf 100x130x50 cm Un gorilla a Milano. È opera dell’artista e collezionista Didier GuillonGUILLON, VENEZIA E L’ARTE

Com’è, per lei, stare in Italia?
Importantissimo, soprattutto Venezia. Fra tre settimane sarò veneziano – o meglio, vivrò a Venezia: non si può dire di essere veneziano se non lo si è da cinque, sei generazioni. Ma sono molto emozionato: la città è immersa nell’arte e nella cultura, e quando mi dicono: “Non hai paura di vivere in una città che sparirà?”, io rispondo che sparirò prima io, e che la città si reinventa costantemente. Certo, con il monitoraggio turistico cominceranno a filmare ogni spostamento della popolazione e questo è inquietante, sembra Black Mirror. A ogni modo, io mi sono spostato soltanto un’altra volta, trent’anni fa da Parigi alla Svizzera, e ora ho bisogno di immergermi nell’aria della cultura. La differenza tra la Svizzera e Venezia è semplicissima: da una parte respiri natura, dall’altra cultura. Io a casa mia ora mi sveglio e guardo dalla finestra, vedo il bosco e il castello e mi dico: “So what?”. Certo, ci sono ottime scuole, ma non esiste questo legame viscerale con la cultura che in Italia è presentissimo, una connessione con il passato artistico che vive nelle persone e nelle cose e che fa sentire parte di qualcosa. Bella la natura, ma devo sentire il legame con l’eredità culturale, trovare ispirazione per creare qualcosa di nuovo. Poi Palazzo Bonvicini è già la nostra casa da qualche anno, è un palazzo molto particolare e intimo del centro cittadino – era molto barocco, per esporre opere contemporanee lo abbiamo “de-barocchizzato”.

Cosa la muove nell’impegno artistico e nel tenere aperte le residenze?
L’emozione: l’obiettivo non è semplicemente estetico. Noi siamo prima di tutto orientati verso la nostra clientela, e l’arte e l’ospitalità devono rendere l’esperienza del nostro prodotto più completa. La GenZ ha bisogno che ci sia più del semplice oggetto, che ci sia emozione e impegno per la sostenibilità: non vogliamo essere il prodotto che usavano le loro madri e nonne, ma parlare con le nuove generazioni.

IL FUTURO DI GUILLON

Quali sono i nuovi progetti?
L’anno prossimo io e Valentine andremo in Uganda a vedere i gorilla, insieme a un cameraman, che seguirà il nostro incontro. Torneremo alle radici. Poi Valentine, che qui presenta un video in stop motion realizzato quando aveva 14 anni, spero che si concentri sempre più sull’arte e sul video. Il suo film, molto forte, sarà presentato l’anno prossimo alla Biennale. E ha solo 16 anni! Il film sarà anche presentato a Hydra, a giugno e luglio, dove abbiamo la nostra residenza artistica greca, accanto a Jeff Koons. Ha molto talento. Poi c’è la residenza veneziana che ho affidato a Maxence, il mio secondo figlio e prossimo presidente di Valmont. Per la prossima mostra io ho dato solo il tema, che sarà Ulisse e il viaggio concettuale. Sta facendo già delle ottime scelte, è sempre stato molto appassionato di arte, e io voglio solo essere coinvolto come artista: è la seconda fase della mia vita.

Qual è il pezzo a lei più caro?
Less is more. La mia preferita è questa scultura cava di Ivo, quella con le sue sole linee. È stata realizzata da Isao, il grande artista spagnolo e giapponese, là dove sono state realizzate anche delle sculture di Miró: si sente lo spirito. Vedo che in giro per Milano ci sono molte opere pubbliche, come a Chicago, forse un giorno ci sarà anche il mio Ivo.

Giulia Giaume

https://fondationvalmont.com/

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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