La candidatura dei Teatri storici marchigiani al patrimonio UNESCO

Andrea Bruciati, direttore di Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, ha presentato la candidatura dei Teatri storici marchigiani come patrimonio UNESCO. E qui spiega il perché

Esiste una realtà nelle Marche degna di essere riconosciuta come patrimonio mondiale dell’umanità. È quello che sostiene da sempre Andrea Bruciati, che ha presentato la candidatura dei Teatri storici marchigiani in collaborazione con l’Ufficio UNESCO, l’amministrazione regionale e le realtà comunali coinvolte. Lo abbiamo incontrato per parlarne.

È stata recentemente presentata la candidatura italiana per l’inserimento dei Teatri storici delle Marche nella lista dei beni del Patrimonio mondiale UNESCO. Come e quando è nata tale volontà e chi sono i principali promotori?
Come Direttore a capo di due siti UNESCO (Istituto Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli), nonché da marchigiano, ho sempre ritenuto incredibile che la mia Regione annoveri un solo sito (il centro storico di Urbino, N.d.R.), viste la molteplicità e la varietà di attrattive che offre. Nello specifico, la proposta di candidare i Teatri storici delle Marche vanta un’ulteriore peculiarità, quella di caratterizzarsi per la sua natura duplice, di patrimonio sia materiale che immateriale. Si tratta di una rete capillare particolarmente omogena nella conformazione morfologica e territoriale, elementi tutti che ne fanno un unicum assoluto. Ho ritenuto che fosse quindi il momento giusto per presentare la candidatura di concerto con l’Amministrazione regionale e i sindaci dei 68 Comuni interessati.

Quali sono i punti di forza del dossier?
La forza e la fattibilità del progetto partono dagli inizi del 2000, quando la Regione ha sostenuto un vero e proprio rilancio di questa rete grazie a un lavoro certosino di catalogazione che ha permesso di mappare, conoscere e restaurare tutti i teatri e i rispettivi materiali artistici per garantirne la graduale riapertura. Il dossier era quindi praticamente già a disposizione e ci ha permesso di lavorare in tempi stretti. Inoltre, con la stessa Regione Marche c’è stato sin da subito un dialogo positivo così come con i Comuni. Ci tengo a sottolineare che non si tratta solo di un progetto architettonico o storico-artistico, dalla sola valenza estetica: il teatro è per queste realtà autorappresentazione simbolica della città, specchio antropologico dei nostri paesi. Accanto ai grandi teatri municipali ci sono quelli medio piccoli dalla forte valenza artistica, fino a giungere ai preziosissimi gioielli da pochi posti ma altrettanto indispensabili aggregatori della vita culturale della comunità.
Questo senso di appartenenza attraverso il teatro è un collante fortissimo dell’identità sociale sia su scala regionale che locale. Il teatro come vettore culturale nasce per tutti e pertanto per certi punti di vista si alimenta della stessa comunità a cui si rivolge.

Pensa che i Teatri storici marchigiani possano suggerire anche un nuovo modello socio-culturale, nonché turistico, da proporre in questa fase di post pandemia?
Certamente, si tratta di un approccio unico, apparentemente controcorrente all’attuale de-fisicizzazione dei prodotti culturali, che affonda le sue radici in una tipologia ben precisa, di prossimità, dove ci si riconosce anche nell’altro divenendo parte integrante di un corpo sociale: anche da questa prospettiva è un vero modello culturale partecipato che ancora può essere d’insegnamento. A teatro lo spettatore è soggetto ‘attivo’.
Dato non meno importante è la continuità che le stagioni teatrali offrono nel calendario di proposte nell’intero arco cronologico annuale: possono benissimo tornare a essere volano turistico ben oltre l’estate e i grandi eventi all’aperto.

Corinaldo, Teatro Goldoni

Corinaldo, Teatro Goldoni

LA FORZA DEL TEATRO SECONDO BRUCIATI

La designazione di Pesaro Capitale italiana della cultura 2024 potrebbe influire positivamente?
Non reputo un caso che il progetto vincente di Pesaro ruoti molto intorno alla musica. Pesaro è già “Città creativa della musica UNESCO” grazie all’importantissimo lavoro portato avanti con il Rossini Opera Festival e il suo Conservatorio, oltre al Museo Rossini, la Sonosfera etc.
Al di là della retorica, la musica è condivisione, crescita esperienziale, coinvolgimento, aggregazione e ritengo possa fungere da catalizzatore di investimento non solo turistico, ma come filiera culturale produttiva e crescita anche professionale per molti giovani. I teatri sono delle vere e proprie iconosfere culturali che attivano la società creativa in modo sostenibile e capillare.

Un’ulteriore riflessione può essere quella della natura democratica, popolare del teatro, che ricordiamo nasce per tutti e per essere esperito con tutti i sensi.
Nel nostro melodramma ottocentesco, c’è un lato riservato all’elemento attoriale e uno a quello scenografico imprescindibili; il teatro è un’opera d’arte totale, è un luogo sinestetico, artificiale, dove tutti i sensi vengono riattivati.
Deve esserci una lettura inclusiva e orizzontale del mondo teatrale, per cui ben vengano anche altri tipi di manifestazioni sui nostri palchi, se questo serve ad aprire le porte di questi veri e propri musei sociali, che abitano nel cuore delle nostre città e borghi.
Vorrei ricordare e rivendicare che l’Italia è provincia. È nella sua periferia che si sperimenta, si elabora quella riflessione tesa fra tradizione e innovazione, e si crea rispettando il proprio DNA. Attraverso una componente artigianale fortissima, alla base anche della macchina teatrale in tutta la sua interezza, si possono legare naturalmente le nostre eccellenze artistiche nonché eno-gastronomiche, il tutto pregustato con un ritmo lento che il mondo intero ci invidia.

Annalisa Trasatti

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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