Arte contemporanea in Madagascar. Tra radici afro-asiatiche e impronta francese

Come si configura il panorama dell’arte contemporanea in Madagascar? E quali opportunità offre? Ne abbiamo discusso con Margaux Huille, direttrice della Fondation H, inaugurata nel 2017

Nata nel 2017, Fondation H lavora fra Antananarivo e Parigi per promuovere la crescita dell’arte contemporanea del Madagascar. Il Madagascar è un Paese affascinante per la sua ricchezza culturale, che emerge anche nella pratica artistica attuale. Restano tuttavia forti i legami con la Francia, attraverso l’attività della sede distaccata di Parigi. E nonostante il Paese abbia il triste primato di essere il primo in assoluto a soffrire di una carestia dovuta a motivi climatici, il mondo della cultura sembra restare molto cauto nei confronti di un marcato impegno verso la protezione dell’ambiente. Ne abbiamo parlato con la direttrice Margaux Huille.

Fondation H ha una donna alla direzione, ed è già un bel segnale. Ma, in generale, qual è il ruolo delle donne nella vita culturale del Paese?
Le donne sono molto presenti nella vita culturale malgascia, e per quanto riguarda la Fondazione collaboriamo spesso con Elia Ravelomanantsoa, ​​ex Ministro della Cultura, che oggi ricopre la posizione chiave di direttrice dei progetti culturali presso l’amministrazione municipale di Antananarivo; è lei il nostro interlocutore per sviluppare i progetti. Il Madagascar ha anche un gran numero di donne artiste o che lavorano nel settore culturale, e ne è prova il fatto che la mia squadra è composta quasi esclusivamente da donne! Inoltre, negli ultimi mesi, diverse donne hanno esposto tra le nostre mura: Malala Andrialavidrazana, Joey Aresoa, Maya-Inès Touam, M’barka Amor, Ms. V (che mantiene l’anonimato) e Richianny Ratovo.

Purtroppo il Madagascar è il primo Paese al mondo a soffrire di una carestia dovuta ai cambiamenti climatici. Qual è l’impegno del mondo della cultura malgascia contro questa nuova emergenza?
Il ruolo e le missioni della Fondazione H sono strettamente definiti, e sono soprattutto legati al sostegno e alla diffusione della scena artistica africana. La Fondazione H fa però parte di un gruppo industriale malgascio, AXIAN, il quale, tramite la Fondazione AXIAN, presta attenzione ai temi dello sviluppo, ed è sensibile ai problemi del Paese.

Un momento d’interazione con il pubblico. Fondation H – Antananarivo © Fondation H

Un momento d’interazione con il pubblico. Fondation H – Antananarivo © Fondation H

IL MADAGASCAR E GLI ARTISTI

Qual è il rapporto tra gli artisti e le loro origini malgasce?
Fondation H è un’istituzione malgascia, impegnata per sostenere la creatività artistica del continente africano anche nelle sue manifestazioni all’estero. Non siamo quindi portati a lavorare esclusivamente con artisti malgasci, ma al contrario cerchiamo di proporre dialoghi interculturali tra diverse realtà geografiche. Invitiamo un autore (critico d’arte, curatore, scrittore) ad accompagnare ogni artista che invitiamo a esporre alla Fondazione, ad Antananarivo e a Parigi, affinché scriva un testo relativo alla mostra e/o alla pratica dell’artista. Anche in questo caso, spesso mettiamo insieme diverse culture e approcci, ad esempio nell’estate del 2021, quando la giovane artista malgascia Joey Areso è stata supportata nel suo progetto espositivo ad Antananarivo dalla curatrice marocchina Fatima-Zahra Lakrissa. Oppure ancora quando l’artista di Mauritius, ma residente a Londra, Shiraz Bayjoo ha lavorato con la curatrice italiana Ilaria Conti, per Lo Sa La Ter Ruz (Su questa terra rossa), una mostra presentata presso la nostra sede di Parigi da settembre a novembre 2021.

L’identità è un fattore importante per l’arte malgascia?
Per quanto riguarda la riflessione degli artisti malgasci rispetto alle loro origini, sì, certo, alcuni sono interessati, ma penso che sia così in tutto il mondo. Le domande sull’identità sono a volte temi centrali negli approcci di alcuni artisti. La mostra di settembre ad Antananarivo, intitolata The Descendants of Rapeto and Rasoalao, degli artisti Velo Ary e Maromaitso, è stata interamente costruita attorno a un racconto tradizionale malgascio, legato alla figura di un gigante, Rapeto, che cerca di catturare la luna. I due artisti hanno costruito una proposta artistica molto ambiziosa, fatta di installazioni sia tessili che in ferro, e un ciclo di quattro performance che ha riunito nell’arco di due mesi decine di artisti (musicisti e danzatori in particolare). Questo progetto era quindi strettamente legato a una certa storia e cultura malgascia, ed è stato affascinante interessarsi a una riscrittura contemporanea di questo racconto.

Prima del colonialismo francese, il Madagascar era un luogo di incontro per molte culture: influenze indiane, arabe, portoghesi e africane sono ancora vive nella cultura malgascia contemporanea? Vengono anche “tradotte” nell’arte?
Il Madagascar è infatti un Paese estremamente ricco dal punto di vista culturale, soprattutto per le sue molteplici influenze, provenienti da regioni del mondo molto diverse, e i cui abitanti hanno portato qui una parte della propria identità e cultura. Questo può tradursi in alcune opere ovviamente, Joey Aresoa in particolare utilizza diversi componenti per costituire i suoi dipinti, in particolare il riso e altri riferimenti alla cultura malgascia. Il panorama culturale di un Paese è ricco grazie alla sua diversità, e in questo il Madagascar non difetta.

Ms. V, CMYK, 2021, installation view, Fondation H – Antananarivo © Fondation H

Ms. V, CMYK, 2021, installation view, Fondation H – Antananarivo © Fondation H

LE ATTIVITÀ DELLA FONDATION H IN MADACASCAR

In che modo il governo sostiene la cultura e le arti? Ci sono programmi di cui può beneficiare anche la Fondazione?
La Fondazione è una realtà ancora relativamente recente, che ha visto la luce nel 2017. Per il momento, la nostra principale collaborazione con le autorità pubbliche in Madagascar è stata ‒ e questo è significativo – la realizzazione di una delle mostre presso il Municipio di Antananarivo, su invito dell’Assessorato alle Arti, alla Cultura e alla Vita Comunitaria della Città: la mostra riguardava la città, vista attraverso lo sguardo di dieci artisti contemporanei. È stata una splendida opportunità per promuovere questa mostra, che ci stava molto a cuore, presso un pubblico diverso dal nostro, nel bellissimo palazzo municipale. Da allora abbiamo regolari contatti con l’amministrazione cittadina e stiamo valutando diversi altri progetti per i mesi e gli anni a venire.

La Fondazione ha anche uno spazio espositivo a Parigi. Come si è sviluppato il legame con l’antica “madrepatria” in relazione all’arte contemporanea?
L’apertura del nostro spazio parigino nel settembre 2020 è avvenuta in modo molto naturale. Collaboriamo sin dall’inizio della nostra storia con la Cité internationale des Arts, istituzione riconosciuta nel panorama culturale francese e internazionale, con la quale abbiamo costruito il Premio Paritana, assegnato ogni anno a tre giovani artisti della scena malgascia. Essendo stretti i nostri legami con questa istituzione, abbiamo avuto l’opportunità di aprire uno spazio esattamente confinante con il loro, e per noi in quel momento aveva molto senso sviluppare i nostri programmi a livello internazionale.
Da settembre 2020, a Parigi, abbiamo presentato sei mostre personali di altrettanti artisti provenienti da geografie molto diverse, di cui tre del Madagascar – Richianny Ratovo presenta la sua mostra Tombokahasambarana (Qui inizia la felicità) fino al 18 dicembre 2021. È affascinante per noi poter sviluppare programmi e collaborazioni in due Paesi così diversi come il Madagascar e la Francia, e prevedere programmi di scambio culturale. Certo, il 2020 e il 2021 sono stati piuttosto complicati in termini di possibilità di soggiorni e viaggi internazionali, a causa della crisi internazionale dovuta al Covid-19 e delle chiusure di molte frontiere, ma siamo comunque riusciti, ad esempio, a costruire una mostra che si è svolta in due tappe nei nostri due spazi di Parigi e Antananarivo, all’inizio del 2021: il progetto Lettres à Embona di Christian Sanna.

Margaux Huille. © Fondation H

Margaux Huille. © Fondation H

FONDATION H E I GIOVANI ARTISTI

Qual è il vostro lavoro sulle nuove generazioni, per educarle all’arte contemporanea?
Abbiamo vari programmi dedicati a questo scopo, incluso un programma di formazione accelerata gratuito su strumenti amministrativi, logistici e tecnici (piuttosto che strettamente artistici) per giovani artisti dell’Oceano Indiano. Inizieremo la prima sessione di questo programma molto intenso, della durata di una settimana, ad Antananarivo nell’aprile 2022.
Nel 2021 abbiamo anche lanciato un programma di sostegno ai giovani artisti che desiderano candidarsi al Premio Paritana, attraverso diversi moduli formativi completamente gratuiti e aperti a tutti, che consentono loro di riflettere nel modo più accurato possibile sul progetto che desiderano presentare per questo premio, e come formularlo. Questo programma ha accolto più di cinquanta giovani artisti all’inizio del 2021, in due date, e stiamo lanciando la prossima sessione per gennaio 2022.
Infine, gran parte della nostra missione è fornire un supporto molto preciso agli artisti che invitiamo per mostre o progetti con la formula “carta bianca” (operiamo sempre in questo modo) nei nostri due spazi. Per diversi mesi, il team della Fondation H li accompagna, li incoraggia, fornisce loro risorse documentarie o critiche e li supporta nel loro progetto. È un supporto su misura per gli artisti con cui lavoriamo, e che per noi è molto importante, soprattutto perché ospitiamo regolarmente le primissime mostre personali di questi giovani artisti.

Qual è il programma per la nuova stagione culturale?
A dicembre diamo il benvenuto nei nostri spazi a due dei vincitori del Premio Paritana 2021: Richianny Ratovo a Parigi e INDIE in Madagascar, con la sua mostra Les peurs s’en volent. Questi due progetti sono molto toccanti, incredibilmente personali e intimi, ovviamente ognuno a suo modo, poiché gli artisti parlano delle loro emozioni e le esplorano attraverso questi progetti.
All’inizio del 2022, invece, accoglieremo l’artista comoriana Myriam Omar Awadi ad Antananarivo, per una residenza di ricerca che culminerà in una mostra prevalentemente sonora. A Parigi, presenteremo un’installazione tessile immersiva dell’artista burkinabè Hyacinthe Ouattara. Dunque questa stagione promette di essere altrettanto ricca rispetto alle precedenti.

Niccolò Lucarelli

www.fondation-h.com

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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