Intervista al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev
Quale può essere il ruolo della cultura in questa guerra? E quali sono le conseguenze del conflitto sui tanti siti artistici presenti sul territorio ucraino? Lo abbiamo chiesto al direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Kiev.
Continua senza sosta l’assedio dell’esercito russo nei confronti dell’Ucraina. A rimetterci, oltre ai tantissimi civili che continuano a pagare con la vita gli effetti di questa guerra, è anche la cultura e il patrimonio artistico presente sul suolo ucraino. Abbiamo intervistato Edoardo Crisafulli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev.
Una domanda che mi sembra doverosa, prima di cominciare questa intervista: come sta e come sta vivendo queste giornate?
Ora mi sento meglio, ma sono ancora angosciato: è stato un viaggio allucinante, da Kiev alla Moldavia, durato 34 ore, senza mangiare né dormire. Sono angosciato perché ho lasciato a Kiev alcuni collaboratori del mio Istituto di Cultura, che non potevano viaggiare subito avendo vari familiari a carico.
L’edificio dell’Istituto si trova in uno dei quartieri più centrali di Kiev. In che condizioni è ora la struttura?
L’Istituto Italiano di Cultura è sito nell’edificio dell’Ambasciata d’Italia, in pieno centro. Vicino alle grandi istituzioni culturali ucraine: tra queste, il Teatro dell’Opera, il Museo Khanenko e il Museo Nazionale Shevchenko. Il centro di Kiev è indenne da bombardamenti, per il momento. La città è ancora in mano al governo legittimo ucraino.
LA MISSIONE DELL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI KIEV
Qual è la missione dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev?
Gli Istituti Italiani di Cultura, uffici culturali delle nostre Ambasciate, hanno la missione di promuovere la cultura e la lingua italiane, nonché il compito di rafforzare i rapporti di cooperazione bilaterale con il Paese ospite.
Quali erano le attività dell’istituto in corso nei giorni in cui è iniziato il conflitto e che dunque siete stati costretti a interrompere?
L’ultimissimo evento da noi organizzato è stato la presentazione della traduzione ucraina del celebre saggio Storia dell’idea d’Europa di Federico Chabod, finanziata dal nostro Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale. Abbiamo parlato dei rapporti fra Ucraina ed Europa sotto il profilo culturale con la professoressa Oxana Pachlovska, studiosa straordinaria.
Un tema che è alla base di questa drammatica situazione…
L’Ucraina è culturalmente europea, è naturale che il popolo ucraino voglia far parte dell’UE. L’Ucraina ha sempre espresso, nella sua lunga storia, un forte rigetto del dispotismo asiatico. La storia ucraina ha molte analogie con la storia dell’Europa occidentale.
Eppure per alcuni italiani questa guerra sembra ancora una questione a noi lontana.
L’importante è curare bene l’informazione sui fatti, per contrastare le manipolazioni. Circolano stereotipi del tipo: “L’Ucraina, in fondo, fa parte della Russia”. Chiunque conosca un po’ di storia sa che non è così: l’Ucraina ha una sua identità millenaria; certo, è una nazione che ha rapporti profondi con la Russia, come li hanno del resto tutti i Paesi neolatini fra di loro; e tuttavia l’Ucraina è una nazione indipendente, con la sua specifica identità.
Si confonde russofono con russofilo. Molti miei amici di Kiev sono russofoni, eppure sono e si sentono ucraini. Gli austriaci parlano tedesco, dovrebbe forse sentirsi tedeschi?
Inoltre non è vero che l’Ucraina è radicalmente nazionalista, semmai è patriottica: in diciotto mesi ho conosciuto centinaia di intellettuali e artisti di ogni orientamento politico, nessuno di loro ha mai sminuito la cultura russa, anzi si parlava spesso di Dostoevskij! Tuttavia sono e si sentono ucraini e vogliono vivere nell’Occidente libero. Consiglio di leggere i due volumi di Massimiliano Di Pasquale, Abbecedario ucraino. Lì troverete informazioni accurate sull’Ucraina.
GUERRA, CULTURA E PATRIMONIO ARTISTICO
Moltissime istituzioni a livello globale hanno condannato le azioni della Russia, censurando o cancellando dalla loro programmazione eventi e partecipazioni di artisti provenienti dalla nazione (tra gli ultimi episodi, l’esclusione dei film di produzione russa dal prossimo festival di Cannes). È una scelta che condivide? Non c’è il rischio di penalizzare un settore che, probabilmente, è in larga parte ostile alle scelte di Putin?
Io credo che le sanzioni siano giuste. So bene che molti intellettuali russi sono contrari a questa guerra criminale e infame. Tuttavia dobbiamo sanzionare la Russia, tenendo se possibile canali aperti con gli oppositori e le persone di cultura. È essenziale mantenere il dialogo culturale. Guai a demonizzare il popolo russo nel suo insieme, guai a sminuire la loro civiltà: la Germania era, nel 1939, Marx e Kant, non solo Hitler…
Sono sette i siti Unesco sul suolo ucraino: dalla Cattedrale di Santa Sofia a Kiev al centro storico di Leopoli, dalla maestosa Residenza dei metropoliti bucovini e dalmati all’antica città di Chersoneso Taurica. Quanto si sta facendo in queste ore per salvaguardare il patrimonio culturale a rischio?
Proteggere i monumenti e le opere d’arte ucraine? Chiedetelo a Putin: dipende solo da lui! Dovrebbe dichiarare Kiev città aperta, come si fece con Roma nel 1943. Dubito che lo farà: vuole conquistarla, Kiev, per instaurare un suo governo con un “quisling”. Se lo farà, sarà lui, e solo lui, Putin, il responsabile delle distruzioni. Ovvio che gli ucraini abbiano il diritto di difendersi a casa loro.
Al di là della componente civile, sono state intraprese operazioni congiunte da parte delle grandi istituzioni culturali per tutelare il patrimonio artistico e le collezioni del Paese?
Non mi risultano per il momento iniziative per salvare il patrimonio culturale ucraino: è avvenuto tutto così in fretta!
CULTURA E DIPLOMAZIA
Quale può essere il ruolo della cultura in questo scenario? Nello specifico, l’Istituto Italiano di Cultura ha avviato forme di dialogo e cooperazione con altre istituzioni simili operanti sul territorio ucraino e non solo?
L’Istituto Italiano di Cultura ha da sempre ottime relazioni con tutte le istituzioni culturali ucraine e con gli istituti culturali europei nostri omologhi. In generale, la cultura ha un ruolo essenziale nel pacificare le nazioni: ecco perché la nostra missione è molto importante. Il Ministero degli Esteri ha appena autorizzato l’assunzione di quaranta nuovi addetti culturali per gli Istituti di Cultura: è un’ottima notizia, dopo anni e anni di tagli assurdi alla cultura.
Qualche cifra?
L’Istituto di Cultura di Kiev ha solo quattro impiegati, oltre al direttore. I francesi, i tedeschi e gli inglesi hanno in media cinquanta unità di personale, più risorse economiche massicce, ben superiori alle nostre. Noto però segnali positivi in Italia. Si sta invertendo la tendenza e il governo Draghi ha aumentato in maniera significativa i finanziamenti agli Istituti di Cultura. Questo è un ottimo governo per la cultura italiana.
‒ Alex Urso
https://iickiev.esteri.it/iic_kiev/it/
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