Intervista a Elena Engelsen, l’artista che porta la biodiversità in scultura
Al Museo di Zoologia di Roma la mostra di Elena Engelsen. Una scultrice che trae ispirazione dal mondo animale e dalle sue peculiarità
Biodiversità animale, cambiamenti climatici e rischio estinzione sono alcuni dei temi più ricorrenti nella cultura contemporanea. Al Museo di Zoologia di Roma arte e ricerca entrano finalmente in relazione grazie alla mostra For the Love of Animals di Elena Engelsen (Kapp, 1952; vive a Oslo). Sculture di animali ritratti nei più vari atteggiamenti, vulnerabili quando minacciati dall’uomo, ma anche accigliati e aggressivi danno vita a uno stretto connubio tra grandi temi d’attualità e tradizione figurativa.
Come nasce la passione per gli animali? Quando ha iniziato a scolpirli?
Sono cresciuta in una famiglia amorevole in campagna in Norvegia. Nella mia famiglia il rispetto per gli animali era scontato. Dato che mio padre era un intagliatore del legno, ho subito sentito l’interesse per la scultura. A 16 anni sono stata invitata a studiare all’Accademia Nazionale di Belle Arti di Oslo. In seguito, ho lavorato nel laboratorio di uno scalpellino ad Amsterdam per imparare a scolpire la pietra. La mia attrazione per gli animali è stata la mia ispirazione per tutta la mia pratica.
Qual è l’importanza della scultura figurativa nella società odierna?
L’arte figurativa avrà sempre un posto importante nella storia dell’arte. Le persone ammireranno sempre ciò che è riconoscibile poiché saranno anche attratte da forme, colori e texture.
L’animalismo storico-artistico di fine Ottocento e inizio Novecento ha particolarmente influenzato il suo percorso. L’esperienza creativa di chi apparteneva a questo ambito era accompagnata anche da precise scelte di vita. Rembrandt Bugatti, ad esempio, stabilì il suo studio ad Anversa nei pressi di uno zoo. Arte e vita sono così strettamente connesse ?
Ammiro molto Rembrandt Bugatti. Ha lavorato allo zoo di Anversa poiché aveva chiaramente bisogno di essere faccia a faccia con i soggetti delle sue opere. Ho vissuto ad Amsterdam per sette anni e ho trascorso molto tempo all’ARTIS Amsterdam Royal Zoo. Anche se non sono una fan dei giardini zoologici, negli Anni Settanta per me era d’obbligo studiare sia l’anatomia che il comportamento degli animali. Ho portato con me plastilina e cavalletto e ho creato schizzi e osservazioni dettagliate che sono stati importanti per il mio lavoro successivo. Poi sono arrivati film e libri sugli animali e sui loro habitat che mi hanno anche dato un’immensa ispirazione.
ELENA ENGELSEN. ARTE E ANIMALI
Il Novecento ha visto la nascita dell’etologia con Konrad Lorenz. Lorenz voleva mostrare quanto fosse ancora profonda l’eredità animale nell’uomo. Perché è così importante studiare il comportamento degli animali oggi?
C’è molta somiglianza con gli umani e non è difficile per me vedere i miei antenati in loro. Gli studi sugli animali di oggi riguardano molto il modo in cui gli animali cercano di adattarsi ai cambiamenti climatici e ci mettono in guardia sull’urgente realtà dell’estinzione. L’intero sistema vacilla. Tuttavia, non sono uno scienziato, studio il comportamento degli animali alla ricerca delle loro caratteristiche.
Per quanto riguarda il suo metodo di lavoro, crea modelli dal vivo?
Quando ne ho l’opportunità, lavoro con modelli dal vivo. Ho lavorato nelle stalle e ho visto molti cani nel mio studio. I cani, ad esempio, cambiano il loro comportamento quando sentono la mancanza dei loro padroni. Non sono modelli facili. Oggi visito raramente i giardini zoologici.
C’è anche un aspetto tattile nelle sue sculture.
Quando lavoro alle mie sculture cerco di immaginare come deve essere avere pelliccia, becchi, ali o quattro zampe. Dopo tutto quest’anno credo di essere in grado di immaginarne una parte. Amo lavorare su forme e texture e far parlare il materiale da solo. Quando un pangolino si arrotola per nascondersi, posso immaginare le squame che si muovono sul suo corpo, formando bellissime forme. Un pipistrello appeso avvolto nelle sue stesse ali con le ossa delle sue dita che brillano leggermente attraverso il bronzo. Quando creo un modello in argilla, parto dall’interno e lavoro verso l’esterno. Quando scolpisco la pietra, parto dall’esterno e lavoro verso l’interno. Sono due modi molto diversi di avvicinarsi alla forma.
LA MOSTRA DI ENGELSEN A ROMA
Nella mostra For the Love of Animals appaiono animali colti in diversi atteggiamenti, da quello vulnerabile a quello corrucciato. Qual è l’idea sottesa a questa rappresentazione così varia e diversificata del mondo animale?
Queste diverse emozioni sono raccolte in sezioni in modo che lo spettatore possa viverle più fortemente mentre visita la mostra. Nelle mie sculture mi piace mostrare diversi atteggiamenti propri degli animali. Sono molto interessata alla vulnerabilità, alla forza e ai movimenti degli animali. Un armadillo ha la sua forte corazza ma, quando riposa, la corazza può aprirsi e puoi vedere la vulnerabilità dell’animale. Le iguane con le loro squame verdi si dimenano sul muro. Uno scimpanzé addormentato sembra un pacco. Immagino che sia così che può dormire allo zoo, dove è sempre al sicuro. In natura dormirebbe su un albero. Un gorilla in natura può sembrare molto accigliato e aggressivo quando ti scopre. Noi umani siamo il loro nemico.
Che rapporto ci può esserci tra arte e scienza (scienze naturali, biologia) oggi?
Possono completarsi a vicenda. Nel mio caso propongo un nuovo modo di vedere gli animali. La scienza è razionalismo calcolabile, ma è collegata al mio lavoro dagli esami introduttivi che devo fare per vedere la fisionomia, le dimensioni e i movimenti degli animali. Poi viene l’aspetto emozionale, dove io sono il medium che interpreta l’animale attraverso lo sguardo, le mani e l’esperienza.
La tutela della biodiversità animale è un tema ricorrente nella cultura contemporanea. Cosa cambia nel trasmettere queste idee attraverso una forma d’arte considerata tradizionale come la scultura figurativa rispetto ad azioni, performance, altri linguaggi?
Una scultura dura come un ricordo permanente nei secoli, mentre le performance e le azioni hanno un’importanza temporanea. Una scultura è come l’architettura, rimane. Il lavoro sulla protezione della biodiversità animale dovrebbe tradursi in azioni, spettacoli, arte contemporanea e in altri linguaggi. Il mio approccio è la scultura figurativa. La mia speranza è che le persone possano vedere la bellezza degli animali attraverso le mie sculture, mostrare rispetto per gli animali e far vivere loro una vita dignitosa.
‒ Antonella Palladino
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