I dimenticati dell’arte. Umberto Brunelleschi, lo scenografo amato da Puccini
Illustratore, scenografo e pittore, Umberto Brunelleschi conquistò la Francia con la sua creatività e fu scelto da Puccini per la realizzazione dei costumi delle sue opere
Entrambi sono toscani e hanno lo stesso cognome, ma nomi propri e destini diversi, pur nell’ambito dell’arte. Umberto Brunelleschi (Montemurlo, 1879 ‒ Parigi, 1949) non è architetto come il più celebre Filippo, ma pittore e scenografo, protagonista di successo della Belle Époque in una Parigi smagliante e mondana, dove le feste che organizzava nel suo atelier in rue Boissonade a Montmartre, arredato un po’ all’orientale, un po’ alla Liberty, sono rimaste nelle cronache del tempo.
LA STORIA DI UMBERTO BRUNELLESCHI
Umberto era nato a Montemurlo, vicino a Pistoia, figlio dell’assicuratore Pietro Brunelleschi e di Benedetta Cappelli: da ragazzo decide di non seguire la strada professionale del padre e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Raffaello Sorbi e Giuseppe Cianfani.
Ma l’Italia gli sta stretta fin da subito: nel 1900 parte per Parigi insieme agli amici Ardengo Soffici e Giovanni Costetti, col pretesto di visitare l’Esposizione Universale. In realtà Umberto rimane all’ombra della Tour Eiffel, dove comincia una promettente carriera di illustratore per riviste di moda e di satira, come Le Rire, Le Frou-frou e L’Assiette au beurre, firmando le copertine con lo pseudonimo di Aroun al Raxid. Il segno elegante e flessuoso, i colori brillanti e il tratto sicuro conquistano il pubblico francese, e Brunelleschi espone Autoritratto al Salon des Indépendants. Ma le sue illustrazioni piacciono anche in Italia: dal 1906 collabora con il Giornalino della Domenica, e due anni dopo figura tra le firme del Corriere dei Piccoli, testata per la quale crea alcuni personaggi di successo, come Frugolino e Coccoletta. Nel 1912 debutta come scenografo con il balletto Légende du clair de lune di Madame Rasini al teatro Les bouffes parisiens, mentre due anni dopo espone per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove è presente regolarmente fino al 1938. In questi anni Brunelleschi è protagonista della vita mondana parigina, insieme a sua moglie Camille, che il pittore fiorentino Baccio Maria Bacci descrive come “bionda, prosperosa, espansiva”. Alle feste della coppia sono ospiti assidui Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Gabriele D’Annunzio, André Derain e Ida Rubinstein. Durante la Prima Guerra Mondiale ritorna in Italia e combatte sul fronte, senza però smettere di disegnare per riviste come Il Numero e La Tradotta, il giornale della Terza Armata da lui fondato. Alla fine del conflitto ritorna a Parigi e si butta a capofitto in un’attività frenetica tra illustrazione, scenografia e pittura: fonda la rivista a colori La Guirlande e firma le scene di decine di spettacoli per le Folies Bergère, il Casino, il Mogador e il Marigny. In questo periodo l’artista lavora anche come grafico pubblicitario e realizza bozzetti per la Fiat e per il cacao Van Houten.
UMBERTO BRUNELLESCHI E GIACOMO PUCCINI
Nel 1924 Giacomo Puccini vede i suoi disegni per lo spettacolo Au pays du Lotus d’Or e gli scrive: “Caro Brunelleschi, Turandot è quasi a fine. Penso a lei per i figurini. Potrà e vorrà farmeli? Io spero di sì, ci terrei molto a vedere la sua arte accoppiata alla mia”. Brunelleschi accetta ma i costumi non arrivano in tempo per il debutto alla Scala e vengono sostituiti all’ultimo momento da quelli di Caramba. Tuttavia Brunelleschi si prende la rivincita al Teatro Costanzi di Roma il 26 aprile 1926, quando l’opera viene messa in scena con i suoi costumi e ha un buon successo. Negli ultimi anni la figura di Brunelleschi è stata oggetto di un’ampia antologica curata da Giuliano Ercoli a Parma nel 1989. Lo stesso Ercoli ha pubblicato la monografia Umberto Brunelleschi (1879-1949) edita da Gonnelli nel 2011.
‒ Ludovico Pratesi
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