MACAAL, il laboratorio d’arte contemporanea in Marocco

Il Musée d’Art Contemporain Africain Al Maaden di Marrakech è una fucina creativa incentrata sull’arte contemporanea. Il presidente ci ha raccontato come funziona

Nato nel 2016 come istituzione culturale indipendente e senza scopo di lucro, il Musée d’Art Contemporain Africain Al Maaden (MACAAL) di Marrakech fa parte della Fondation Alliances, che in Marocco si occupa di promozione delle arti e della tutela del patrimonio architettonico nazionale. Othman Lazraq, direttore della Fondazione e presidente del museo, ci svela la storia e i progetti di questa istituzione, con un occhio anche all’attualità culturale marocchina.

Othman Lazraq. Photo Mehdi Mariouch

Othman Lazraq. Photo Mehdi Mariouch

Quando e con quali obiettivi è nato il museo?
Mio padre e io abbiamo aperto il MACAAL nel 2016, ed è uno dei primi musei privati ​​dedicati all’arte contemporanea africana del continente. Dal nostro punto di vista, l’arte deve essere accessibile al maggior numero possibile di persone e la nostra programmazione culturale è pensata per raggiungere un vasto pubblico. Al di là del desiderio di condividere la nostra collezione, una delle nostre missioni principali è quindi quella di democratizzare l’accesso all’arte con mostre interessanti, workshop e molteplici eventi durante tutto l’anno. Vogliamo sensibilizzare il pubblico sull’arte africana contemporanea, infrangendo i codici dei musei tradizionali e sviluppando un museo dinamico e vivo, accessibile a tutti. Il nostro tezo grande obiettivo consiste nel promuovere gli artisti del continente e della diaspora africana attraverso le mostre temporanee, che riscuotono molto successo a livello locale, regionale e internazionale. Inoltre, aiutiamo gli artisti anche commissionando loro nuove opere, oppure con i programmi delle residenze.

Come giudica la scena artistica contemporanea nella regione del Maghreb?
La scena dell’arte contemporanea magrebina è ricca e fiorente, ma soltanto negli ultimi dieci anni ha ottenuto una consistente visibilità. Sebbene la regione sia sempre stata la patria di grandi artisti, molti di loro, fino a poco tempo fa, riuscivano a raggiungere il successo soltanto su scala nazionale o regionale. Le opportunità per gli artisti, qui in Maghreb, erano scarse a causa di un mercato dell’arte assai poco decifrabile, inoltre la mancanza di istituzioni culturali e l’indifferenza delle autorità pubbliche, in alcuni casi, hanno contribuito a lasciare nell’ombra la scena creativa. Un impulso per cambiare le cose, fatta eccezione per il Marocco, è stata la Primavera Araba; gli artisti maghrebini hanno respirato un’aria di libertà che si è tradotta in una creatività decisamente più audace. Non solo, quindi, la scena si è rinnovata, ma anche gli occhi del mondo hanno ritrovato interesse per il Maghreb (e il Medio Oriente, aggiungerei), che adesso è assai popolare. Allo stesso tempo, lo sviluppo delle reti digitali e sociali si è rivelato un prezioso canale per promuovere il lavoro di un’intera generazione di giovani artisti, sinora privi della possibilità ma desiderosi di connettersi alla comunità internazionale dell’arte contemporanea.

E per quanto riguarda il Marocco in particolare?
Anche il Marocco ha ovviamente beneficiato di questo entusiasmo che è nato attorno all’arte maghrebina, però il caso del nostro Paese è significativamente diverso, perché alcuni artisti e movimenti marocchini sono stati riconosciuti dall’Occidente già a partire dalla seconda metà del XX secolo. Voglio citare per primo Mohamed Melehi, eminente rappresentante del Modernismo marocchino, cui nel 2019 abbiamo dedicato una mostra monografica, New Waves: Mohamed Melehi et les archives de l’Ecole de Casa”. Negli Anni Cinquanta, a Roma, è stato uno dei primi artisti del continente africano a esporre in gallerie d’avanguardia come la Galleria Trastevere, e a New York, nel 1963, è stato l’unico marocchino a partecipare alla mostra Hard Edge and Geometric Painting del MoMA. Un altro esempio di questo riconoscimento precoce è il lavoro di Boujemâa Lakhdar, etnologo originario della regione di Essaouira, unico rappresentante del Maghreb alla mostra Magiciens de la Terre al Centre Georges Pompidou di Parigi, nel 1989. Questi sono solo due esempi tra molti altri che dimostrano come la scena artistica marocchina fosse riconosciuta a livello internazionale già dalla seconda metà del XX secolo, ed è stato proprio il successo ottenuto da quella generazione a spianare la strada ai giovani artisti di oggi.

Ce qui s'oublie et ce qui reste. Exhibition view at Musée National de l’Histoire de l’Immigration, Marrakech 2021. Photo Anne Volery

Ce qui s’oublie et ce qui reste. Exhibition view at Musée National de l’Histoire de l’Immigration, Marrakech 2021. Photo Anne Volery

L’ARTE CONTEMPORANEA A MARRAKECH

Dalla nascita del museo in poi, come è cambiata la percezione dell’arte contemporanea a Marrakech?
Nell’ultimo decennio l’offerta culturale di Marrakech si è notevolmente arricchita, in particolare grazie all’apertura di istituzioni culturali e artistiche di livello mondiale. Oggi la città ha circa venti musei e fondazioni d’arte, oltre a più di trenta gallerie, molte delle quali dedicate all’arte contemporanea. La città ospita eventi culturali e artistici di respiro internazionale, come il festival del cinema, ma anche rassegne teatrali, il festival di danza contemporanea On Marche e il festival di musica elettronica Oasis. In un’ottica di condivisione e in una logica di rete, il MACAAL si associa il più possibile a questi eventi e ha sviluppato partnership durature con la maggior parte delle istituzioni culturali della città. Dal 2018 siamo partner della 1-54 Contemporary African Art Fair, che ha dato vita a una vera e propria “Settimana dell’Arte” a Marrakech, ponendo così la città ocra come meta imprescindibile per l’arte contemporanea. Stiamo quindi lavorando il più possibile per rivitalizzare le attività culturali a Marrakech e per sviluppare la città come centro continentale e internazionale per l’arte contemporanea africana.

In che modo il governo marocchino sostiene la cultura e le arti? Ci sono programmi di cui può beneficiare anche il MACAAL?
L’attuale sovrano Mohammed VI è un grande mecenate e un eminente collezionista di arte moderna e contemporanea, marocchina e africana in particolare, e contribuisce attivamente, attraverso le sue acquisizioni, a sostenere gli artisti e le gallerie del Regno e ad arricchire il patrimonio artistico del Marocco. Inoltre, il Ministero della Cultura e quello del Turismo e dell’Artigianato sono presenti e sostengono regolarmente le istituzioni private per mostre e iniziative.
Nel 2011, lo Stato ha anche creato la Fondazione dei Musei Nazionali (FNM), con l’obiettivo di rafforzare, preservare e promuovere il patrimonio culturale e artistico locale; gestisce quattordici musei nazionali e ha il compito in particolare di ammodernarli, contribuire all’arricchimento delle collezioni, di contribuire alla professionalizzazione del personale e di favorire le collaborazioni con i privati ​​o le istituzioni proprietarie delle collezioni. Nel 2021 il Governo ha anche approvato una legge per la creazione di un’etichetta ufficiale denominata Label Musée, che si allinea ai prerequisiti e alle normative vigenti in campo museografico internazionale. A questo proposito, siamo molto orgogliosi che il MACAAL sia citato come esempio virtuoso per l’ottenimento di questa etichetta, che sarà ufficializzata nel corso del 2022.

Qual è la partecipazione delle donne alla cultura? Ci sono donne che occupano un posto di rilievo nel panorama artistico?
Le donne marocchine sono ben rappresentate e molto attive nel settore culturale del Paese, motivo di grande orgoglio per noi. Ad esempio, Meryem Sebti, curatrice della mostra L’art, un jeu serious (visitabile al MACAAL fino al 17 luglio prossimo) è la fondatrice e caporedattrice della rivista Diptyk, la prima in lingua francese dedicata all’arte contemporanea dal mondo arabo e dall’Africa; e poi Neila Tazi, presidente del gruppo di comunicazione A3 Groupe, parlamentare, presidente della Federazione delle industrie culturali e creative e co-fondatrice del Festival Gnaoua di Essaouira; o ancora Nadia Fettah Alaoui e Fatim-Zahra Ammor, entrambe nominate Ministro del Turismo e dell’Artigianato nel 2019 e nel 2021.
Per non parlare del fatto che all’interno del MACAAL e della Alliances Foundation la stragrande maggioranza dei miei collaboratori sono donne!
Per quanto riguarda le artiste, Chaïbia Talal è stata una delle più importanti nel Marocco del XX secolo in quanto fra le principali esponenti dell’arte naïf. Allo stesso modo, Malika Agueznay è un’artista riconosciuta e una grande figura della Scuola di Casablanca insieme a Mohamed Melehi, Farid Belkahia e Mohammed Chabaa. Quanto alle artiste più importanti dei nostri giorni, penso direttamente a Mariam Abouzid Souali, Amina Benbouchta, Najia Mehadji, Safaa Erruas, Ghizlane Sahli, Amina Agueznay e Fatiha Zemmouri, solo per citarne alcune. Le loro opere fanno tutte parte della nostra collezione.

Ci sono questioni o problemi sociali su cui il museo ha riflettuto attraverso i suoi progetti?
Il nostro asse principale è la democratizzazione dell’arte e della cultura. Una delle sfide del MACAAL è attrarre un vasto pubblico e mantenerlo. Tutti i nostri sforzi ora consistono nel sensibilizzare le giovani generazioni all’arte e alla cultura in generale, per questo abbiamo implementato iniziative come il Passerelles Program, che avvicina i giovani all’arte attraverso laboratori e visite ai musei, o Couscous & Art Fridays, pranzi gratuiti a base di couscous all’interno del MACAAL per gli abitanti di Marrakech, incoraggiandoli così a visitare il museo. Abbiamo anche organizzato due mostre fotografiche all’aperto nella medina di Marrakech e spettacoli in piazza Jemaa El Fna per approfondire il rapporto con il pubblico.
Per quanto riguarda le nostre mostre, trattano molti argomenti e problemi sociali, come questioni ambientali, questioni di identità, il ruolo delle donne nelle nostre società, la storia (colonizzazione e decolonizzazione), questioni legate alla memoria e alla sua conservazione. Gli argomenti sono infiniti! E l’arte ha il vantaggio di porre domande in un modo diverso, più disinibito, che lascia ognuno libero di esprimere giudizi e opinioni.

Vitres brodées, MACAAL Lab, 2018. Courtesy MACAAL

Vitres brodées, MACAAL Lab, 2018. Courtesy MACAAL

LE ATTIVITÀ DI MACAAL

Come funziona la rete di relazioni internazionali del MACAAL?
Per rafforzare le nostre relazioni con l’ecosistema artistico marocchino e africano, abbiamo avviato collaborazioni internazionali sul fronte della curatela (Istituto finlandese di Parigi, Museo nazionale di storia dell’immigrazione a Parigi), con prestiti di opere della nostra collezione (Institut du monde arabe, Alserkal Art Foundation, FIFA Museum, MiSK Foundation), mostre itineranti (la già citata New Waves, ad esempio). Il MACAAL e la Fondation Alliances sono anche partner di eventi internazionali come Bienalsur (Argentina), i Rencontres di Bamako, le biennali Dak’Art e Lubumbashi. I nostri team sono regolarmente invitati a partecipare a tavole rotonde, conferenze, simposi, in particolare al Directors Forum dello Yale Institute, alla Fondazione Delfina, all’Intersect Palm Springs 2021 e Art Basel 2021, solo per citare alcune occasioni. Quanto a me, ho l’onore di far parte di diversi comitati istituzionali, come il Tate Africa Acquisitions Committee o quello del Nouveau Musée National de Monaco, o ancora il Creative Africa Advisory Group di Afreximbank (African Export-Import Bank). Tutte queste attività ci hanno dato una certa visibilità e credibilità internazionale come istituzione africana.

Qual è la vostra attività con le scuole e quali risultati ha ottenuto?
Sempre nell’ottica di raggiungere le giovani generazioni, ci sforziamo di interessare il più possibile le scuole alla nostra programmazione culturale. Accogliamo le scolaresche in media due volte a settimana per visite guidate, a volte arricchite da attività collaterali, e organizziamo regolarmente per loro incontri con artisti, attori culturali vari o associazioni. Abbiamo così creato partnership durature con le varie scuole della città di Marrakech e dintorni, sia private che pubbliche.
Da cinque anni siamo inoltre partner dell’ESAV (Ecole Supérieure des Arts Visuels) di Marrakech, per la quale abbiamo predisposto i seguenti benefit: ingresso gratuito degli studenti al MACAAL, inviti a conferenze e tavole rotonde, la dedica dei volumi che pubblichiamo. Alcuni studenti sono anche mediatori volontari regolari presso il museo, il che consente loro di costruirsi una cultura in storia dell’arte direttamente sul campo, di lavorare allo sviluppo di un determinato progetto e di esercitarsi a parlare in pubblico.

Il museo ha anche sviluppato un programma di residenza per artisti: qual è l’interazione tra loro e la comunità locale?
Il nostro programma di residenza, MACAAL Residence, accoglie artisti, ricercatori e curatori di ogni ceto sociale che rimangono qui per un periodo da uno a tre mesi, per progetti di ricerca o produzione relativi al continente africano. Questa residenza è stata concepita come un luogo di vita e condivisione, aperto e accessibile. Per questo ognuna di esse si conclude con un momento di incontro con il pubblico, durante il quale invitiamo tutti, semplici appassionati d’arte o professionisti che siano, a venire a scoprire il lavoro svolto durante la residenza. In questa occasione, organizziamo anche una tavola rotonda o una performance, in modo che l’artista o ricercatore residente possa interagire con le comunità locali sul suo progetto e sul suo approccio artistico. Offriamo loro l’opportunità di dar vita a un progetto che possa davvero interagire con il pubblico.

Welcome Home Vol. II. Exhibition view at MACAAL, Marrakech 2020. Photo Ayoub El Bardii

Welcome Home Vol. II. Exhibition view at MACAAL, Marrakech 2020. Photo Ayoub El Bardii

MACAAL E GLI ARTISTI

Dal 2020 il museo ha lanciato il progetto MACAAL Bootcamp: come funziona?
Il MACAAL Bootcamp è un programma avviato da Meriem Berrada, direttrice dei progetti culturali presso la Fondation Alliances e direttrice artistica del MACAAL, nonché da Claire Solery, fondatrice di A Million Dots. Lo scopo è quello di rafforzare i giovani professionisti africani nel campo dell’arte contemporanea e delle arti visive attraverso un sistema di tutoraggio che includa professionisti riconosciuti. A seguito di un bando, l’edizione inaugurale del MACAAL Bootcamp ha riunito a Marrakech venti partecipanti provenienti da quattordici Paesi africani, affiancanti da undici tutor anch’essi provenienti da diversi Paesi. Interamente organizzato dalla Fondation Alliances e dal MACAAL, è stato un corso di formazione intensivo di quattro giorni tenutosi presso il museo e nel campus dell’UM6P (Mohammed VI Polytechnic University, di Ben Guerir) e comprendeva una serie di workshop, masterclass e lavoro di squadra, per approfondire sia le conoscenze settoriali ‒ gestione delle collezioni, mediazione, mercato dell’arte contemporanea ‒ sia le competenze strategiche applicate alle arti, come il processo decisionale, la leadership, la risoluzione dei problemi, il parlare in pubblico e l’alfabetizzazione digitale. Nel 2021 il Bootcamp si è adattato alle difficoltà logistiche generate dalla pandemia globale offrendo una modalità di formazione online e personalizzata per ciascuno dei partecipanti. Quest’ultima edizione si è svolta nell’arco di cinque settimane tra giugno e luglio 2021 e ha seguito tre project leader in una fase specifica del loro lavoro, ogni volta con un tutor esperto che ha lavorato con il candidato in maniera personalizzata, per consolidarne le competenze, accelerare lo sviluppo del progetto, aumentare la sua fiducia nel proprio lavoro.

Quali sono i progetti del museo per il 2022?
In primo luogo, abbiamo deciso di prolungare la nostra attuale mostra, Art, a Serious Game, fino al 17 luglio prossimo. Si tratta di un progetto che approfondisce il tema del gioco così com’è stato affrontato nell’arte, attraverso oltre ottanta opere della collezione. Gioiosa e ludica, al nostro pubblico è piaciuta molto, a maggior ragione in questo periodo ancora piuttosto complicato e decisamente poco allegro. Poi, a settembre, daremo carta bianca all’artista malgascio Joël Andrianomearisoa che dialogherà con tutti gli spazi del museo rivisitando il tradizionale know-how marocchino per creare un’opera polifonica onnicomprensiva e coinvolgente, suddivisa in tre atti. Intitolata Our Land Just Like A Dream, questa mostra sarà in piena armonia con il territorio di Marrakech, facendo particolare riferimento alle sue tecniche artigianali tradizionali: le opere esposte saranno infatti prodotte localmente, ispirandosi appunto all’artigianato tipico della città.

Niccolò Lucarelli

http://macaal.org/

LE PUNTATE PRECEDENTI

Somalia: ora ricostruire un Paese partendo da arte e cultura
Il Marocco e l’arte contemporanea: la Fondation Montresso
Arte contemporanea in Madagascar. Tra radici afro-asiatiche e impronta francese
Arte contemporanea in Tanzania: il Nafasi Art Space di Dar es Salaam
In Algeria l’arte contemporanea guarda al Mediterraneo
L’arte in Angola è giovane e dinamica
Decolonizzazione, inclusione, giustizia sociale. Un’agenda per l’arte contemporanea africana
Grandi progetti per la Nigeria del futuro, dal cinema all’arte contemporanea
In Togo l’arte contemporanea spazza via il colonialismo
Zambia, dove l’impegno artistico e l’impegno civile sono la stessa cosa
In Sudafrica c’è la Triennale di Stellenbosch: la storia
In Marocco la fotografia ha una missione sociale
Uganda, dove l’arte è coscienza civile
In Ruanda la cultura è il collante dell’unità nazionale

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

Scopri di più