Ghana: artisti in prima linea per lo sviluppo culturale del Paese

La nostra ricognizione sul panorama artistico africano prende in esame la scena ghanese, nella quale spicca il Savannah Center for Contemporary Art. Abbiamo intervistato il suo direttore

È nato su iniziativa di Selom Kudije, che ne è anche il direttore artistico, e ha portato una decisa scossa nel panorama culturale della città di Tamale così come nella scena nazionale ghanese. Il Savannah Center for Contemporary Art di Tamale, aperto ad artisti sia affermati sia emergenti, è un incubatore dove riflettere sulla pratica creativa intesa come azione civile.

Selom Kudije, direttore artistico del Savannah Center for Contemporary Art di Tamale. Photo Ibrahim Mahama

Selom Kudije, direttore artistico del Savannah Center for Contemporary Art di Tamale. Photo Ibrahim Mahama

Come e perché è stato creato il Savannah Center for Contemporary Art?
Da molti anni c’era la sensazione che mancasse qualcosa nella scena contemporanea ghanese, e cioè è un’istituzione dedicata allo sviluppo e alla promozione dell’arte contemporanea del Paese. Per l’artista Ibrahim Mahama, proprio la necessità di creare una tale struttura è stata l’impulso a fondare il Savannah Center for Contemporary Art (SCCA) di Tamale, capitale della cosiddetta Regione Settentrionale del Ghana. È stato un tentativo di spostare l’attenzione sul ruolo dell’arte intesa come attività che si occupa dei problemi del mondo reale e dell’agire di chi la pratica per affrontarla con cautela, tenendo conto del contesto in cui si opera. Fondare SCCA è stata la condizione necessaria, ma per renderla sufficiente sono state create altre “stazioni gemelle” come Red Clay, un complesso di studi d’artista, e Nkrumah Voli-ni, un vecchio silos convertito in museo per la scienza e la cultura, tutti collegati all’interno della rete culturale di Tamale. C’è spazio per mettere in mostra opere d’arte significative così come il lavoro di artisti meno conosciuti dal grande pubblico, attraverso una pluralità di programmazioni e altre forme di diffusione gratuita della cultura, con la speranza di raggiungere importanti cambiamenti sociali.

Come descriveresti la scena artistica contemporanea del Ghana?
Alcuni anni fa, abbiamo assistito a un crescente interesse per l’arte contemporanea del Paese. È stato un flusso lento e graduale, tuttavia il numero di persone che hanno visitato mostre e hanno partecipato a programmi culturali è aumentato nel tempo, oltre i normali flussi “demografici” degli amanti dell’arte. Eventi come le mostre collettive di fine anno del Dipartimento di pittura e scultura della Kwame Nkrumah University of Science and Technology (che prima si tenevano a Kumasi, ma spostati ad Accra tre anni fa), Chalewote, un festival d’arte che si tiene ogni anno ad Accra, e altre gallerie commerciali per l’arte contemporanea emerse nell’ultimo decennio sono state piattaforme dove apprezzare i nuovi sviluppi dell’arte. E credo siano state altrettante occasioni per far conoscere al mondo il panorama creativo ghanese. A differenza della maggior parte dei più anziani che non sono riusciti a “convertirsi” alla visione del mondo secondo l’arte contemporanea, la nuova generazione di artisti come Bernard Akoi-Jackson, Ibrahim Mahama, Fatric Bewong, Dorothy Amenuke, Kelvin Haizel, Tracy Naa Koshie Thompson, solo per citare alcuni, riescono a esprimersi e a sperimentare attraverso nuovi linguaggi creativi.

In Pursuit of Something 'Beautiful', perhaps... A retrospective of Galle Winston Kofi Dawson at SCCA, Tamale 2019. Photo Ibrahim Mahama. Courtesy SCCA Tamale

In Pursuit of Something ‘Beautiful’, perhaps… A retrospective of Galle Winston Kofi Dawson at SCCA, Tamale 2019. Photo Ibrahim Mahama. Courtesy SCCA Tamale

IL GHANA E L’ARTE

Cosa sta facendo il governo per sostenere la cultura nel Paese? Ci sono programmi specifici cui anche SCCA può fare riferimento?
Il governo del Ghana ha pensato ben poche proposte per la scena culturale. Quindi, non molto è migliorato in questo campo. Qualsiasi soggetto interessato e che ne abbia i requisiti può fare domanda per accedere ad alcuni programmi culturali, ma è sempre necessario considerare se la struttura organizzativa e i relativi fondi sono subito disponibili o se invece si deve passare per lunghe trafile e ulteriori selezioni. A ben guardare, facciamo ben poco affidamento su queste politiche e ci aspettiamo ben pochi contributi. Per cui, qui a Tamale, trattandosi di uno spazio gestito da artisti, ragioniamo nell’ottica dell’autofinanziamento e del non avere scopi di lucro. Questo per sfuggire in una certa misura alla delusione che potrebbe derivare dall’affidarsi al supporto esterno dovendo probabilmente essere poi costretti a sospendere i programmi.

SCCA ha sviluppato programmi dedicati ad alcuni temi della nostra epoca, come i diritti umani, la democrazia, l’immigrazione, la tutela dell’ambiente?
La nostra programmazione non è necessariamente specifica per argomento. La preoccupazione principale è stata pedagogica e ha avuto a che fare con la sfera religiosa, e di conseguenza con quella politica e sociale. Stiamo adesso costruendo un programma decennale di retrospettive di alcune collettive che appunto si sono tenute presso SCCA nell’ultimo decennio. I temi esplorati in alcune di queste mostre sono legati a molte delle questioni menzionate nella domanda. Penso non mi perderò A Diagnosis of Time: Unlearn What You Have Learned, una mostra che riflette sulla vita nel dopo pandemia, con artisti il cui lavoro ha esplorato queste idee in maniera trasversale. Posso citare Henrik Saxgren, Jasper Just, Bernard Akoi-Jackson eccetera.

Art and Engineering workshop at SCCA Tamale Library, 2021. Photo Patrick Nii Okanta Ankrah. Courtesy SCCA Tamale

Art and Engineering workshop at SCCA Tamale Library, 2021. Photo Patrick Nii Okanta Ankrah. Courtesy SCCA Tamale

IL RUOLO DELLE ARTISTE IN GHANA

SCCA collabora anche con artiste donne? Che idea ti sei fatto del loro lavoro?
Non lavoriamo solo con artiste donne; ci piace anche il lavoro di curatrici oppure operatrici culturali che infatti hanno guidato determinati progetti per SCCA. La maggior parte delle donne nelle mostre che abbiamo tenuto finora ha presentato opere artisticamente molto forti. Mi sono piaciute molto, siano esse artiste locali o internazionali. I “mutanti” dell’artista ghanese Tracy Naa Koshie Thompson realizzati con gli scarti alimentari utilizzati per produrre bioplastiche mi affascinano. Thompson è stata anche co-curatrice delle mostre Akutia: Blindfolding the Sun e The Poetics of Peace. Sono poi rimasto colpito dalle fotografie dell’artista danese Astrid Kruse, realizzate manipolando un negativo Polaroid per stampare un’immagine meno nitida. La video installazione del duo Birgit Johnsen e Hanne Nielsen assume una posizione femminista e presenta agli spettatori la loro prospettiva sulla guerra in relazione allo spazio domestico della cucina. Voglio anche citare il collage dell’americana-nigeriana Njideka Akunyili Crosby stampato su un grande striscione installato sull’edificio di Nkrumah Voli-ni. Inutile dire che le reazioni positive dei visitatori alle mostre si aggiungono alla mia percezione positiva di queste opere.

SCCA Tamale è un centro multidisciplinare; recentemente è stato ospitato il festival del cinema Seasons of a Woman; cosa è emerso, in generale, sul ruolo della donna in Ghana?
Le donne hanno occupato molte posizioni importanti in diverse aree di leadership in Ghana. Possiamo trovarne alcuni accenni nella società tradizionale, specialmente in quei sistemi matrilineari in cui le donne esercitano appunto molto potere. In generale, negli anni è stato fatto molto lavoro sulle questioni di genere per incoraggiare le donne nelle loro attività, ma abbiamo ancora bisogno di progredire in molte zone del Paese. La nozione sbagliata di genere si basa sull’opposizione binaria. Penso che dobbiamo superare questo fattore di fondo che di solito è nascosto nel dibattito quotidiano, dove “rilascia” velate tracce di oppressione psicologica. L’uguaglianza dovrebbe invece essere la base del dibattito, e può essere avvicinata da molti punti.

Ovvero?
Come SCCA Tamale, ci rivolgiamo ad artisti le cui opere sono abbastanza forti e significative da esporre, pur essendo indifferenti alla soggettività che le produce. In parole povere, che sia maschio, femmina o qualsiasi altro rappresentante di genere, la rilevanza del lavoro diventa il principio guida da scegliere.
All’interno del festival era importante costruire una programmazione a tema su vari archetipi come la madre, la vergine, la “strega” e la guerriera, raccontati dal cinema mondiale, ma anche ovviamente con un focus sul cinema africano. Il consueto dibattito con il pubblico che segue la proiezione è un momento per assimilare o elaborare le riflessioni che ci vengono dagli spettatori. Si tratta di un modo costruttivo per affrontare e rompere alcuni di questi stereotipi che sono radicati nel nostro ambiente socio-culturale. Ed è anche l’occasione per apprezzare l’universalità di questi temi attraverso riferimenti locali o allusioni fatte da persone diverse di origini diverse.

Akutia – Blindfolding the Sun and The Poetics of Peace. A Retrospective of Agyeman Ossei (Dota) at SCCA, Tamale 2019. Photo Elolo Bosoka. Courtesy SCCA Tamale

Akutia – Blindfolding the Sun and The Poetics of Peace. A Retrospective of Agyeman Ossei (Dota) at SCCA, Tamale 2019. Photo Elolo Bosoka. Courtesy SCCA Tamale

I PROGETTI DEL SAVANNAH CENTER FOR CONTEMPORARY ART

SCCA collabora anche con le scuole, per insegnare alle giovani generazioni quanto sia importante la cultura per lo sviluppo civile?
La formazione è al centro della programmazione della nostra istituzione. Di solito teniamo workshop specifici in occasione delle mostre, per le scuole di tutti i livelli. L’istituzione si fonda su un principio egualitario, in questo senso vogliamo raggiungere tutti attraverso la nostra programmazione educativa e pubblica. Aggiungo che estendiamo i laboratori oltre l’arte, guardando ad altri campi come la tecnologia e le scienze. Attraverso questa programmazione, miriamo a coinvolgere i giovani in molte aree di indagine per stimolare la creatività e l’immaginazione con senso di responsabilità.

Avete instaurato collaborazioni con musei o fondazioni di altri Paesi?
Abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con l’ARoS Aarhus Art Museum in Danimarca su un progetto gemello: This Is Not Africa: Unlearn What You Have Learned, tenutosi ad Aarhus, e A Diagnosis of Time: Unlearn What You Have Learned, realizzato invece qui a Tamale. Anche la nostra prossima mostra, Existing Other – The Future of Coexistence, è una collaborazione con la Galerie Wedding di Berlino.

Quanto è importante SCCA per Tamale? Cosa è cambiato nel panorama culturale cittadino da quando è nata l’istituzione?
Sin dall’inizio, il pubblico si è dimostrato interessato alla nostra offerta culturale, e l’interesse è poi cresciuto nel tempo. Anche quando gli eventi sono annunciati con poco preavviso, abbiamo sempre numerosi visitatori. Siamo grati a un pubblico così coinvolto. Penso che, culturalmente parlando, SCCA stia lentamente diventando l’orgoglio della regione. Infatti, l’amministrazione regionale promuove i nostri programmi sui suoi social media, così come sulla stampa o alla televisione, ma anche attraverso il passaparola. Devo poi aggiungere che sia SCCA, sia i siti “gemelli” di Red Clay e Nkrumah Voli-ni stanno diventando punti di riferimento anche per i turisti stranieri che arrivano a Tamale.

Quale sarà il programma per il 2022?
L’anno 2022 sarà un po’ più impegnativo del solito. Solitamente prevediamo un intervallo di tempo abbastanza lungo fra una mostra e l’altra. Questa volta, invece, sono in programma tre mostre a breve termine: Existing Other: The Future of Coexistence, una collettiva con artisti ghanesi e berlinesi, nei primi tre mesi dell’anno, Dig Where You Stand, una mostra itinerante a metà anno che partirà da Tamale per poi raggiungere Lagos, in Nigeria, e infine Lusanga, nella Repubblica Democratica del Congo, e una mostra fotografica che si è già tenuta ad Accra nel 2021 (Simply Iconic! Vintage images off the beaten path – titolo ancora provvisorio) nell’ultimo trimestre dell’anno. E poi avremo workshop, proiezioni di film, conferenze e altri eventi che non sono ancora del tutto definiti. Questo perché la nostra programmazione è sempre abbastanza flessibile, e anche con l’annata già in corso organizziamo e aggiungiamo nuovi eventi.

Niccolò Lucarelli

https://www.sccatamale.org/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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